venerdì 1 aprile 2016

Ta Lipa Pot



Xe Pasqua, xe Pasqua che caro che gò,

Se magna fugassa e anca cocò.

Go visto in cusina, cusinare l'agneo

Se vede che usa magnare anca queo.
...

Questa filastrocca la recitava una mia compagna di università (la madre era insegnante elementare) ...
Ed effettivamente è stata una Pasqua gastronomicamente impegnativa, d'altra parte si sa come vanno i pranzi in famiglia!
A dire il vero, però, dopo un bel giretto digestivo di nordic walking ed una camminata in montagna il lunedì di Pasquetta speravamo anche di smaltire completamente il tutto. Speravamo ...
Tra  festività, cambio dell'ora e - possiamo ormai dirlo?! - cambio stagione, il fine settimana lungo ha scombussolato un po' i ritmi soliti e così - visto anche che in programma c'era la ricognizione della prima facilissima uscita sezionale - abbiamo tutti preferito un partire con una certa calma.

Risalita quasi tutta la Val Resia, abbiamo parcheggiato in pieno centro a Stolvizza (considerando che lo slargo facente funzione di piazza - nonché parcheggio - sarà grande come un campo da calcetto), tra gli sguardi attenti ed i saluti degli abitanti - con la vaga sensazione di essere noi in quel momento l'attrattiva principale del paese - e una volta preparati abbiamo varcato la soglia (!) del sentiero.

Che, a dire il vero il nostro sentiero era una strada, la bella strada (o buona?), che un tempo era l'unica via di comunicazione del paese con il fondo valle: in resiano, il Ta Lipa Pot.


Dopo esser scesi in direzione del Rio Po Tok, abbiamo deviato di alcune centinaia di metri  dal percorso principale per ammirarne la bella cascata e la caratteristica piramide di terra alla sua base (ormai notevolmente ridotta rispetto alle varie foto viste in giro), quindi ritornati sulla nostra traccia, tra tranquilli saliscendi ed attraversamenti su piccoli torrentelli (per lo più asciutti), abbiamo attraversato il bosco di pino nero che caratterizza questo versante (nord) della valle.
Sebbene il bosco non sia dei più curati e riporti ancora i segni di un passato incendio - oltre alla spiacevole presenza della processionaria (Thaumetopoea pityocampa) - qua e là si apre lasciando spazio alle prime fioriture della stagione (Primula vulgaris, Hepatica nobilis, Viola odorata), se non addirittura ad ampie radure un tempo adibite a pascolo dove sono ancora presenti vecchi stavoli (per la gran parte in stato ruderale, ma alcuni anche ben recuperati).




 

 

 

 
  
 
 

 

Conclusa la parte originaria del percorso e ritornati sulla strada principale nei pressi del ponte sul torrente Resia, giusto a metà percorso, abbiamo deciso di fare una sosta e, casualmente, "esplorare" il vicino ristoro ...
Alla fine, vista la buona accoglienza, ci siamo concessi pure un buon taglio di Friulano ... doveri da capo gita!

Ripresa la via del rientro lungo il versante opposto della valle (sinistra idrografica del Resia), l'ambiente è cambiato notevolmente: tra abeti rossi, qualche pino nero, piccole radure soleggiate, facili guadi e vegetazione ripariale, siamo arrivati fino ad una robusta passerella sul torrente, attraversata la quale abbiamo cominciato a riprendere ripidamente quota e, dopo aver attraversato un bel pianoro con vari stavoli ed orti, siamo ritornati in vista del paese di Stolvizza.
Anzi, a dire il vero siamo finiti proprio in mezzo agli orti dove si coltiva il prezioso Strok, l'aglio rosa della Val Resia, che è pure Presidio Slow Food ... anche se un signore di Oseacco incontrato lungo la strada ci raccontava che il seme originario ormai non l'ha quasi più nessuno, specie da quando sono arrivati gli extracomunitari (ma il nostro sospetto è che parlasse di gente proveniente da fuori valle, magari da Udine!) ...

  
 
 



  


 





 
 

Rientrati in paese all'altezza del Museo dell'Arrotino, abbiamo proseguito per il piccolo abitato ammirando i murales sulle facciate delle case che illustrano la storia e gli antichi mestieri del luogo, quindi, incuriositi da dei cartelli indicanti un Belvedere ci siamo inerpicati per le scale strette fra le case fino in cima al borgo Kikey, per dare un'occhiata dall'alto alla vallata, sebbene il cielo nuvoloso ormai non offrisse più un gran belguardare ...




 


 





Ritornati finalmente alla piazza-parcheggio abbiamo voluto "testare" anche il famoso aglio alla locanda del paese, prima di continuare le nostre esplorazioni a Prato - il Comune capoluogo della valle - dove ha sede il Centro Visite del Parco Naturale delle Prealpi Giulie, con il piccolo museo interattivo dove ci siamo ben divertiti prima di riprendere la strada verso casa ...




Sebbene fossimo già stati a camminare in Val Resia, tornare a scoprire il fondo valle sta volta è stata davvero un'esperienza nuova ed emozionante, anche per l'ottima accoglienza che abbiamo avuto da tutti quelli che abbiamo incontrato ...
Sicuramente è un luogo dove tornare!


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