mercoledì 29 maggio 2019

SalaME


E intanto sono sopravvissuta anche alla seconda uscita.
Praticamente sono ad un terzo del percorso per diventare un'alpinista patentata ...
Eheh ... neanche nei miei sogni più sfrenati!

Arrivati - con tempistiche impensabili per gli escursionisti - all'imbocco della Val Gallina, siamo saliti alla falesia da poco ripristinata e, dopo esserci divisi in vari gruppi di allievi, siamo stati smistati a rotazione nelle varie stazioni di prova.

 

Per cominciare un po' di manovre di corda e costruzione delle soste giù in riva al torrente. La parte facile per me ...
Poi su veloci per un paio di salite in falesia. E qui la mia incompatibilità con l'arrampicata si è fatta ben evidente ... Per prima mi hanno "presentato" una via di IV+ un po' sporca - scendendo mi sono data ben da fare per il disgaggio materiale - ma ben protetta in un camino e, dopo essermici infilata dentro per una personalissima "variante" - "non è il corso speleo questo!" - alla fine sono anche riuscita ad arrivare su in cima.



Dopo di questa mi hanno messo davanti ad una via in teoria di III+ "ma più fisica". Qui, dopo un attacco già poco convincente, non so come sono riuscita ad alzarmi di qualche metro, ma poi al quarto o quinto tentativo di superare un passaggio leggermente strapiombante, ormai del tutto stravolta, ho ceduto e mi sono fatta calare.
Appena il tempo di ricompormi, ingollare al volo un boccone gentilmente offerto - anche se mi ha fatto patire la sete per le due ore successive - e cambiare attrezzatura, per tornare di corsa alla parete opposta, in pieno sole, all'attacco della ferrata. Questa - che, pur essendo piuttosto "panoramica", in realtà è poco più di un sentiero attrezzato - l'avevo già fatta in passato e, nonostante il caldo sfiancante, sono andata su abbastanza velocemente.
Lungo la via di discesa ci siamo fermati alla prima postazione di corda doppia per una parte teorica, ottima per riprendere fiato.
Per finire ci siamo spostati alla calata in corda doppia vera e propria.
E questa era la cosa che ero più desiderosa di provare. Ed in effetti, seppure i primi passi all'indietro verso il vuoto mi abbiano un po' intimorito, devo dire che, finalmente con la forza di gravità a mio favore, è stato un momento davvero esaltante.
L'unica cosa che mi dispiace è non aver potuto fotografare gli splendidi ramponzoli di roccia che ho incontrato a metà parete!


Atterrata e liberata la corda, sono stata requisita per l'ultimissima stazione: la risalita su corda.
Tra la sete e la stanchezza, ormai non capivo più nemmeno quello che mi si diceva ed annuivo sperando solo di sbrigarmela  il più in fretta possibile. Ad ogni modo, ormai presa da disperazione, sono riuscita ad alzarmi - e poi a ritirarmi giù - per un quel paio di metri scarsi necessari a giudicare sufficiente la mia prova ...


Finalmente concluso tutto, sono risalita velocemente alla piazzola della falesia con l'unico pensiero di bere, mettere qualcosa nello stomaco e riposarmi un momento all'ombra.
Arrivata giusto in tempo per prendere qualche goccia di pioggia e scoprire che la maggior parte dei nostri zaini era stata invasa dalle formiche, sono poi tornata subito alla vicina falesia mentre qualcuno degli altri allievi più abili (c'è chi scala senza difficoltà già su un 5° abbondante) e gli istruttori si godevano un momento di libertà, mettendosi alla prova sulle diverse vie.


Tempo di qualche chiacchera, prima che anche l'ultimo gruppo finisse e venisse dichiarato ufficialmente il "tana libera tutti", che uno degli istruttori ha requisito qualcuno di noi per recuperare le bibite fresche dal torrente, tornare al parcheggio e cominciare ad affettare pane, salame e formaggio in attesa del rientro di tutti gli altri.
Peccato che poi, insieme a loro, dal fondo della valle siano arrivati anche dei nuvoloni neri carichi di pioggia fredda. Ad ogni modo, dopo qualche minuto di parapiglia - mentre le nostre birre (e non solo) venivano annacquate dalla pioggia - ci siamo organizzati con giacche ed ombrelli per proseguire la nostra allegra merenda.





Sta volta - forse perché conoscevo già il posto o forse perché eravamo in ambiente montano - ero partita abbastanza tranquilla e, al di là di tutte le mie palesi incapacità, mi sono sentita più a mio agio anche nell'arrampicata e, tutto sommato - nonostante le mani doloranti, le nocche sbucciate, le dita tagliate e le unghie rotte sul calcare tagliente delle pareti, senza contare abrasioni e contusioni che poi mi sono ritrovata un po' ovunque - devo dire che sta volta mi sono anche divertita.
E magari prima o poi imparo pure ad arrampicare ...


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