martedì 23 settembre 2014

(IL)logica-mente


A volte posso proprio dire che me la vado a cercare ... andarmi ad arrampicare in posti buoni per una capra matta
Io che soffro pure di vertigini ...



 

 




 


 








 




 





Però che bello!!!

I Campanili di Regade ...

sabato 20 settembre 2014

Di Esploratori ed altri animali


Esploratori del mondo e di sé stessi, che animali leggendari ...

Per sapere cosa c'è oltre il buio, bisogna proprio andarci.
- Nat -


Anche se in realtà verrebbe più da dire che bestie rare!

In questa valle


 - dal web -


Nemmeno rifugiandosi sulle montagne più alte ed inaccessibili è possibile pensare di sfuggire alla vita con le sue sofferenze. Come ombre, paura, dolore e morte ci seguono costanti lungo il cammino.
Spesso sembra difficile persino trovare tregua dalla costante corsa degli impegni quotidiani che, come un turbine, sembrano voler risucchiare via ogni energia e speranza.

Eppure, per quanto sottile ed insidiosa sia la cresta su cui ci muoviamo, continuiamo ad andare avanti cercando di raggiungere una vetta sconosciuta, senza sapere nemmeno se il passo successivo ci porterà più vicini alla meta oppure ci precipiterà in un baratro.

Siamo sognatori funambolici che si lasciano trasportare come le preghiere al vento ...

martedì 16 settembre 2014

Confini


Confini sottili tra le emozioni, tra le sensazioni, indagando ombre e luci ...
Confini instabili tra le nazioni, che vanno e vengono ...
Confini indecisi tra le stagioni ...

 













... Mangàrt ...

giovedì 11 settembre 2014

Limiti


Tre anni e mezzo. Tanto è passato dalla prima volta in cui ho guardato la cima del Peralba e ho pensato seriamente che mi sarebbe piaciuto raggiungere la cima. Ma ero ancora all'inizio del mio andare in montagna: non avevo ancora mai fatto sentieri impegnativi e nemmeno ferrate, quindi era un sogno fatto lì per lì, un po' a caso, senza troppe speranze.
Allora, senza saperlo, stavo proprio guardando il lungo crestone scosceso e friabile del versante ovest.


Veramente conoscevo bene il Peralba già da quando ci andavo con i miei, da piccola semplicemente a fare picnic alle Sorgenti del Piave (e raccogliere mirtilli) e quindi, da ragazzina, a fare l'intero giro della montagna (e raccogliere mirtilli), salendo prima al rifugio Calvi e ai passi al confine con l'Austria e poi percorrendo il lungo vallone che scende lungo il rio Oregone, fino a tornare alle Sorgenti.
Eravamo alla fine degli anni '80 e la montagna cominciava ad essere famosa per l'ascensione di Papa Giovanni Paolo II. Io sapevo delle sorgenti, dei mirtilli e delle numerose marmotte che, come sentinelle, vigilavano le valli dalle loro tane erbose, ma sapevo anche che c'erano una ferrata e un sentiero che arrivavano alla cima e già mi chiedevo se - dopo un Papa anzianotto con tanto di tonaca bianca e bastone di legno intagliato - sarei mai arrivata anch'io lassù.


Sono bastate un paio di occhiate intorno, appena scesa dall'auto, per ritrovare, come un volo di tante farfalle colorate, la sensazione del sole sulla pelle e il sapore dei mirtilli appena colti in calde estati lontane ... sono passati oltre vent'anni - accidenti! - eppure ad ogni passo i ricordi affiorano ben chiari e con loro anche la curiosità e la voglia di raggiungere la cima.

La mattina è fresca e limpida - nell'aria c'è già l'odore dell'autunno - così ci avviamo rapidi al rifugio Calvi, giusto in tempo per lasciarci alle spalle i numerosi gruppetti di escursionisti che nel frattempo hanno riempito il parcheggio a valle. Visto che è ancora abbastanza presto, prima di puntare alla cima, decidiamo di arrivare fino al Passo Sesis, una piacevole e soleggiata sella erbosa, dove ci concediamo una sosta.

Al canalino che sale alla ferrata, mentre ci imbraghiamo con calma, ci raggiunge un tipo in pantaloncini corti, con un vecchio imbrago a due pezzi e senza casco, che si prepara veloce con uno spezzone di corda e un moschettone e, dopo averci chiesto se sappiamo com'è la via, parte veloce dietro un altro gruppetto.
Raggiungiamo anche noi l'attacco vero e proprio della ferrata Sartor: i primi metri salgono verticali con una serie di staffe e - considerando quanto poco amo l'esposizione in generale e le scale in particolare - di solito sarebbe già sufficiente per mandarmi in iperventilazione. E invece no, sarà che la roccia è bella e dopo il primo tratto la pendenza cala e si passano dei facili traversi, ma stavolta salgo tranquilla e mi diverto pure a guardarmi in giro e fare foto. La parte attrezzata finisce dopo poco più di 200m, ma ne mancano ancora altrettanti alla vetta.
Usciti sul sentiero la pendenza si fa sostenuta e le balze erbose lasciano spazio a roccette via via sempre più sporche, ma le tracce sono ben segnate e, nonostante le mie numerose soste per riprender fiato, si prosegue senza difficoltà fino alla lunga cresta di vetta.









 






Conquistato finalmente il "mio" Peralba ci possiamo sedere per uno spuntino mentre ci godiamo il panorama a 360°: le creste circostanti stuzzicano la fantasia per nuove avventure, ma non possiamo non notare anche che parecchi nuvoloni poco invitanti si stanno addensando velocemente tutto attorno a noi.
Per quanto possa essere affascinante restare a vedere l'evoluzione di un pileus, decidiamo che è meglio tagliare la corda rapidamente.




Anziché via normale austriaca verso nord-est, scegliamo di scendere proprio per la via normale italiana lungo lo spigolo ovest.
A pensarci bene, probabilmente la decisione più sensata sarebbe stata quella di scendere per la "normale"che, dopo poche centinaia di metri un po' più impegnativi, arriva sul sentiero che riporta comodamente al rifugio, mentre, a differenza del compatto versante sud, lungo la cresta ovest ci sono solo pendii ripidi e sfasciumi per oltre 600m di dislivello. Inoltre, essendo il Peralba la cima più elevata di tutta la zona (2694m), tende ad attirare naturalmente i fulmini e quindi sarebbe stato consigliabile non restare troppo allo scoperto in caso di mal tempo (come purtroppo dimostrato da un recente triste avvenimento).
Per quanto mi riguarda, confesso che camminare su terreno instabile, in costante esposizione e sotto la minaccia del temporale, oltre a rallentare notevolmente la mia andatura, hanno messo a dura prova i miei nervi, portandomi quasi al limite della mia resistenza psicologica. Ma visto che di certo una crisi panico-isterica non aiuta a cavarsi dalle situazioni scomode, alla fine, con infinit(issim)a pazienza del mio Angelo custode, sono arrivata a valle tutta intera ... giusto in tempo per godersi di nuovo il sole e raccogliere mirtilli. Che ho scoperto essere pure un buon esercizio zen.





 




 
Anche ammettendo di aver fatto una valutazione oggettiva un po' superficiale, alla fine è andato tutto bene, d'altra parte, quando non c'è un gruppo da accompagnare, ci si può assumere anche la responsabilità di qualche libertà in più. Inoltre direi che l'esperienza è stata senz'altro utile come esperienza personale: ci sono persone che nei propri limiti riescono a vedere anche una possibilità di andare oltre, nonostante le difficoltà di vario genere che ciò può implicare. Credo di poter affermare di essere una persona di quel genere.  
O almeno ci provo ...
Purtroppo invece ho constatato che ci sono altre persone che non si pongono nemmeno il problema dei propri limiti oppure, peggio ancora, che non accettano la possibilità di averne e riversano sugli altri le proprie debolezze. Probabilmente è anche una forma di autodifesa, il che però a mio avviso non è una giustificazione sufficiente.
Ci ho pure messo troppo, ma ho capito sulla mia pelle che ci si può dispiacere o arrabbiare quanto si vuole, ma alla fine con queste persone si finisce solo in un vicolo cieco e, per quanto possa essere recidiva nel dare un'altra possibilità, poi l'unica soluzione è di lasciarli semplicemente andare per la loro strada.
Con la consapevolezza che è diversa da quella che ho scelto di percorrere io ...