martedì 28 gennaio 2014

Neve*


Si sta poco a dire "neve", ma ... mica è sempre la stessa cosa!

Asciutta che il vento la trasporta in finissimi aghi che creano fantastiche dune zuccherose ...
Soffice che a camminarci in salita si fa fatica a guadagnar quota e poi invece in discesa si va che è una favola ... 
Dura che solo i con ramponi si riesce ad intaccare ...
Umida al punto giusto per fare a palle di neve ... bagnata e pesante da pestare ... oppure 'marcia' d'acqua ...

Scoprire la neve, poterla conoscere da vicino - senza l'uso esclusivo degli sci - per me è stato come scoprire l'acqua fredda, ovvero l'inverno, e soprattutto la sua infinita bellezza: mai avrei immaginato nei grigi-umidi inverni di città che da un'altra parte potesse esistere un universo immacolato e risplendente di sole.

E poi scoprire le innumerevoli declinazioni della Neve*, imparare a conoscerla provandola sulla propria pelle ... calpestandola ... annusandola ...
Cominciare a distinguere le sue varianti: sondare, spalare, spazzolare, tastare, misurare, guardare i cristalli con la lente, osservare le diverse granulometrie, studiarne le trasformazioni.
Ma soprattutto capire che non sempre è il caso di fidarsi del suo fascino languido.
Perché può essere un piccolo animaletto dispettoso che si intrufola di nascosto nella punta di un guanto, pronto a morderdi appena ci infili il dito ...  ma può essere anche un enorme mostro dormiente, pronto ad ingoiarti con i suoi denti ghiacciati alla prima sollecitazione ...


Il Pelmo dal Col Duro


* Nonostante si creda che gli Inuit abbiano migliaia di parolediverse per definire la neve, in realtà sono solo due le parole-radice  qanik "snow in the air (or snowflake)"  e  aput "snow on the ground".

martedì 14 gennaio 2014

mercoledì 8 gennaio 2014

La Vecia

La sera del 5 gennaio sono stata invitata al Panevìn dal mio ragazzo, preparato, per amici e vicini, da lui e suo padre seguendo la tradizione: con i tre pali di frassino a ricordare i Re Magi, per dare sostegno a tutta la struttura, e senza la Vecia da bruciare in cima ...
Per l'occasione ho deciso che avrei portato la Pinza, così ho trascorso gran parte del pomeriggio del giorno prima a pasticciare in cucina per prepararla: era la prima volta, così mi sono fatta dare la ricetta della nonna Gina, custodita gelosamente in una vecchia agenda dalla copertina blu, dove mio padre, già da parecchi anni, l'ha trascritta insieme a tutte le altre.
Prima di cominciare, conoscendomi, mi ero anche ripromessa che mi sarei impegnata a seguirla con precisione, ma la nonna - che in realtà si chiamava Elisabetta e a cucinare era davvero molto brava - certe ricette se le faceva passare direttamente da panifici e pasticcerie, e le dosi andavano di conseguenza ... così, dovendo ridurre le quantità, alla fine non ho resistito a non metterci anche del mio ... 
D'altra parte credo che le ricette che si tramandano in famiglia siano fatte apposta per adattarsi ad ogni passaggio di mano.
La sera del Panevìn, dopo averlo bruciato ed esser rientrati in casa, la mia pinza è stata messa in tavola con tutti gli altri dolci, volutamente senza che nessuno sapesse chi l'aveva preparata e, forse anche a causa dell'aspetto - ma solo quello! -  "tenace" dell'impasto, ho passato il resto della serata ad aspettare che qualcuno l'assaggiasse e dicesse qualcosa ... invece, aspetta aspetta, alla fine è rimasta quasi tutta sul piatto ... così poi sono tornata a casa con la mia scopa da Befana-Strega riportandone a casa più di metà ... insieme alle pive da cuoca nel sacco ...
Ammetto che la scarsa considerazione avuta dalla mia pinza mi ha colpita nell'orgoglio: ormai ero abituata a vedere i miei dolci sparire alla velocità della luce tra gran complimenti ...
Ancora mesta, il giorno dell'Epifania ho diviso in tre la pinza e, dopo averne messo via un pazzetto per me, sono passata a portarne una parte ai miei genitori.
Con mio gran stupore, mio padre, solitamente tutt'altro che complimentoso, mi ha detto che, nonostante le mie piccole modifiche, era proprio come quella che faceva la nonna ...
Riacquistata un po' di fiducia, la sera dopo, ho portato il rimanente a un'amica a cui l'avevo promessa, nel caso in cui ne fosse avanzata: arrivata giusto sul dopo cena, la mia pinza è stata ben gradita, almeno a giudicare dalla voracità con cui è stata spazzolata da tutti i commensali ... e finalmente ho riavuto piena soddisfazione al mio lavoro.




Il giorno di Natale, invece sono andata a trovare la nonna ancora viva: Carmela, classe 1928.
Fino a tutta l'adolescenza praticamente sono cresciuta a casa sua ed ero la nipote preferita ... poi io ho preso la mia strada tortuosa per il mondo e lei si è lasciata prendere definitivamente dalla depressione.
Devo ammettere che negli ultimi anni, con l'aggravarsi delle infermità, le mie visite sono diventate sempre più sporadiche e le telefonate, una volta quotidiane o quasi, ancora più rare. L'ultima volta ero stata da lei a luglio, per il suo compleanno.
Poi inizio dicembre mia madre mi aveva detto che la nonna non si ricordava più di me: anche se sul momento non ho mostrato gran dispiacere, la notizia mi ha colpito in modo assai spiacevole.
A dirla tutta mi sono vergognata di me stessa perché mi sono resa conto di tutte le volte che non ho nemmeno fatto un minimo sforzo per trovare un minuto di tempo per farmi sentire o vedere, per farle capire che le voglio bene e le sono grata di avermi allevata.
Così, almeno a Natale, che per definizione siamo tutti più buoni, il tempo mi sono imposta di trovarlo.
La nonna mi ha riconosciuta subito, sembrerebbe senza nemmeno esserne particolarmente turbata, così abbiamo potuto recitare, in dialetto e a voce ben alta, il solito copione di ricordi: le vecchie vicine di casa, le amiche di quando ero piccola, i giochi, le favole ...
E' stata una visita veloce, la nonna si stanca velocemente e spesso l'emotività prende il sopravvento, rendendo poi il commiato particolarmente difficile.
Andando a trovarla ho sicuramente acquietato la mia coscienza, anche se poi mi sono chiesta cosa farò il resto dell'anno ... se continuerò a comportarmi allo stesso modo dopo aver fatto ogni volta atto di contrizione ... oppure se riuscirò a cambiare qualcosa  di me ...
No, come già detto di buoni propositi per l'anno nuovo non ne voglio fare ... ma magari guardare le mie piccole e grandi ipocrisie, cercare di metterle in luce e provare a lavorarci un po' su ... questo mi sembra un compito che posso impegnarmi ad affrontare.

martedì 7 gennaio 2014

Buoni


Un altro anno è volato via velocemente ... come finissimi cristalli di neve soffiati dal vento ...
Anche volendo, non c'è stato nemmeno il tempo di voltarsi indietro che è già passato ... come un treno in corsa che si infila nel buio di in una galleria, sollevando uno sbuffo d'aria che fa girare la testa e turbinare foglie e foglietti ...
E' stato talmente veloce che devo ancora riuscire a tirare le somme ... 
Anche se è stato un anno in cui  di conti sono riuscita a saldarne qualcuno ... e ho cominciato a calcolare gli altri - tanti - che sono ancora in sospeso ... 
Soprattutto con me stessa ...
Ma no, buoni propositi non ne ho fatti, che su di me hanno lo stesso effetto delle diete cominciate di lunedì ...
Voglio continuare la mia strada ... cercare di raggiungere alcuni obbiettivi, alcuni decisamente poco impegnativi, altri beh ... voglio provare a spostare l'asticella un po' più in là gradualmente, senza proclami ... e poi vedere dove arrivo ...


Buon 2014 !