mercoledì 3 aprile 2019

Lungo&Largo


Primavera: spuntano le viole.
Almeno su caviglie, ginocchia e polpacci
A quanto pare, come mi avvicino alla bicicletta, riesco a farmi male. E il bello è che la maggior parte delle volte me ne accorgo solo una volta arrivata a casa, quando comincia a comparire qualche bollo dalla tonalità inconfondibile.


Stavolta abbiamo ripreso la nostra esplorazione da dove eravamo arrivati con il primo giro di stagione.
L'idea era quella di andare ad intercettare una traccia che, dopo aver attraversato l'antico borgo di Sesto al Reghena, scendeva lungo l'omonimo fiume passando per dei mulini.



Non avendo scaricato preventivamente delle tracce da seguire, abbiamo dovuto orientarci con dei mezzi più tradizionali ed andare alla ricerca delle strade più adatte.
Scesi fino quasi fino a Portogruaro, preferendo restare nelle campagne, abbiamo poi deviato verso est, scoprendo minuscoli borghi sospesi nel tempo, a brevissima distanza dalla linea dell'autostrada.
Striscia nera di non-spazio in minacciosa espansione ...

Ripresa la direzione di rientro, puntando verso nord, abbiamo corso lungo l'impercettibile confine regionale fino ad entrare nel borgo castellano di Cordovado, desiderosi solo di una sosta rinfrescante.
E da qui è cominciata un'inconcludente ricerca di un posto che fosse aperto (?) o dell'aspetto abbordabile per due ciclisti.

 
Dopo qualche tentativo a vuoto, sempre più avviliti, abbiamo deciso di puntare sul sicuro e raggiungere San Vito al Tagliamento, centro abitato più popoloso dei paraggi.
Entrati nel borgo, al primo segno di tavolini all'ombra e bancone fornito, non ci è sembrato vero di poter parcheggiare le bike e finalmente accomodarci per una pausa più che meritata.

 



Ristorati e rinfrescati, ci siamo rimessi in sella per l'ultima decina di chilometri per tornare al nostro punto di partenza.

Sempre valutando con carta e cartelli le svolte necessarie, abbiamo attraversato un ultimo tratto di campagna che ci ha dato accesso all’area dell'antico cimitero ebraico del Bosco della Man di Ferro di cui ci era rimasta la curiosità la volta precedente, anche se, vista la selva selvaggia che ci si parava davanti, alla fine non ci siamo addentrati molto oltre alla Porta Picta.
 

Ormai con la Torre di Sbrojavacca all'orizzonte, in brevissimo abbiamo concluso il nostro assolato giro cicloturistico.
Comunque, in tutto questo giro, di mulini praticamente non ne abbiamo trovato neanche uno.


Il bello della bicicletta è che in poche ore si riesce a percorrere un largo (o lungo) tratto di territorio, così, oltre a potersela prendere comoda alla mattina, poi c'è anche tutto il tempo per perdersi e ritrovarsi per la strada. 
D'altra parte l'avventura non è mai una linea retta.

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