sabato 8 giugno 2019

CottA e ...


E intanto maggembre, con la sua stagione delle piogge, l'abbiamo archiviato.
Adesso l'idea sarebbe che arrivasse l'estate e possibilmente, magari, non tutta di botto.

Intanto giugno sembra esser cominciato nel modo giusto, con le prime due giornate di cielo azzurro e sole caldo. L'ideale per godersi il fine settimana in pieno ed andarsi ad arrostire la schiena in falesia.




Prevedendo di trovare gente ovunque, con la voglia di bel tempo che c'era, siamo stati divisi in due gruppi: quelli bravi ad Erto e gli altri a Frassené.
Viste le mie doti arrampicatorie io pensavo di essere nel gruppo di Jesolo ...

 

Arrivati nel settore sud della falesia sul Sass Mardel già gremita - per lo più da ragazzini accompagnati da una guida alpina che per fortuna ci ha lasciato utilizzare anche le sue corde -, ci siamo infilati subito le scarpette per sfruttare a turno le poche vie libere.
Guardando la parete "liscia" con una certa ritrosia, mi sono legata anch'io ed ho cominciato a salire su una via di 4A, rassicurata dall'amico istruttore che con la mia passione per la montagna ce l'avrei fatta sicuramente.
E con un incoraggiamento del genere, nonostante qualche passaggio un po' titubante o un po' più "laborioso" e qualche divagazione personale dalla linea della via, sono riuscita ad arrivare alla catena.
Dopo questo primo insperato successo ho acquistato un po' più di fiducia e, spostatami verso delle vie leggermente più appoggiate, sono riuscita a fare due-tre salite abbastanza spedita, senza particolari difficoltà. In un paio di casi, con una certa soddifazione, sono riuscita anche a fare dei passaggi facendo affidamento su degli appigli davvero minimi, almeno per il mio livello di capacità.



Arrivati così a fine mattinata, mentre il caldo si faceva sempre più intenso, ho provato un'altra via che ha richiesto tutto il mio impegno: dopo esser riuscita a rimontare l'attacco, non proprio incoraggiante, ed aver fatto il primo tratto, mi sono trovata a dover affrontare una leggera sporgenza più liscia che mi ha fatto dannare un bel po'. Passata questa, spingendo sugli appoggi con una tecnica "da urlo", gli ultimi metri, seppure poveri di appigli, si sono fatti più facili ed alla fine sono riuscita ad arrivare in catena.
E che non fosse proprio la mia via, ne ho avuto la conferma pure dalla corda che si è incastrata al momento di farmi calare.


Superata questa prova mi sono concessa un po' di meritata pausa, dopodiché ho provato a salire la via accanto. Dopo un inizio già più impegnativo, dopo alcuni metri mi sono piantata su un paio di passaggi con degli appoggi lisci e, non trovando degli appigli decenti per tirarmi su di forza, alla fine non riuscivo neanche più a darmi la spinta sufficiente con le gambe. Così, dopo l'ennesima volta che tentavo di passare oltre, alla fine mi sono arresa e mi sono fatta calare.

Ormai stanca, accaldata ed anche un po' demoralizzata, tornata sulla via precendente per fare l'ultima salita - che doveva essere un tiro di cordata per poi attrezzare la sosta e fare la doppia a scendere - non sono riuscita nemmeno ad attaccarla.
Mi consola solo che la ragazza dopo di me si è rifiutata di fare quella via e che pure la terza a cui era stato detto di salire ha faticato non poco per arrivare alla sosta.



Conclusi i "lavori", era previsto un ricongiungimento dei due gruppi sulle sponde del Piave, ma, dopo un velocissimo sondaggio, abbiamo preferito evitarci un'ora d'auto e così, trovate un paio di panche all'ombra vicino alla falesia, ci siamo gustati la nostra ricca merenda approfittando per fare un po' di chiacchiere e conoscerci un po' meglio.




Stavolta, con delle vie più alla mia portata, devo dire che mi sono anche divertita a mettere le mani sulla roccia. 
Ma le scarpette restano sempre un supplizio!

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