mercoledì 30 novembre 2016

Vicini vicini ...


Vuoi per un impegno, vuoi per un altro, ormai erano un paio d'anni che saltavamo il consueto appuntamento autunnale del Dan in Malgonera, così quest'anno - archiviati anche gli ultimi impegni della settiamana - ci troviamo nella tarda mattinata di sabato per partire.
Mentre finalmente sembra si sia deciso a spiovere, dopo la consueta tappa caffé in pasticceria ad Agordo, arriviamo veloci a Col di Pra e ci prepariamo per la salita: smistate le provviste, stipiamo per bene gli zaini e via ...
Fino a Pont, tra un primo tratto regolare di sentiero e un po' stradina in piano, si comincia ad ingranare la marcia, ma subito dopo ci aspetta "la rampa" che in un paio di mezzi tornanti ci fa guadagnare almeno 100m senza tanti complimenti.
I muscoli mordono le gambe là dove gli scarponi addentano solo roba umida, scivolosa o friabile.
L'unico trucco possibile è quello di cercare di salire lungo la linea di minor resistenza, come se fossimo dei salmoni di terra. Anche se, a dire il vero, a giudicare dall'ambio spaiato con cui andiamo da un lato all'altro del sentiero, sembriamo più dei dromedari ubriachi ...






Ad ogni modo, superato il tratto più duro, riprendiamo il ritmo chiacchierando: oggi possiamo prenderci il tempo che vogliamo.
Le ombre nel bosco nel frattempo si fanno sempre più pesanti e cominciano a giocare nel bosco, per farci qualche scherzo, trasformando i tronchi in strani esseri ...
Ad un certo punto il silenzio della sera viene rotto dalle urla ferine. Rispondiamo a tono: la nostra meta è vicina e il nostro arrivo è stato annunciato.
Lasciati alle spalle il bosco deciduo, ci manca solo un ultimo tratto nel fitto degli abeti.
Tra gli alberi ormai gli occhi non arrivano più a distinguere i particolari - ma di pila non ne vogliamo sapere - così per procedere ci affidiamo solo alla sensibilità dei nostri scarponi. Fortunatamente si tratta solo di poche decine di metri, appena fuori nella radura intravvediamo già le luci della malga e le sagome del nostro comitato di accoglienza ...



In malga c'è un bel calore accogliente: qualcuno è già su dalla sera prima!
Oltre ai vecchi amici ci sono anche facce nuove, con cui però non mancheremo di approfondire la conoscenza.
Intanto sulla stufa un po' capricciosa, sono già messe a cuocere le famose salsicce alla birra "alla Ezio".
Non ci resta che svuotare gli zaini - abbiamo provviste sufficienti per almeno una settimana, a poter restare ... - e metterci comodi in attesa della cena.



La serata procede ottimamente tra chiacchere, scherzi e risate, poi terminata l'abbondante cena, per sbollire un po' dell'eccesso di calorie, usciamo a goderci il fresco della notte ...
La temperatura è mite, non arriva nemmeno a toccare lo 0°, però il cielo è completamente limpido e l'assenza della luna, non appena i nostri occhi si abituano all'oscurità, ci fa godere di un cielo immenso rischiarato da miliardi minuscole luci.
Verrebbe voglia di mettersi in cammino per andare a vedere fin dove arriva la Via Lattea. C'è da perdersi ...

Commossi dallo spettacolo, rientriamo per continuare a celebrare la notte nelle rispettive brande con un indegno concerto d'organi caldi.

 



Il mattino dopo - zittiti mantici e segoni - riprende l'opera implacabile delle gramole. Bisognerà pur cercare di riportare a valle il minor numero di possibile provviste!
La giornata promette bene così, dopo una "colazione da campioni", il grosso del gruppo va a sgranchirsi le gambe su per qualche sentiero, mentre qualcuno di noi rimane a rassettare la malga e a badare alle pentole del pranzo.











In tarda mattinata cominciano ad arrivare i primi ospiti, compreso un gioioso gruppetto di béch in cròse (Loxia curvirostra) in cerca di briciole: accogliamo tutti volentieri come possiamo.

Per pranzo aspettiamo anche il nostro Ingeniere e, una riuniti tutti di nuovo attorno al tavolo, festeggiamo.
Festeggiamo la Montagna, con le sue fatiche e le sue gioie semplici, e l'essere assieme, amici vecchi o appena conosciuti, comunque accomunati dalla stesse passioni ...




Purtroppo la bella giornata finisce presto: terminato il ricco pranzo ci mettiamo tutti all'opera per pulire e riordinare la malga, poi a malincuore riprendiamo i nostri zaini e ci prepariamo al rientro.

Ci mancherà la "nostra" Malgonera ... almeno fino alla prossima volta!



giovedì 24 novembre 2016

Km#0


Con l'avvicinarsi delle festività gli impegni famigliari cominciano a moltiplicarsi, così, mettiamo anche il tempo ultimamente sempre sul grigio, e la domenica mattina si fa fatica ad ingranare secondo i soliti orari.

Però fortunatamente c'è sempre possibilità di fare quattro passi - anzi TRE - anche vicino a casa ...

Emersi dalla coltre di nuvole della pianura, partiti un po' incerti - di qua o di là? stradina o sentiero? - finalmente, con alcuni tornanti, prendiamo sufficiente quota per addentrarci nella lunga valle.
Forse è vero che nessuno immaginerebbe che esiste un luogo così, nascosto tra le creste.
Eppure i segni di frequentazione, come briciole nel bosco, raccontano una storia antica: un tratto di sentiero scavato, un possibile spiazzo da poiat, un cippo confinario, una probabile calchera, un paio di stalle con i loro moltrin, una cisterna ...
La strada arriva fino ad una minuscola casera che sembra l'ambientazione adatta per il racconto di una fiaba.
La presenza di altri ospiti ci spinge a proseguire oltre - al rientro avremo sicuramente modo di darle un'occhiata da vicino - e così prendiamo subito la traccia che si inerpica rapidamente fino ad bel poggio di larici, dove il sentiero si divide.








 



Dopo una breve sosta, decidiamo di proseguire lungo il sentierino che si addentra senza fretta, salendo lungo la destra orografica.

Man mano che ci alziamo la vista si spinge sempre più giù verso il fondo valle, mentre le nuvole giocano veloci con il sole, aprendo improvvisi squarci di luce sulle cime frastagliate.
Oggi puntiamo in alto anche noi, verso le creste, verso la luce ...
In realtà in quota, favorite dal substrato calcareo, tra le creste bianche e grigie - come dorsi scheletrici di animali primordiali - si aprono innumerevoli conche e vallette e così, ad ogni svolta del sentiero, ci si apre davanti un panorama diverso.





Arriviamo ad una prima forcella, spazzata da un freddo gelido, dalla quale ci affacciamo: da una parte, nel cuore profondo delle valli, risplende come un  turchese il lago di Barcis, mentre dall'altra i versanti ombrosi e appena spruzzati di neve delle cime del gruppo Cavallo.
In fondo, contro il cielo sbiadito, si fa notare il rosso del bivacco invernale del rifugio Semenza.

Proseguendo lungo l'aereo sentiero notiamo poche decine di metri più in giù tra le rocce un camoscio: gli sguardi si incrociano, senza timore, siamo semplicemente animali curiosi l'uno degli altri ...
Sono lunghi istanti silenziosi che infiammano l'animo di gioia.

  


 
 


 




Continuiamo il nostro cammino superando una seconda forcella e scendendo verso una terza affacciata sulla valle profonda che risale diretta al bivacco: la distanza non sarebbe eccessiva, ma il meteo e, soprattutto, l'orario ci spingono a preferire la discesa. Ci saranno altre occasioni ...
Prendiamo una traccia diretta verso il basso che, all'inizio incerta, scendendo migliora man mano e ci riporta giusto all'imbocco della valle. Da qui, ripreso il sentiero principale, in una lunga cavalcata tra vallecole carsiche - passando dai mughi ai larici - ritorniamo al bivio.

Per tutto il tempo nubi e sole hanno continuato a rincorrersi creando di volta in volta un caleodoscopio di sogni di luce oppure paesaggi da avventure nel grande nord. 
Eppure siamo appena fuori casa ...



 



Intanto, uscendo dalla valle, il sole avvampa per l'ultimo spettacolo della sera mentre la marea delle nuvole risale placida lungo i versanti dei monti.
Rientriamo, portando con noi le ultime luci negli occhi, sognando già nuovi passi in questi luoghi ...






Sogni a m#1000 in Val Salatis ...