lunedì 28 luglio 2014

Domenica


Dopo tante domeniche cominciate all'alba - se non prima - per una volta ci concediamo il lusso di rigirarci pigramente nel letto - pelle a pelle - fino a tardi, con il sole che, se pur riluttante di nubi, è già ben alto.
Gli zaini sono già pronti dalla sera prima, accanto alla porta, ma non abbiamo fatto programmi così, già che ci siamo, facciamo tranquillamente colazione con tazzone fumanti e biscotti.
E ancora ce la prendiamo comoda prima di decidere che forse, sebbene sia davvero tardi, qualche passo riusciamo ancora a farlo. Ma puntiamo vicino, che poi il tempo non promette neanche granché ... 
Cansiglio? Visentin? Ok, Nevegal ...

La piana è, come al solito, piena di turisti. A quanto pare sta per cominciare una gara-di-qualcosa e ci sono transenne, striscioni e divise ovunque: da qui non si va oltre e decidiamo velocemente di cambiare meta ...
Gli altoparlanti pompano la musica a palla, ma bastano poche curve per ritrovare un po' di silenzio, così consultiamo la carta e troviamo un percorso che ci sembra fattibile.

Prendiamo per un sentiero che indica "Costa del Sol" ma in realtà saliamo al coperto della vegetazione - ricca e varia - che a tratti non lascia passare nemmeno un raggio di sole, fino a che sbuchiamo su una delle stradine forestali che si ramificano sul versante nord-ovest del Col Visentin, da dove decidiamo di proseguire senza porci una meta precisa.



Ci fermiamo presso una pozza brulicante di girini a far merenda con dei lamponi.
Quassù gli alberi cominciano a diradarsi e si apre qualche stralcio di panorama: di fronte a noi si distingue l'esile forma della Guséla del Vescovà. Il cielo è pesante di nuvole, ma sembra non voglia ancora piovere e proseguiamo.
Nonostante l'afa renda pesanti le gambe, arriviamo alla Malga di Col Toront: da qui ormai la vista abbraccia gran parte della Valbelluna e la cresta del Col Visentin - la meta originale della giornata - è solo a poche centinaia di metri sopra di noi, illuminata dal sole. Impossibile resistere.










Vista l'ora, il rifugio Col Visentin (o V Artiglieria Alpina) putroppo è ormai fuori dalla nostra portata, ma riusciamo comunque a raggiungere l'aerea cresta per poi rientrare passando per il rifugio Bristot, dove non manchiamo di concederci un meritato panin con il pastin e birra!

venerdì 25 luglio 2014

Sognando la Sicilia


Dopo le miti temperature della prima metà di lugliembre, in questi giorni si è instaurato un clima appena un po' più caldo, ma in compenso molto più umido ...

Comunque. La voglia d'estate c'è. Quella di andare in vacanza pure ... 
Il che significa che ormai il mio pensiero fisso - bene o male - è la Sicilia.
Quindi nulla di più naturale per me di cominciare dall'aspetto culturale più godereccio: il CIBO!

Stasera propinerò all'uomo la caponata di melanzane (che dice di non aver mai assaggiato, meglio) e il mio primo esperimento con l'agar agar: budino di anguria e panna ...

Gli ingredienti della caponata ci sono tutti (melanzane + sedano + cipolla + peperoncino + aglio + pomodoro + capperi + olive verdi + pinoli + aceto + basilico), o almeno mi sembra, considerate le infinite varianti che può avere una ricetta "tradizionale", di una tradizione che però non mi appartiene. Tanto è vero che le melanzane NON le ho fritte: le ho prima appassite in forno e poi finite di stufare velocemente in padella con il resto degli ingredienti  ...

L'ispirazione del "budino" ovviamente è il gelo di mellone.
Ammetto che non è per niente bello, ma per fortuna non sono una foodblogger  :-)  
Probabilmente avrei dovuto passare il tutto con il frullatore ad immersione per ottenere un risultato più omogeneo ed appetibile. A pensarci prima ...
Ad ogni modo, tra polpa di anguria e panna era circa un kg di composto, a cui ho aggiunto la dose necessaria di agar agar, un paio di cucchiai di zucchero di canna e una punta di vaniglia. Poi dopo aver bollito per alcuni minuti l'ho versato in una ciotola di metallo unta d'olio di mandorla. E poi ho gettato alcune gocce di cioccolato: i semini ... Spero che almeno sia commestibile ...



Ma che poi tanto lo so che laggiù sarà tutta un'altra cosa, tutto un altro gusto, tutto un altro colore ...

E che, dopo i miei tanti sforzi nel perdere un po' di "zavorra" non saprò resistere ad assaggiare quante più cose possibili ... che già si parla di inviti a cena (di pesce) e cartoni di prosecco regalo ...

martedì 22 luglio 2014

Gran Pi


Ecco di nuovo all'appuntamento dell'uscita sezionale dei due giorni ... immancabile appuntamento del penultimo fine settimana di luglio (ed abbiamo ben sperimentato come questa data abbia da esser scolpita nelle sacre tavole del Gruppo Escursionismo) ... uscita che (come la corrispettiva invernale) ci dà modo di fare qualcosa di più articolato della solita escursione domenicale e che soprattutto è l'occasione per spostarci in zone che, causa distanza, frequentiamo raramente.


Quest'anno la meta era il Gran Pilastro (Hochfeiler, 3510m) in Valle Aurina.


Già il primo giorno la salita dal paese di Lappago (1470m), passando per il Lago di Neves e lungo la valle della Pipa, fino all'accogliente rifugio Ponte di Ghiaccio (2545m), è stata una bella avventura tra rivoli d'acqua, prati fioriti e rocce scure, anche se a causa del caldo, della fame e di un fastidioso dolore all'anca destra, non sono arrivata in rifugio in buone condizioni.

Il secondo giorno, visto che ormai mi ero scorrazzata tutto l'armamentario,  mi sono comunque preparata per la salita in vetta, pur sapendo che non ci sarei mai arrivata (ma di questo già dubitavo ancora prima di partire da casa), ma avendo comunque come obiettivi l'andare sul ghiacciaio e conquistare finalmente i 3000m.

Ed è stato bellissimo ...

Alzarsi nel buio cercando di far meno rumore possibile, mentre il resto della camerata è ancora una sinfonia di mantici, ognuno col suo ritmo ...
Finire di prepararsi all'aperto ed aspettare la colazione mentre l'alba comincia a prendere colore, e poi via per il sentiero tutti in fila in silenzio, portandosi dietro ancora qualche brandello di sogno ...
Godersi il risveglio della montagna, con le nubi che salgono leggere e svelano all'improvviso un branco di stambecchi, mentre le marmotte fischiano nascoste tra rocce ...
Arrivare in forcella che il cielo ormai è azzurro e carico di promesse e cominciare ad armeggiare con imbraghi, ramponi, piccozze e corde, con i nodi che si imbrogliano tra le mani inesperte e nervose ...
Partire da prima di cordata e, dopo i primi passi timorosi, vedersi aprire davanti l'intero ghiacciaio, scintillante del primo sole, distendersi immenso dalle vette aguzze fin giù lungo la valle ...   
E l'emozione della prima volta, quella che non si scorda più ... che quasi piangevo dalla bellezza e dall'incredulità di essere lì  -  IO!  -  in quel momento ...

In fondo lo so che era solo un piccolo ghiacciaio innevato, ma per me sono stati istanti di pura felicità ... e di questo posso solo ringraziare lo straordinario UOMO che, oltre a camminare al mio fianco nella vita, rinunciando alla vetta mi ha dato la possibilità di fare questa magnifica esperienza ...

Poi, mentre gli altri del gruppo proseguivano in direzione della cima, che qualcuno poi ha valorosamente conquistato, la nostra scelta è stata quella di proseguire fino al rifugio Gran Pilastro (2710m) prima di rientrare e, considerata la fatica che ho fatto nel risalire il ghiacciaio e ridiscendere a valle (al lago ormai letteralmente mi trascinavo), devo ammettere che è stata la decisione più migliore per le mie condizioni fisiche ...


Anche se alla fine sono riuscita nei miei intenti solo in parte, visto che per i 3000 effettivi mancavano ancora alcune decine di metri, sono soddisfatta di quello che ho potuto fare ...
E poi le montagne sono sempre là ...

















venerdì 18 luglio 2014

Se è lecito


Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.                                                                                                               Renato Casarotto (1948 – 1986)


A proposito di montagna e di volontari. Temi caldi dell'estate.

A proposito di  persone che dedicano - gratuitamente - tempo, risorse ed energie agli altri. 
Persone che - sempre a gratis - si rompono le scatole con programmi e riparazioni, aggiornamenti, direttive e burocrazie.
Per non parlare dei rapporti interpersonali che non sempre sono così semplici.

Il tutto per ... ?

Il tutto per condividere con gli altri una passione secondo certi ideali di conoscenza, rispetto e sicurezza (ah no, abbiamo scoperto che la montagna è pericolosa).
Se è lecito, allora mi chiedo chi ce lo fa fare di continuare ad andare in montagna riuniti sotto uno stemma che non significhi solo mettere il bollino di un'assicurazione, ricevere delle riviste o poter avere degli sconti (?) in alcuni servizi ...

Caro Renato, nel mio zaino di cose ne ho tante, ma non so se voglio portarmi a presso anche certe zavorre ...

lunedì 14 luglio 2014

Equilibri


In fondo basta poco per sentirsi di nuovo al proprio posto nel mondo, per ritrovare il proprio equilibrio ...

Basta la semplice certezza delle mani sulla roccia ruvida e un cavo d'acciaio che dalle aeree cenge ti lega direttamente all'ombelico della Terra ...
Basta un prato ancora umido di pioggia che risplende al sole con un arcobaleno di fiori ...

Bastano due occhi che inseguono le nuvole in cui specchiarsi ... 

Mentre il respiro ti si annoda nello stomaco e passi veloce nel vuoto tra le rocce friabili allora devi ricomporre tutti i pezzi di te e mostrare i denti, fosse anche con un sorriso ...
Quando non si può lasciare spazio alle debolezze bisogna trovare la forza di leccare anche le vecchie cicatrici, alla faccia di chi ti vuole distruggere per mascherare le proprie debolezze ...


















Gli equilibri di roccia dei Campanili del Latemar

giovedì 10 luglio 2014

Tornado


Devo averlo visto in qualche vecchio film americano. All'arrivo del tornado ci si nasconde in cantina e si apre la casa, che il vento le passi dentro, che la attraversi senza distruggerla.

Così faccio io.

Mi lascio attraversare dalle cose e resto nascosta ad aspettare che passino.
Ha ragione chi mi sa leggere dentro, fino in fondo, e ancora mi sbatte in faccia la verità. E la verità brucia. Sono come schegge di vetro che ti entrano nella carne, uno specchio rotto che rimanda all'infinito la tua immagine e riflette gli angoli bui della tua anima.

E' facile illudersi. A me riesce bene.

In quest'ultimo anno e mezzo credevo di essere cambiata, almeno un po', di essere migliorata. Ma in realtà ho solo messo un'altra bella maschera su quello che sono sempre stata. 

Un'ipocrita opportunista e vigliacca.

Sì. Cado sempre in piedi come fanno i gatti perché al momento giusto mi defilo in un angolo e lascio che siano gli altri a sbrogliare le rogne al mio posto. Mi nascondo dietro la brava ragazza indifesa sapendo che così posso sviare le mie responsabilità.

Ed egoista. Anche se ero quasi soddisfatta di esserlo.
Ho imparato che la mia felicità non può venire da fuori, che non posso aspettare gli altri per decidere cosa devo fare della mia vita. Ho capito che se faccio le cose per me stessa poi riesco a trovare gli stimoli per dare qualcosa anche agli altri. Ma il confine è sottile.
E' come camminare su una sottile lastra di ghiaccio sotto cui scorre un fiume nero ed impetuoso. Ci si illude che reggerà il nostro peso, che si ha imparato a muoversi, ma in realtà è una trappola pronta ad inghiottire tutto assieme. Tutto il male di noi. Tutto il bene che si vorrebbe preservare.

Eppure se dire la verità è una buona cosa, non sempre è anche quella giusta: per essere sinceri ci vuole un animo spietato. Ci vuole ...

martedì 8 luglio 2014

PSM


Aggiungiamo un'altra tacca, un'altro nome al curriculum ... 
Adesso posso dire di aver finalmente pestato qualcosa anche delle Pale di San Martino (non solo brevi escursioni ai margini del gruppo).

A dire il vero la salita in funivia mi ha lasciata un po' insoddisfatta ... una motagna non sudata mi sa di poco ...
Ma se non altro è stato bello l'effetto "atterraggio sulla luna"!



Sarà che da  sempre sono abituata al bianco-grigio della dolomia, ma in questo tipo di ambiente mi sento a mio agio - sicuramente più che non su certe montagne erbose trentine - e, se ci fosse stata solo un po' meno neve (ormai mi sto rassegnando), l'effetto "spaziale" sarebbe stato sicuramente maggiore.




La cosa bella è stato passare oltre il rifugio Rosetta, dove si ferma tutto il turistame, e ritrovarci solo noi a spasso per l'altipiano, a goderci in tutta pace neve (...), sole (poco), nuvole (tante) e pioggia (ma sì dai!).






Che poi mi smentisco di già: bello il bianco-grigio dolomia con il bianco-giallo-rosso della neve ma, in questo caso, ancora più piacevole il sentiero che scende dall'Antemarucol con le rocce nere laviche, i cespugli di ontano, i numerosi rivoli d'acqua ... e i prati fioriti!




 

 




E poi scendendo verso Casera Campigat la vista sulla Malgonera e la Valle di San Lucano e sull'altro versante Gares e la sua cascata mi (ci) hanno stuzzicato la fantasia ed invogliato a nuovi giri ...






Nota dolente della giornata: la morte di un uomo poco dopo l'uscita della ferrata Bolver-Lugli.
In questi casi credo che i se, i ma e i commenti, troppo spesso fuori luogo, si sprechino: IO sono più per un momento di compianto in silenzio, e poi chi pratica la montagna faccia le sue considerazioni ...

Ad ogni modo mi ha rincuorato sapere che quelli del nostro gruppo che dovevano fare la ferrata alla fine abbiano rinunciato (e che fosse anche prevedibile è tutto un altro discorso) ...