martedì 28 luglio 2015

DR3iTausend


Fino ad ora un destino beffardo mi ha sempre impedito di "conquistare" un tremila come si deve: arrivavo sempre lì lì, magari a pochi metri e poi tutto sfuggiva ...


Monte Nevoso. SchneebigerNock.
Suppongo che si chiami così perché, nonostante i suoi rispettabilissimi 3358m, al cospetto degli affilati picchi di roccia scura e degli imponenti ghiacciai delle Vedrette di Ries abbia comunque un aspetto più accessibile.
Di sicuro però non ci vuole molta fantasia per capire come i cambiamenti climatici di questi ultimi decenni abbiano lasciato solo il ricordo della vastità delle aree un tempo ricoperte dai ghiacci.
Ed è facile pensare come anche la Vedretta del Monte Nevoso in tempi più prosperi fosse percorribile senza troppe difficoltà ...


Ultimo fine settimana di luglio: consueta uscita dei due giorni con il Gruppo Escursionismo. Le prospettive di riuscire a fare qualcosa di importante sono buone ...
Arrivati a Riva di Tures sabato mattina, avvistiamo subito la nostra meta: il rifugio Roma/KasselerHütte.
Il piacevole sentiero che raggiunge il rifugio si allunga con pendenza costante dal paese fino a quasi ad arrivare alla testata della valle: quasi tutto immerso in un bosco di larici (!) con un ricco sottobosco di megaforbie e felci, aperto a tratti su macchie di ontani lungo i tanti scoli d'acqua - se non vere e proprie cascate - dovuti alle caratteristiche geomorfologiche della vallata.
Certo, se non ci fosse un'umidità da foresta subtropicale, si sbufferebbe un po' meno, ma la prospettiva di poter godere di un po' d'aria fresca una volta in quota ci fa ben sopportare anche questa "fatica".






La gestora mi ha già riconosciuta dalla voce mentre salgo gli ultimi scalini prima del rifugio e mi accoglie praticamente sulla porta: stretta di mano vigorosa e sorriso energico, non ci vuole molto a capire chi è che comanda qui!
L'interno, davvero ben curato, è molto accogliente e familiare: sembra  quasi di entrare nel salotto di casa tanto che, mentre ancora accaldata dalla salita cerco di concentrarmi su tutte le informazioni che mi sta dando, un po' mi preoccupo ad entrare con indosso gli scarponi ...
Questo posto mi piace già troppo e, quando vedo il nostro camerone nel sottotetto con i letti tutti in legno, decido che prima o poi qui ci devo proprio tornare. Magari con la neve ...


Dopo esserci ben rifocillati e "idratati", decidiamo che c'è ancora tempo per sgranchirsi le ginocchia ed esplorare un po' i dintorni: qualcuno ci saluta già dalla cima del Tristennöckl/Monte Covoni, un ammasso di roccia rossastra ricoperto di cembri, che in effetti ha proprio la forma di un enorme covone di paglia, anche se suggerisce bene anche uno scoglio lasciato intatto dagli antichi ghiacciai.
Noi però decidiamo di spingerci un po' più in là per vedere meglio il Collalto/Hochgall, la proibitiva meta domenicale di alcuni del Gruppo. 




Mentre risalgo in silenzio lungo la dorsale montonata mi fermo, come al mio solito, ogni tre passi a curiosare: in particolare mi soffermo ad osservare da vicino una specie di nuraghe, che sembra emergere direttamente dalla roccia: si può ben immaginare che sia un riparo legato alla pastorizia, ma - in un arco che va da alcune migliaia a poche decine di anni fa - è praticamente impossibile definirne l'epoca.






Continuo a salire ancora fino alla sommità di un dosso morenico, e finalmente mi si apre davanti la conca glaciale - o meglio quello che ne rimane - e le impressionanti creste del Collato. Ma la pace dura poco: il Gruppo degli "inseguitori" ormai ci ha raggiunto e il silenzio si è rotto definitivamente ... è ora di rientrare!



Arriviamo tutti in rifugio giusto in tempo per non bagnarci: è arrivata la perturbazione prevista, ma per l'indomani promettono bel tempo, così possiamo goderci tranquillamente la cena, le chiacchere e le risate ...


La domenica mattina comincia presto, molto presto, e mentre le cime risplendono già di sole, la vallata immersa nell'ombra riposa ancora. L'aria fresca sulla pelle è come un tonico e i muscoli ancora addormentati si lasciano guidare dalla voglia di raggiungere la luce calda del nuovo giorno.
Sembra di salire nella pancia della montagna: è tutto talmente immenso che le proporzioni si perdono e le distanze si misurano solo con il rifugio e i vari laghetti che diventano sempre più piccoli e distanti e le cime che, sempre più numerose, compaiono all'orizzonte che si allarga.










Procedo con calma, cercando di non sprecare energie, mentre l'altitudine comincia a farsi sentire, d'altra parte difficoltà tecniche non ce n'é e sono ben determinata a raggiungere il mio obiettivo: non tanto la vetta, quanto giusto quella manciata di metri per esser sicura di aver superato quota 3000 con le mie sole forze, anziché esserci comodamente funitrasportata a pochi metri di dislivello.
A metà mattinata arriviamo finalmente sull'ultima spalla marcata dall'enorme ometto ben visibile anche dal rifugio: gli ultimi metri spianano in direzione della vedretta e ormai la cima principale si rivela completamente. Sembra così vicina e ormai a portata di scarpone, ma il fatto che i primi del gruppo si siano fermati mi fa subito sospettare che non sia poi così semplice. E infatti a 300m dalla vetta ci sarebbero da percorrere poche decine di metri sulla vedretta ma, diversamente da quanto previsto, la neve è ghiacciata e per oltrepassarla servirebbero ramponi e piccozza. Che nessuno di noi, fiduciosi di relazioni e vecchi ricordi, ha portato così, dopo un paio di tentativi, anche i più tenaci si rassegnano: a quanto pare siamo proprio arrivati al capolinea ...
Ma a me poco importa: a 3054m ho raggiunto il mio traguardo!

 


Dopo le immancabili foto di rito, vorrei restarmene un po' qui, ad ascoltare il sussurro degli spiriti della montagna e a bermi un po' di cielo blublu sperando che i miei piccoli globuli arrossiscano un po' all'aria sottile, ma soffia un venticello frizzante e chi è arrivato per primo ormai è stufo di starsene quassù ... 


Ebbene allora vediamo di goderci la discesa!
Il rifugio è laggiù, fermo al suo posto, che col l'aria limpida sembra quasi di poterlo toccare. Verrebbe voglia di fare un tuffo, come un acrobata dal buio del tendone in un minuscolo bicchiere d'acqua ed essere subito laggiù seduti sulla panca a prendere pigramente il sole.
Ora che si è esaurita la concentrazione per la salita, il nostro obiettivo si chiama canederli-allo-speck-in-brodo ... e già sento il profumo!




E dopo esserci tutti ben impegnati a "a far girare l'economia" ci dividiamo: per noi oggi la giornata è già stata soddisfacente così, quindi decidiamo di scendere direttamente per il sentiero del giorno prima invece di fare il giro "panoramico" della valle insieme al grosso del Gruppo ed agli altri della "vetta" e di prendercela comoda ...




Anche stavolta il timore di non riuscire a raggiungere il mio 3000 era forte, ma finalmente ce l'ho fatta!
Certo, la vetta sarebbe stata, come si dice, la "crodina" sulla torta ... ma va bene anche così.
Per il momento ...



martedì 21 luglio 2015

Rifugiati


In fuga dal caldo-umido opprimente della pianura, si sale in quota cercando un attimo di respiro, di un refolo di frescura che non sia l'aria condizionata ...

Anche se in questo fine settimana possiamo solo far finta di essere già tutti in ferie e concederci i nostri tempi per una chiaccherata attorno al tavolo di un bar oppure lungo un sentiero all'ombra del bosco.
Gli alti ranghi richiamano al dovere e qualcuno deve necessariamente rispondere ...






Ma poi rimane ancora spazio, tra le pieghe di un giorno che va ed un altro che inizia, per andare a scoprire mondi nuovi, scavalcando forcelle come ombre che lasciano solo l'eco di risate e di sogni ...


 

 


Oppure rubare un po' di tempo solo per sé stessi, lontano da tutti, per poter ascoltare in silenzio il respiro di un nuovo giorno e stupirsi di fronte ad una così semplice immensità ...





 



L'importante poi, nonostante tutto l'andirivieni di cose da fare e di gente da seguire, è cercare di prederla con leggerezza e divertirsi.
D'altra parte  è  una festa ...