martedì 29 dicembre 2015

Si parte!


Finalmente sera ...
Mi strucco accuratamente, anche gli occhi, come si deve. Poi una bella doccia, lunga e bollente come piace a me ... questa è l'ultima dell'anno ...
Voglio cancellare ogni traccia di "civiltà", togliere qualsiasi segno che indichi professione o ruolo ... Voglio essere semplicemente corpo e spirito per alcuni giorni. Essere anima(le) in libertà e basta!

Le scorte sono state fatte, lo zaino è quasi pronto.
Possiamo cominciare il nostro viaggio per il nuovo anno ...

Allegri ragazzi ... si parte!!!


venerdì 25 dicembre 2015

martedì 22 dicembre 2015

Cercando la neve ...


A un paio di giorni dal solstizio d'inverno abbiamo cominciato con il programma invernale.
Come ormai di consueto la prima uscita di dicembre si intitola "cercando la prima neve ..." ma - dopo che negli ultimi 2-3 anni siamo riusciti ad inventaci qualcosa all'ultimo momento, pur di pestar neve - ovviamente quest'anno non ne abbiamo trovata.

Certo vedere le vallate asciutte - giusto qualche striscia bianca artificiale - gli alberi secchi lungo i versanti e le cime con appena qualche spruzzatina di neve in alta quota è davvero uno shock ... 
Però per noi escursionisti non c'è problema: ciaspe o no, noi si va ... anzi, con qualche attenzione in più - esposizione dei versanti e ore di luce disponibili - è possibile ancora godersi qualche giro in modalità "estiva".

Ma la cosa che preoccupa di più non è tanto la stagione delle ciaspole che si fa attendere, quanto la netta percezione di un clima ormai stravolto rispetto a quelle che dovrebbero essere le condizioni normali.
Una volta si diceva "sotto la neve il pane", il che significa sia che la neve fa da riserva idrica per la bella stagione seguente, sia che il freddo impedisce la prematura germinazione o fioritura delle piante ... e invece!











 


 
 


Gares - Malga Stia - Forcella Stia

mercoledì 16 dicembre 2015

Il giorno più corto che ci sia ...


... magari sarà solo per la rima, ma quest'anno il giorno di Santa Lucia è durato davvero troppo poco!

In effetti, la proposta di una partenza antelucana per una meta così vicina a casa, era sembrata sospetta fin da subito. Soprattutto con la comunicazione che il rifugio era aperto ...

Ritrovatici ad Erto nuova - letteralmente deserta se non fosse per il movimento all'interno della studio di scultura di un certo Mauro Corona - con la nostra amica friulana Sarona, dopo una tranquilla colazione al bar, ci spostiamo verso il fondo della Val Zemola fino a raggiungere la casera Stei de Mela.
Due o tre gruppetti, arrivati un momento prima di noi, si incamminano verso il rifugio Maniago, mentre noi otto, passata la casera, cominciamo a seguire la strada sterrata che sale al rifugio Cava Buscada.
Le temperature oggi sembrano ben diverse da quelle dei giorni passati, ma camminando al sole ci scaldiamo in fretta. Dopo un paio di svolte, in corrispondenza dell'arrivo della "via di lizza" - ovvero lo scivolo lungo cui venivano calati i blocchi di marmo cavati a monte - prendiamo il sentiero che sale a lunghi tornati nel ripido bosco di faggi.
Gli uomini in breve allungano il passo e li perdiamo di vista, mentre noi siamo prese dai nostri argomenti e procediamo con calma: per noi le uscite sono anche un'ottima occasione per confronti, confidenze e "confessamenti" ...








Arrivati tutti al rifugio - un tempo il ricovero dei cavatori - ci ricompattiamo e, dopo esserci fatti dare un po' di indicazioni sui sentieri dai proprietari, ci rimettiamo subito in marcia.

Passando nei pressi della cava, raggiungiamo la cresta e scendiamo sull'altro versante per una ripida traccia sospesa lungo una cengia che, svoltato l'angolo, arriva su un terrazzino erboso prospicente l'immensa parete verticale del versante nord del Monte Borgà. Davvero impressionante! Anzi, da vertigini ...
Da qui si accede ad una bassa ed arieggiata caverna naturale chiamata Antro del ledan (o ledam come scrive Rumiz nei "Monti naviganti"), che supponiamo indichi il letame, forse riferito alle tracce di guano che troviamo nella parte più interna della cavità.






Risaliti sui nostri passi, proseguiamo a vista lungo il pendio erboso - reso piuttosto scivoloso dai cespugli di Deschampsia secca - fino a ritrovare i segni della traccia che sale - attraversando un tratto di affioramenti di Rosso ammonitico, campi solcati, mughi e larici contorti -  in direzione della spalla del Monte Buscada e da qui al Monte Palazza.
Purtroppo però la visita all'antro mi ha fatto venire le vertigini - sarà anche una giornata no, ma a me il vuoto dà veramente fastidio! - che mi hanno "scaricata", così arrivata alla cresta del Buscada preferisco fermarmi mentre gli altri hanno già raggiunto La Palatha.









Ritrovatici tutti al rifugio, anche se l'ora canonica del pranzo sarebbe già passata, "decidiamo" di fermarci.
A parte un gruppo già prossimo ad alzarsi da tavola, ci siamo solo noi, i gestori ed un altro loro amico avventore chiozzotto (poi ne arriverà un secondo che avevamo incrociato scendendo dalla vetta).
L'accoglienza è ottima: vin brulé e castagne appena preparati sulla stufa come aperitivo, poi un ricco pranzo ben innaffiato di rosso, dolci, caffé con la moka gigante e di nuovo brulé e castagne, per finire con un'ottima grappa all'abete bianco ...
E intanto chiacchere, racconti, storie e risate ... ma anche momenti meno allegri ricordando l'amica Sara, che amava tanto questi luoghi e che proprio sulle vicine creste del Borgà ci ha lasciati ...

Salutati i nostri nuovi amici, usciamo dal rifugio verso le 16:00 che il sole tinge con le ultime fuggenti pennellate di rosa la vetta del Duranno e la cresta delle Cime Centenere.
Ma anche se comincia a far rapidamente buio, abbiamo a disposizione lunga strada sterrata di servizio alla cava per scendere a valle. Poi, anche se all'ultimo tratto quasi non si vede la più nulla e ormai inciampiamo in qualsiasi cosa, nessuno di noi vuole rompere la magia della sera tirando fuori la frontale.

Così possiamo tenere ancora negli occhi i ricordi del giorno, mentre già si trasformano in sogni ...




Un bellissimo giorno di luce ... anche se troppo corto!


lunedì 14 dicembre 2015

Ponte


A volte sembra proprio che ce la mettano tutta per complicarti la vita con cose di poco conto ...
Ad ogni modo, uno degli aspetti positivi delle festività natalizie é che, nell'inevitabile trambusto da fine del mondo che sembra doverle accompagnare inevitabilmente, ci si riesce anche a concedere qualche uscita extra. Indispensabile valvola di sfogo dall'isteria generale ...
Così, dato che a breve si ricomincia con il "lavoro" domenicale, si può approfittare di una festa infrasettimanale anche per fare una ricognizione in gruppo.

Pur non essendo più lontano di tante altre mete, conosciamo poco il Grappa e, forse proprio per questo, non lo frequantiamo solitamente, ma dopo quest'estate ormai c'era la curiosità di fare qualcosa ... magari pure di invernale ...
Certo preparare un'escursione in zone che non si conoscono basandosi solo su carta, relazioni e guide non è per nulla facile: le variabili sono tante e finché non si  tocca con piede, i dubbi rimangono.

E così, partiti alle primissime luci del matedì, abbiamo lasciato l'umidità di pianura alle nostre spalle ed abbiamo preso la Statale 141, alias Strada Cadorna, e raggiunto il settore sud-est del massiccio, a pochi chilometri dalla vetta principale.
Una volta usciti da fondo valle al sole le temperature si sono rivelate tutt'altro che invernali, e abbiamo sudato non poco per raggiungere il cimotto erboso del Monte Asolone.





 Questo rilievo che, a malapena, si distingue lungo la dorsale tra i Colli Alti e Cima Grappa divenne il punto chiave della resistenza italiana nelle fasi di attacco tentata dagli austroungarici all'indomani dello sfondamento di Caporetto e la croce di vetta - una sottile lastra di metallo lucente contro un cielo che, per alcune nubi passeggere, non ne vuol sapere di essere azzurro - rattrista come un pianto muto ...  
Dopo un doveroso momento di silenzio, riprendiamo subito il nostro percorso scendendo lungo la cresta in direzione del Col della Beretta - altra "cima" aspramente contesa durante la guerra - dove approfittiamo di un momento di sole per una sosta presso il cippo che ricorda i combattimenti del novembre 1917.
La panoramica è notevole: Monte Fior è giusto ad un tiro oltre il Canale di Brenta, verso nord fanno corona Lagorai, PSM e Vette Feltrine, mentre più vicino, verso nord-ovest il Sacrario militare si adagia silenzioso lungo il pendio  di Cima Grappa.

 


Proseguendo arriviamo ad incrociare una stradina sterrata che in un paio di tornati scende lungo il versante nord dei colli e arriva sulla strada che ci porta a rientrare verso est.
Lungo il primo tratto incontriamo parecchie "buche" scavate fra le lastre di pietra dove molto probabilmente c'erano delle postazioni austroungariche, tanto più che, mentre gli altri passano tranquilli, io mi ritrovo tra i piedi niente meno che una scheggia di quello che potrebbe essere stato un proiettile di grosso calibro o una bomba.








La strada, sempre sterrata, procede piacevolmente con pendenze moderate attraversando boschi misti (faggi, abeti rossi e abeti bianchi) che si aprono giusto in corrispondenza di Malga Fratte e la "sorella" Malga Farine.
Riconquistata la cresta, ci godiamo gli ultimi raggi di sole che accarezzano i colli, mentre la luce radente mette ben in evidenza le ancora tante cicatrici della Guerra ...




Terminata la nostra (lunga) passeggiata - approvata in pieno! - sul Grappa, non ci restava che concludere la giornata con una saporita merenda ...

Ma oltre alla bella esperienza in compagnia, di oggi ci rimane pure un mistero: cosa ci farà mai una (b)arca ad oltre 1000m di quota ...?!