mercoledì 13 aprile 2016

Alta soddisfazione ... a bassa quota!


Dopo aver percorso alcune volte la strada che passando per Lamon arriva direttamente a Castel Tesino, a qualcuno era venuta la curiosità di conoscere un po' meglio quelle zone, anche grazie all'acquisto provvidenziale di una guida Zanetti ...
Così, resistito all'invito per una (ultima) ciaspolata in quota con gli amici - poco convinti che la qualità della neve valesse la pena di tirar fuori di nuovo tutto l'armamentario - abbiamo deciso che poteva essere la domenica giusta per un giretto esplorativo a bassa quota.

Parcheggiata l'auto a Ponte Aron, appena al di là del torrente Senaiga che fa da confine (ben sbandierato) tra Veneto e Trentino, abbiamo preso la stradina che dal vicino abitato di LaVal si inoltra verso nord-ovest risalendo il corso del torrente (sinistra idrografica), incontrando poco oltre, a FranZa, il cartello del Sentiero storico-naturalistico della Pro Loco con tutte le indicazioni per la nostra escursione.






Dopo un breve tratto "a filo d'acqua" abbiamo cominciato a risalire alcuni ripidi tornanti nel bosco rado (ma piacevolmente fiorito) fino a raggiungere l'imboccatura della Grotta di San Donato (o Bus de la Bela ... o de la Vecia, GPS n° 2903): l'ampia cavità, regolare e piuttosto spoglia (a parte qualche piccola stalattite verso il fondo, dove un cancelletto separa la parte speleologica vera e propria), è resa interessante da alcuni pannelli informativi appesi all'ingresso (per quanto, per i miei gusti, un po' troppo "invasivi") sull'Ursus Spelæus, i cui resti sono stati ritrovati qui dentro.

 





 

Dopo la sosta in grotta, interpretando male la descrizione sulla guida di un tratto attrezzato, rimontiamo i vicini resti di una gradinata in pietra con un passamano, che ci portano su una breve cengetta che subito dietro l'angolo nasconde una bella cascatella (sicuramente il prezioso punto di approvvigionamento del vicino casolare).

 

Accortici dell'errore (ma senza quello ci saremmo persi la sorpresa), siamo ritornati subito sui nostri passi (con tanto di guado... doppio!) e individuato il sentiero giusto, abbiamo ricominciato a salire rapidamente, fino ad un'alta cengia "panoramica" che, passando alla base dell'ampio affioramento di Rosso Ammonitico ben visibile dal fondo valle, ci ha permesso di aggirare il versante e raggiungere il poggio de I Pian.
Uscendo dal bosco la località sembrerebbe un luogo davvero accogliente, con i casolari ben tenuti e la chiesetta affacciata  sulla valle, e meriterebbe senz'altro una bella sosta, se non fosse per il "schivo" custode che - a malincuore - ci fa proseguire con una certa velocità ...





Ripresa la strada e raggiunto in breve Molin de Sot, abbiamo cominciato a scendere di nuovo lungo il sentiero "attrezzato" che, dopo il ponte metallico sul Boal Santo - l'unico ponte in pendenza che si abbia mai visto - ci ha portato a riattraversare il torrente Senaiga un paio di volte su ponticelli sempre più esigui e traballanti, inoltrandoci così sempre più nell'umida gola.

 



 






Superato il malfermo Pont de le Rode siamo risaliti per un breve tratto fino alla Grotta dell'Acqua Nera (GPS n°1063), dall'imboccatura alta, sebbene poi di dimensioni inferiori rispetto alla precedente.
Dopo la breve sosta siamo tornati sul sentiero che, tra modesti saliscendi sempre costeggiando il torrente, ad un certo punto, con una svolta secca, ci ha portati giusto di fronte alla spettacolare Cascata del Salton.







Ammirata debitamente questa meraviglia nascosta, abbiamo ripreso il sentiero per il rientro (ponti compresi!) fino a I Pian da dove - guardandoci bene dal reincontrarne il proprietario - abbiamo continuato lungo la strada assolata fino a raggiungere la località Crosere di San Donato, punto più alto della nostra escursione (825m).


 








Dopo aver goduto dell'ampio  - e strategico - panorama (quasi quasi potevamo vedere l'auto parcheggiata a fondo valle), siamo rientrati nel bosco lungo un'ampia traccia, che in realtà è nientemeno che l'antica via romana Claudia Augusta Altinate!







La strada, comunque larga, risulta quasi sempre ben "affacciata" sulla valle e, sebbene non sia il caso di distrarsi troppo a guardare in giro, la pendenza regolare e il ricco bosco deciduo ornato dei primi teneri verdi della primavera, ne fanno una passeggiata davvero piacevole (soprattutto in discesa!).
A sorprenderci, durante il cammino, sono le tante tracce della presenza dell'uomo: fonti, ricoveri, ma soprattutto i tanti muretti a secco (in buona parte fatti con lastre di Rosso Ammonitico) sia a sostegno dello sbancamento lungo la strada, sia - ormai ben nascosti dalla vegetazione - a terrazzare larghe porzioni del versante a monte.
Sicuramente fino ad una cinquantina (?) di anni fa in queste valli era tutto in ordine tirato e non c'era un solo fazzoletto di terra "sprecato", mentre ora, dopo un utilizzo pressoché ininterrotto del territorio da qualcosa come 2000 anni, il bosco si sta inesorabilmente riprendendo la montagna, cancellando così la memoria di questi luoghi.

Ad esprimere questi pensieri, una certa malinconia ci accompagna per l'ultimo tratto di sentiero ...
Giunti ad un bivio, infine, lasciamo la nostra strada romana e continuiamo a scendere in direzione del (dis)abitato di La Val, da dove raggiungiamo velocemente l'auto.




Un'escursione davvero entusiasmante ed inaspettatamente ricca di stimoli ...
Forse non così facile nell'orientamento, visto che sono tutti sentieri dettati dall'uso e non inseriti nella segnaletica CAI, ma forse questo ne arricchisce il fascino ed alimenta il gusto della scoperta.
Insomma una bella avventura!



E finalmente, dopo tre mesi dalla prima uscita e qualche escursione, io e i miei nuovi scarponi stiamo cominciando a trovare il giusto feeling ...


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