mercoledì 19 giugno 2019

A come ...


Finalmente un fine settimana libero!!!

Al corso di alpinismo ci hanno concesso una tregua e, nonostante si fosse aggiunta un'escursione intersezionale con pulizia di sentieri (a cui avrei anche dovuto partecipare come rappresentante della mia sezione), ne ho approfittato per infilarmi i miei adorati scarponi (che a sera levo sempre con gran sollievo, ma che in confronto alle dannate scarpette da arrampicata sono comodissimi) ed andare a macinare un po' di dislivello.
E davvero, se non approfittavo di questa occasione, ero già in crisi di astinenza!

Ma, per fare le cose per bene, abbiamo approfittato anche del sabato per spostarci già verso est, approfittando dell'inaugurazione di una mostra a Cividale promossa dal mio amato professore dell'università.





Dopo una serata molto piacevole - romantica - nel bel centro storico ed un tranquillo pernotto nei paraggi, la domenica mattina siamo partiti in direzione dei monti.

E dopo averla tante volte studiata sulla carta - senza mai però riuscire a metterla veramente in programma - finalmente siamo andati a dare un'occhiata alla Val Bartolo.
Avendo dimenticato a casa la suddetta carta e non ricordando se e dove ci fossero dei divieti, abbiamo deciso di parcheggiare poco oltre all'imbocco della valle.
Da lì abbiamo cominciato a risalire la lunga carrabile che alla fine si apre in un'amena conca prativa popolata da numerose malghe.
Che fosse una giornata particolarmente calda l'avevamo già capito al risveglio ma, man mano che proseguivamo lungo il nostro percorso ne abbiamo avuta la conferma.











Mentre la sterrata continuava a srotolarsi lenta sotto i nostri scarponi, così come sotto le ruote dei numerosi ciclisti presenti, ed il sole impietoso saliva allo zenith, su un tornante siamo riusciti ad intercettare il sentiero nel bosco che saliva lungo la costa, puntando ripido, ma senza tanti giri, alla cima. Peccato solo che, nonostante il poco di ristoro dell'ombra, purtroppo, tra un mese di inattività causa maltempo e gli inesistenti avvicinamenti in falesia, lo scarso allenamento mi ha fatto faticare molto più di quanto non fossi abituata, soprattutto per quanto riguarda le gambe.

Raggiunta la base della nostra cimotta erbosa, l'abbiamo aggirata per cercarne un accesso meno ripido rispetto e, risalendo per balze erbose, abbiamo raggiunto uno stretto spiazzo in cresta, ornato da una piccola croce dove ci si è aperta una grandiosa vista a 360° sulle maggiori cime austriache, italiane e slovene. Non per niente uno dei nomi di questa modesta cima è Schönwipfel ...









Dopo esserci rinfrancati da qualche refolo d'aria tiepida mentre sbirciavamo altre possibili salite future, abbiamo poi cominciato a scendere verso la malga sottostante, giusto sulla sella lungo la strada forestale.
Da qui, non fidandoci troppo della percorribilità del sentiero che avrebbe chiuso l'anello, abbiamo ripreso quello di salita, proseguendo giù dritti anche al tornate e trovandoci in breve a percorrere una traccia poco battuta e rovinata, che però ci ha fatto perdere quota molto velocemente.

Ripresa la facile - e ormai monotona - sterrata, abbiamo riattraversato il cuore della valle, concedendoci anche un breve ristoro, lontano dalla polvere della strada, prima di raggiungere l'auto.






A come Acomizza ... ma potrebbe essere anche A come Amore ... ?!




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