mercoledì 27 agosto 2014

Black&White


Inspiro. Passo. Espiro. Passo.
Inspiro. Passo. Espiro. Passo.
...

E così via, potenzialmente all'infinito, modulando il ritmo sulla pendenza del sentiero.
Ogni tanto un mezzo passo di sosta per una boccata in più d'aria, ogni tanto uno sguardo attorno per vedere a che punto si è e cogliere qualche frammento del panorama che ci circonda. 
Ma sono solo pochi istanti. Poi si torna a concentrarsi sui sassi davanti a sé, sui propri scarponi - o su quelli di chi ci precede - e sul proprio passo-respiro, mentre tutti gli altri pensieri vanno tacendo.

Che sia sulle facili sciare nere etnee oppure sulle ardite rocce bianche dolomitiche, cambia poco.



Confidando in un po' di bel tempo prima della fine delle (mie) ferie, ci si voleva concedere un giro per le nostre montagne e, visto che la sommità dell'Etna - a cui tanto ambivo come mio primo tremila effettivo - non era accessibile per motivi di sicurezza, l'idea era di rifarci salendo una cima "nostrana".

E così sabato mattina presto siamo partiti alla volta della Val Fiscalina per andare al rifugio Zsigmondy-Comici ed esser poi pronti domenica per salire il Monte Popera (3046m).
Purtroppo una fredda e costante pioggerella, cominciata nel momento stesso in cui lasciavamo l'auto al parcheggio, ci ha accompagnato fino quasi a sera, costringendoci a restare chiusi in rifugio a mangiare e, soprattutto, ad annoiarci smaniando i tanti sentieri dei dintorni
Poi finalmente, poco prima di cena, si è aperto il cielo e l'ultimo sole ha fatto a tempo a regalarci pure delle bellissime luci sulle imponenti pareti della Croda dei Toni/Zwölferkofel (Cima Dodici). 
Un buon auspicio per il giorno dopo.






Domenica infatti, incoraggiati da un bel sole splendente, siamo partiti di buona lena verso forcella Giralba, per poi deviare a sinistra poco sotto, per risalire - seguendo i segni da una spianata rocciosa all'altra - fino all'accesso del catino glaciale della Busa di Dentro.
Memori di una precedente ascensione alquanto datata, molto ingenuamente non avevamo chiesto informazioni sulla fattibilità della vetta al rifugio prima di partire, così nessuno di noi aveva né ramponi né picca. Purtroppo invece la necessità dell'attrezzatura ci si è rivelata chiaramente solo arrivando a metà del nevaio della Busa, nel momento in cui ci siamo ritrovati di fronte ai numerosi tratti innevati ancora presenti lungo la salita.
Dopo alcuni minuti di valutazione sulle eventuali difficoltà che avremmo potuto incontrare continuando - tra cui la possibile presenza di vetrato sulle rocce di un canalino - abbiamo rinunciato mestamente alla vetta e ci siamo concentrati sulla seconda parte del nostro programma.











Ridiscese poche centinaia di metri, ci siamo portati all'attacco del sentiero attrezzato Strada degli Alpini, una ferrata storica realizzata durante la Prima Guerra Mondiale.
In effetti percorrere l'aerea cengia è davvero un'emozione mozzafiato, e non solo per i passaggi esposti o la quota! Il panorama che si apre man mano di fronte a noi è davvero immenso e di fronte a tanta bellezza l'unica nota negativa rimane il pensiero dei tragici avvenimenti di un secolo fa, di cui resta ancora memoria nelle tracce di fortificazioni e baraccamenti, oggi vegliati da eterei papaveri gialli.

Una volta risaliti fino a forcella Undici e terminata la via, siamo ridiscesi a picco verso la Val Fiscalina per concludere così un giro che alla fine si è rivelato comunque davvero appagante ... ma la prossima volta sarà nostra anche la vetta!
























La Strada degli Alpini nella tabella del rifugio Comici



 Ops!

mercoledì 20 agosto 2014

Riassunto delle puntate precedenti ...


In effetti un bel riassunto è proprio quello che mi ci vorrebbe per riprendere un po' le coordinate "chisono-dovemitrovo" al rientro del viaggio in Sicilia.
Sì perché, complici i ritmi di vita di laggiù ed il volo notturno, sto subendo l'effetto"fuso orario" e sono ancora un po' scombussolata ... neanche avessi fatto un vero viaggio intercontinentale ... anche se l'intensa attività del suolo siciliano - Etna in primis - rivela chiaramente i confini delle diverse placche continentali.
Insomma sono ancora sospesa tra uno straniamento meteorologico - ma qui l'estate non è arrivata? - e un andirivieni di lavatrici - che con questo umido non si asciugheranno mai - mentre mi faccio prendere da un misto di nostalgia e stupore guardando l'infinità di foto del viaggio appena concluso.

Il trekking sull'Etna - LA Etna - è stato a dir poco incredibile: nonostante il caldo e la fatica è stato bello circumnavigare (quasi) completamente la montagna perché in questo modo abbiamo avuto una bella panoramica dei paesaggi, sia montani sia del fondo valle, che passo dopo passo cambiavano.
Oltre a ciò abbiamo potuto godere dello spettacolo straordinario dell'eruzione - cominciata il 5 luglio ed arrestatasi il 15 agosto - che, sebbene ci abbia impedito di salire oltre quota 2900m, ci ha regalato delle emozioni indimenticabili.
E dopo il trekking c'è stata tutta la successione di luoghi visitati o anche solo attraversati: Catania, distesa tra vulcano e mare, la costa nord-est con gli Aci e Taormina, il gelido fiume Alcantara e l'entroterra riarso dal sole, la tranquilla ed ospitale Enna, le vivide scene dei mosaici di Villa romana del Casale, Caltagirone con la sua scala di ceramica, la Valle dei Templi al tramonto, la rigogliosa provincia di Ragusa e la cattedrale di Modica, l'incontro dei mari a Capo Passero, le piccole ed assolate Noto ed Avola, l'antica Siracusa con Ortigia ...
Un caleidoscopio di colori, di sapori, di parlate e di volti ...


Ma la cosa ancora più sorprendente è stata scoprire che il mio breve scritto inviato a L'Azione è stato pubblicato, insieme ad altri quattro nella sezione adulti, per partecipare al concorso.
Stamattina, infatti, mi è arrivato un messaggio con una parte del testo: dopo un primo momento di smarrimento, ho realizzato e sono corsa subito a ritirare la posta che giaceva ancora pigramente nella cassetta.
Dall'emozione quasi non riuscivo a girare le ruvide pagine del giornale, leggendo a stento i nomi e i titoli pubblicati, poi, ancora incredula, finalmente l'ho trovato...


Quindi, come dicevano una volta alla televisione: votate, votate, votatee ...

venerdì 15 agosto 2014

Screensaver


Comodo preimpostare le pubblicazioni: in questo momento dovrei essere in un punto non ben definito nei pressi della costa sud-occidentale della Sicilia ...

In realtà questo breve testo l'ho scritto ancora all'inizio maggio per presentarlo all'annuale concorso di una diffusa rivista della diocesi. Il tema di quest'anno era "Colori e stagioni. Luci, ombre ed emozioni in montagna".
E' la seconda volta che mi presento al concorso, più per curiosità che per competizione: so di avere una scrittura legnosa e diventa ancora peggio quando ho un tema "stretto" (l'ambientazione era necessariamente nelle Prealpi Bellunesi e Trevigiane) e una scadenza.
Nel numero di agosto dovrebbero uscire anche i testi scelti dalla giuria per la votazione dei lettori, così direi che posso pubblicare anch'io il mio. Nel bel mezzo delle ferie ...



Nel caos quotidiano dell’ufficio, ogni tanto capita che, tra telefonate, mail, gente che va e che viene, che chiede e che vuole, parta lo screensaver e mi perda per qualche istante ...
Sono le fotografie scattate durante tante escursioni e ognuna di esse è un frammento di memoria da rimettere in fila.
Sono nata in pianura ma ogni occasione è giusta per prendere zaino e scarponi e scapparmene in montagna: all’inizio esistevano solo i sentieri estivi da turisti poi un po’ alla volta ho cominciato a scoprire un mondo che offre un panorama diverso per ogni stagione dell’anno.
Così scorrono veloci davanti ai miei occhi immagini primaverili di faggete dalle tenere foglie imbiancate da una nevicata tardiva, oppure di epatiche e crochi che, appena sciolta l’ultima neve, fioriscono lungo il sentiero per il Pian de Fontana, mentre salendo al VII Alpini c’è un sottobosco odoroso di aglio orsino e felci con le foglie ancora avvolte a spirale. E ancora ci sono i prati verdi e bianco narciso del Garda con le tante mulattiere che chissà a quale malga arrivano …
L’estate invece ha tutte le sfumature della roccia, fatta di cime, guglie e cenge, con le albe rosa prima delle lunghe giornate sui sentieri, come dal Pramperet, e i prati profumati di giallo, azzurro e bianco, che poi a camminarci ci si accorge che ogni colore è di almeno una decina di fiori diversi.
L’autunno poi è un’esplosione di colori, come un piccolo cespo di funghi tra le foglie, con le giornate in cui il sole fa ancora festa ai verdi, gialli, rossi e marroni degli alberi, mentre le nuvole incantano di luci soffuse la valle del Piave e, all’orizzonte, solo il Visentin emerge dal mare di nebbia.
E per me che non ho mai avvicinato uno sci, l’inverno in montagna è stato addirittura una scoperta: mai avrei immaginato nei grigi-umidi inverni di città che da un'altra parte potesse esistere un universo immacolato e risplendente di neve!
Mentre tutto si trasforma sotto la bianca coltre e le lunghe notti si fanno annunciare con sinfonie di tramonti rosso-rosa-arancio, è una vera gioia trovare il Dal Piaz ancora aperto per una minestra calda, mentre ogni passo per salire al Pizzocco può diventare un’avventura.
Piccoli particolari e grandi panorami si alternano in rapida successione: sarà dovuto alla luminosità oppure alle dimensioni dello schermo, ma mi sorprendo incantata a guardare le mie stesse fotografie, immagini di momenti vissuti che assomigliano quasi più a sogni che a ricordi.
Fosse per me, vorrei immortalare ogni foglia, ogni fiore, ogni ramo del bosco ma poi so che, se le immagini impresse nella macchia non riescono che a rendere in minima parte la bellezza della natura, resta un misero tentativo anche quella di imprimersela tutta negli occhi: ogni svolta del sentiero, ogni sguardo, apre scenari nuovi e a volte è difficile anche staccarsene e proseguire oltre.
E nel frattempo la mia evasione è finita velocemente, giusto il tempo di una boccata di ossigeno che il dovere richiama subito al presente, ma lo so che le montagne sono lì, alla prima occasione …

martedì 5 agosto 2014

Cavallo (siamo quasi a ...)


Sabato, dopo mille remore, alla fine mi sono decisa a comprare un nuovo paio di pantaloni da escursionismo - accorciabili tramite zip - apposta per la Sicilia e domenica li ho voluti subito testare, anche nella speranza che cedessero ( ... o loro o io ... ) quel po' che serve per arrivare giusti al cavallo e diventare comodi ...

Veramente la mia idea era più che altro quella di fare qualche altro passo con il mio Amore prima di partire, che so già che sul bagaglio peserà molto di più la sua lontananza che non il ricordo dei momenti passati insieme.
Le previsioni - manco a dirlo - non erano delle migliori e avevamo deciso di fare un giro in Cansiglio e muoverci (molto) presto in modo da rientrare prima che venisse brutto.

Così, poco prima delle 8:00 e dopo aver scarponato un po' di asfalto, eravamo già al Pian delle Lastre a prendere il sentiero che porta al Rifugio Semenza.
Sebbene il Cansiglio - essendo uno dei primissimi rilievi che si incontrano - sia considerato da molti la montagna "di casa", io ho cominciato a frequentarlo solo negli ultimi anni e va da se che non ero mai salita al Semenza, così seguo fiduciosa (e ancora semiaddormentata) le impronte dell'Uomo, che conosce e frequenta questi posti fin da bambino, e intanto mi spiega, mi racconta e mi incanta ...
Proseguiamo tra fango, radici e rocce umide per il sentiero degli alberi secchi (n° 926) che sale deciso, prima tra i faggi poi nei prati, al cospetto della Cima delle Vacche, per poi cambiare versante e proseguire, abbastanza in quota, lungo la Val de Piera. 
Qui, complice qualche primo raggio di sole, comincio a gustarmi la grande varietà di fiori presenti: saranno più di una dozzina solo quelli che riconosco. Provo anche a scattare qualche foto per distrarmi: il sentiero è largo, ma il salto verso valle è notevole.





Il rifugio ormai è vicino e, appena salgono le nuvole, lo vediamo in testa alla valle, quasi sospeso sulla forcella. Alla mattina siamo partiti senza quasi nemmeno fare colazione, così allunghiamo il passo, pregustandoci già una bella fetta di dolce ...
Non sono ancora le 10:00 che arriviamo in rifugio, non c'è nessun altro a parte noi e alcuni runners che si fermano per una birra veloce all'esterno. La struttura è stata risistemata da alcuni anni e l'interno è davvero molto accogliente.





Usciamo dopo colazione che la valle è illuminata dal sole e decidiamo di salire un'altro po' e, dalla forcella Lasté puntiamo subito all'omonima cima. Inizialmente, proseguendo tra prati e dossi calcarei, la cima mi sembra lontana e non sono molto convinta, invece poi, un'ultima rampa erbosa, e siamo in vetta ... giusto in tempo per trovarci nel bel mezzo di una nuvola fredda ed umida ... mentre alle nostre spalle, verso il Pian Cavallo, comincia a tuonare, e decidiamo di scendere subito.
In vista del rifugio, che nel frattempo si è popolato, le nuvole si sono diradate (anche l'unica di tutta la mattina su cima Lasté!) ed è tornato fuori il sole.
Siamo indecisi se fermarci a pranzare, sono appena passate le 11:30, ma l'idea di schivare la pioggia prevale e proseguiamo diretti verso valle. Stavolta prendiamo il sentiero classico (n° 923) che scende in fondo alla Val de Piera, passando per il Sasson della Madonna, e poi entra nel bosco, fino a sbucare di nuovo al Pian delle Lastre.
Mentre incrociamo solo persone che salgono, noi ce la prendiamo comoda a goderci i fiori, le nuvole e il bosco e a far esperimenti con la macchina fotografica. 















 


Alle 14:00 siamo a valle, ormai a pochi minuti dall'auto, che sentiamo il temporale proprio verso il rifugio: per oggi possiamo dire di averla scampata bella ... e poi siamo arrivati in tempo per gustarci anche un bel pranzo in malga ... alla faccia dei pantaloni stretti!