giovedì 27 aprile 2017

Una strada nel bosco


Sul calendario c'è scritto aprile. Ma potrebbe essere benissimo novembre.
Dopo mesi di secco sono arrivate la pioggia in pianura e la neve in quota. Certamente utili anche se non proprio di stagione.
In ufficio ho dovuto persino riaccendere il riscaldamento!
E mi sa proprio che il motivo di un meteo così infame è che al lavoro mi hanno dato un giorno di ponte per la Festa della Liberazione.

Noi si sperava anche di poter sfruttare il giorno di festa per farci una camminata. E alla mattina le buone intenzioni c'erano anche, lo giuro! 
Ma la voglia di cominciare la giornata sotto la pioggia, quello decisamente no. E allora, alé! Abile mossa di torsione e la sveglia è come se non fosse mai suonata.
Che ogni tanto ci sta bene pure una giornata di mal tempo per riposare un po'.

Però poi, a restarcene tappati in casa per tutto il giorno, non ne avevamo proprio l'intenzione così, in barba alle previsioni di peggioramento, siamo andati a prendere una boccata d'aria. Umida.




 



  

 
 


All'andata il panorama non era proprio dei migliori, però il bosco nella nebbia era davvero suggestivo. Sembrava l'ambientazione perfetta per qualche fiaba classica, di quelle dal finale un po' truce. E c'era pure la casetta ... 
Insomma il posto giusto per una Strega!

Dopo una breve sosta, al rientro abbiamo incrociato un sentiero mai fatto prima, che ci portato ad attraversare la faggeta.
Nel frattempo la nebbia si era anche alzata, lasciando filtrare un'idea di sole. Ma una volta usciti dal bosco, basta, il giro è finito nello stesso modo in cui era cominciato, a visibilità praticamente nulla.


E vabbé è andato anche il 25 ... aprile!

mercoledì 26 aprile 2017

DoVe l'AcQuA è più BLU


Come diceva la canzone, io mi tuffo ...
Con la mia fifa in pendant, certo, ma intanto mi butto a capofitto.

Ultimamente ho come l'impressione di aver fatto dello seguire le idee assurde - mie o altrui - uno stile di vita. O almeno, ci sto mettendo davvero dell'impegno nel complicarmi l'esistenza.
Alla sera e nei fine settimana smetto i panni da anonima impiegata occhialuta, mi infilo di corsa in una cabina del telefono, e ne esco trasformata in supereroina (superincasinata piuttosto) dai mille impegni. Possibilmente uno più strampalato dell'altro.
Che di sicuro non mi annoio, ma "certe" mattine poi arrivo in ufficio in totale catalessi.

Riassumendo brevemente le ultime puntate della serie, un mese fa mi sono iscritta ad un corso di fotografia naturalistica. Tipo che, sì e no, fino a poco prima sapevo tenere in mano una reflex.
E, a dire il vero, adesso le mie (in)capacità sono rimaste più o meno le stesse, ma se non altro questo sabato, all'uscita pratica, con qualche lezione privata extra, almeno ho potuto far finta di avere una mezza idea di cosa diavolo stavo facendo.
Ad ogni modo non mi posso lamentare del risultato: sono riuscita a non far inorridire Giacomo, serio professionista dell'AFNI, ed ho conosciuto Roberto e Stefania, attrezzati dieci volte meglio di me, certo, ma nonostante questo molto simpatici e disponibili.
Quindi, una volta lanciata nell'avventura, il trauma più forte è stato l'orario di partenza (però che bello vedere sorgere il sole sulla pianura friulana) e il freddo decisamente fuori stagione (e a sbagliare la scelta degli scarponi poi si paga).
E insomma mi sono ritrovata in fondo ad una forra della selvatica Val d'Arzino a cercare innanzitutto di non finire a mollo o - peggio - di far cadere nell'acqua cavalletto e macchina, e in secondo luogo di riuscire a fare qualche foto al limite della decenza.
Tra il sonno, il freddo e la tensione in effetti mi sono chiesta più volte cosa ci stessi facendo lì, ma poi mi è bastato alzare gli occhi dalla macchina per abbracciare con lo sguardo il verde tenero dei faggi e l'azzurro intenso dell'acqua tra i salti di candida roccia calcarea, oppure accorgermi del volo sfuggente di un merlo acquaiolo o di una vaschetta di erosione pullulante di girini e ...
E rendermi conto di quanto mi piacesse tutto ciò!




















Provata ma felice, sono rientrata a casa per un cambio supersonico - sempre nella famosa cabina telefonica/ripostiglio -  e via, verso Arco, tempio internazionale dell'arrampicata.
Già! Perché Qualcuno è un grande fan di Emilio Previtali che, guarda caso, proprio domenica ad Arco, in occasione degli Adventure Awards Days, teneva un workshop di storytelling ....
E allora potevo non buttarmi anch'io in questa avventura?!

Anzitutto abbiamo scoperto Arco, paesino davvero piacevole e ben curato.
A dire il vero, dopo un primo momento di stupore nel vedere tutti - ma davvero tutti! - vestiti come nell'ultimo catalogo di abbigliamento tecnico, abbiamo anche scoperto che in paese c'era la più alta concentrazione di negozi di articoli sportivi pro-capite che avessimo mai visto.

Ma poi, accidenti, ci sono talmente tante attività possibili tra la riva del Grada e lungo tutta la valle del Sarca. Escludendo l'arrampicata, solo le proposte per le due ruote sono abbastanza da saziare qualsiasi gusto. Per non parlare delle escursioni, dei castelli e musei o, perché no, degli sport acquatici ...
Questa volta purtroppo non abbiamo potuto approfittare entrambi del ponte, ma credo proprio che qualche altro giro da queste parti torneremo sicuramente a farlo.










Dopo un sabato pomeriggio-sera davvero piacevole, domenica era finalmente il nostro momento.
Pronti all'ingresso del palazzo dove doveva svolgersi l'evento con Previtali, ad un certo punto l'abbiamo avvistato da distante e, visto che non eravamo proprio sicuri del posto, praticamente ci siamo messi a pedinarlo. Il bello è stato quando ci siamo accorti che non eravamo i soli!
E insomma, dribblato qualche inconveniente tecnico, è cominciata la "lezione" e noi siamo stati rapiti dalle sue spiegazioni e dai suoi racconti ... Che poi io mica me lo immaginavo così, lui.
O meglio, non me lo immaginavo in una maniera precisa, anzi, però mi ha fatto strano lo stesso ... Forse a spiazzarmi è stato il fatto che mi aspettavo una folla di gente e invece eravamo solo in dieci e ci si poteva guardare dritto negli occhi. All'inizio non potevo fare a meno di pensare "oddio adesso che faccio?" alternato a "oddio che figo!".
Vabbé, a parte i miei momenti di demenza, la giornata è proseguita davvero nel migliore dei modi.
Nel pomeriggio ci siamo trasferiti lungo il fiume per la seconda parte del corso e, alla fine, ci siamo messi in gioco anche noi, ciascuno con il suo breve racconto.
Tema, nemmeno a farlo a posta, il "tuffo" ...

L'unica cosa che mi è dispiaciuta davvero è che sia finito tutto così velocemente: ci vivrei volentieri di giornate del genere.
Andare in giro, conoscer-si, parlare, confrontar-si, imparare.
Scrivere, con la luce, con il corpo, con le emozioni ...

Certo non mi sarà facile mettere in pratica quello che ho appreso, ma la strada è lunga e io ho buoni scarponi!

giovedì 20 aprile 2017

Sulle Uova


Il detto popolare recita che "se non piove sulle palme, piove sulle uova".
Però stavolta, dopo una domenica delle Palme splendida, il meteo sembrava promettere bel tempo anche per Pasqua. Magari non proprio soleggiato, ma tutto sommato neanche male ...


Quest'anno il fine settimana di Pasqua è stato proprio all'insegna delle uova, simbolo di natura, di primavera e, più in generale, simbolo di (ri)nascita.

Tanto per cominciare bene, il sabato mi sono cimentata per la prima volta con delle uova di quaglia. 
Ispirata da una foto vista in rete, l'idea era quella di fare dei fagottini per l'antipasto del pranzo pasquale. Diciamo che poi magari all'atto pratico non sono così abile né raffinata e, nonostante l'ottimo assistente, il risultato finale esteticamente non era proprio lo stesso.
Però a giudicare dalla velocità con cui poi sono spariti, mi pare che siano stati comunque ben graditi!

 
 


E così, dopo l'antipasto, il resto della domenica, impegnata a più riprese con il pranzo, è trascorsa tranquillamente, mentre il nipotino ha continuato a scartare uova di cioccolato - 7, 8 ... 9 ?! - per tutto il tempo, approfittando anche di quelle del fratellino "piccolo".
Nel pomeriggio si sperava in qualche partita digestiva a righea - una sorta di gioco delle bocce con le uova - ma un temporale passeggero ha rotto le ... uova ... proprio sul più bello!

 

 



Il lunedì, confidando nelle previsioni favorevoli, siamo partiti di buon'ora alla volta di Bassano del Grappa per andare a prendere il treno ... tanto presto che, una volta trovata la stazione, abbiamo avuto tutto il tempo per fare colazione, sistemare le bike e prepararci sulla banchina mezz'ora prima della partenza del treno.
Oltre a noi anche un'altra famigliola da quattro aspettava di caricare le loro biciclette sull'apposita rastrelliera da sei posti ...
E davvero arrivare in anticipo è stata la nostra fortuna dato che il gruppetto dopo di noi - nonostante tutti i disperati tentativi di corrompere il capotreno - alla fine è dovuto rimanere a terra.
Poi suppongo - spero - che durante il periodo estivo siano organizzati con qualche posto in più ...

D'altra parte il treno in questione era composto da appena due vagoni: praticamente un pullman su rotaia. Anche per la frequenza delle fermate e le dimensioni sempre più ridotte delle stazioni.


Risalito quindi tutto il Canale di Brenta, dopo circa un'ora e mezza, siamo scesi a Caldonazzo. La famigliola invece proseguiva altre tre stazioni fino a Pergine.
Cielo azzurro e sole alto, siamo partiti attraversando il paese e prendendo, appena fuori, la Ciclabile della Valsugana o Ciclovia del Brenta. A piacere.

 

Ben guidati dalla segnaletica a terra (mica scherzano i trentini!) e sorvegliati dall'alto dalle finestre - sagome vuote contro il cielo, come sguardi ciechi - del Forte di Pizzo Vezzena, già incupito dalle nubi, abbiamo percorso il primo tratto nel dedalo di stradine tra i meleti fioriti, sbucando qua e la a ridosso di qualche olezzosa fattoria.




Tra facili saliscendi siamo arrivati in breve in vista di Borgo Valsugana, annunciato già a distanza dalla slanciata torre del castello che lo sovrasta. Nel frattempo non potevamo fare a meno di notare anche come il cielo verso le vette del Lagorai si stessero facendo sempre più scure e minacciose ...
Ma noi, dopo una sosta fugace - giusto il tempo di un paio di scatti - nel piccolo centro, molto carino, abbiamo proseguito ben convinti e fiduciosi di evitare la perturbazione.
Ed effettivamente, a parte qualche goccia passeggera, abbiamo attraversato tranquillamente la piana fluviale, ricca di vegetazione, in cui il Brenta raccoglie le acque delle risorgive prima di incanalarsi fra le alte pareti degli Altipiani, arrivando ad un provvidenziale bicigrill giusto pochi minuti prima che cominciasse a piovere.

 







Dopo una buona sosta, approfittando di una schiarita, siamo ripartiti per percorrere il tratto finale del nostro percorso.
Lasciata in breve la ciclabile, entrando nella stretta gola che segna il confine storico tra due realtà, siamo entrati in Veneto tornando sulla strada, mentre il mal tempo tornava a farsi minaccioso.
Sbirciando velocemente sull'altra sponda le Scale di Primolano, ormai sotto la pioggia, sono cominciati i fastidiosi saliscendi sull'asfalto bagnato, tra curve e contro curve, mentre le auto - non troppe - ci sfrecciavano a fianco. Una in particolare, su una stretta curva al termine della salita a Sasso Stefani - nome per noi facile da ricordare - mi ha fatto quasi il pelo ... dannati!!!
Fortunatamente, già qualche chilometro dopo, mentre superavamo velocemente il colorato centro di Valstagna, ha smesso di piovere così - anche se nel frattempo il via vai delle auto era aumentato - la pedalata si è fatta un po' meno impegnativa.




Dopo una quindicina di chilometri - snervanti!- ormai ben asciugati dal sole, siamo arrivati in vista di Bassano, dove finalmente abbiamo ritrovato una pista ciclopedonale.
Arrivati in centro, siamo andati a vedere da vicino il Ponte. O almeno ci abbiamo provato, visto che la calca assurda di turisti ci ha fatto cambiare idea in fretta e scegliere, invece, una via di rientro più defilata.



Ritornati a casa, giusto per non far torto a nessuno, siamo andati a cena dei miei, per il piatto tipico della stagione: uova e asparagi!!!




Percorso in bike davvero bello ed interessante (nulla da invidiare al lungo Drava), peccato solo che appena si passi il confine amministrativo dal Trentino al Veneto, la pista ciclabile sparisca completamente (anche se in realtà dovrebbe esistere una variante su strada meno trafficata).
Percorso che prima o poi non mi dispiacerebbe ripetere, sicuramente con il sole, magari partendo più in su, in modo da vedere il lago. Non sarebbe male nemmeno avere più tempo per visitare i paesini o le aree naturali lungo il tragitto.
Ce ne sarebbe abbastanza per riempire qualche bella giornata.

E per finire: la prossima volta a Bassano - turisti o meno - ho intenzione di passare anch'io sul Ponte!