lunedì 8 maggio 2017

Parenzana - Istria by Bike


A volte mi chiedo come/perché mi vengono in mente certe idee ...

Forse perché a sapere quella povera bike da trekking sempre lì giù in cantina, semiabbandonata a prender polvere, non mi faceva gran simpatia. Un mezzo del genere val la pena di sfruttarlo a dovere, magari per qualcosa di più di qualche giretto domenicale.
O forse perché - curiosa di posti nuovi, di nuovi cieli - avevo già quella - questa - mezza idea che mi stuzzicava dall'anno scorso ...

Anche se, ufficialmente, è cominciato tutto durante un'escursione invernale quando, quasi facendo finta di niente, ho lanciato la proposta. La mia ennesima idea strampalata, ovviamente.
E, nemmeno il tempo di definire i dettagli, avevo già arruolato un paio di entusiasti. Ovviamente.
E quindi, dopo qualche uscita di allenamento - giusto per fare un po' di gamba e soprattutto trovare il giusto feeling con il sellino - l'appuntamento è stato fissato per il ponte del 1° Maggio.
Cinque matti in libertà con le loro dueruote con l'obiettivo di compiere un anello cicloturistico da Muggia a Parenzo lungo il tracciato dell'ex ferrovia e ritorno lungo costa: più (o meno) 200km in tre giorni, attraverso tre Stati.



Partiti da casa il sabato mattina all'alba e raggiunta Muggia - piccolo centro affacciato sul Golfo di Trieste - dopo un buon capo in b vista Duomo, ci siamo preparati alla partenza e, fatto un breve tratto di strada, ci siamo immessi ufficialmente sulla ciclabile, lungo la riva del fiume Ospo.
Anche se poi c'è voluto qualche altro incrocio per raggiungere - in nemmeno mezz'ora - il confine sloveno e trovare una via ben segnata e protetta.





Attraversato un paio di paesi e fatta una deviazione - causa lavori in corso - sulla strada principale fino a Bertoki, con un buon numero di saliscendi, siamo arrivati fronte mare a Capodistria/Koper, per un bellissimo tratto lungo la banchina.
Quindi, risaliti verso l'entroterra sopra Izola, con un paio di tunnel abbiamo superato un primo promontorio, ritornando poi al mare a Portorose. Qui abbiamo continuato lungo la riva aggirando le Saline di Sicciole ed arrivando alla frontiera con la Croazia.



 






 





 

 

Considerando che il tratto lungo la costa slovena è di appena una quarantina chilometri - pure con tutta la nostra calma e le tante piccole soste - siamo arrivati alla dogana in poco più di quattro ore.
Così, lasciate alle spalle le piacevoli strade slovene, tenute ottimamente, ci siamo preparati ad affrontare su sterrato  - ghiaia più o meno fine, sassi spesso insidiosi o piacevole terra rossa - tutto il resto della ciclovia. Ed è cominciata alla grande da subito, con una lunga salita per alzarsi di quasi 200m sull'altipiano carsico. Per fortuna che il treno viaggiava a pendenza regolare!
Arrivati in "quota", era arrivato il momento giusto per una pausa, così poco prima del centro di Buje, ci siamo fiondati nella prima konoba a portata di ruota per un robusto "rifornimento".
Fatti tutti gli onori all'abile gestrice per l'ottima cucina - ben annaffiata da una malvasia sapida e resinosa - siamo rimontati in sella per l'ultima oretta di strada per salire a Grožnjan/Grisignana, nostra prima tappa, oltre che punto più elevato dell'intero percorso.
La cosa bella è che appena arrivati all'alloggio che avevamo prenotato - praticamente la prima casa del paese - abbiamo subito trovato il gentilissimo padrone di casa in strada ad accoglierci. Meglio di così!
Poi, sistemati e rinfrescati, siamo usciti per esplorare il piccolo paese - semidisabitato per buona parte dell'anno - con i suggestivi giochi di luce del tardo pomeriggio. Ed abbiamo scoperto un luogo incantato, dove davvero il tempo sembra essersi fermato!





















La mattina successiva, superato un primo tunnel appena fuori paese, abbiamo cominciato una lunga discesa, a tratti nel fresco del bosco fiorito ed odoroso, a tratti in costa affacciati sull'ampia valle del Quieto, intravvedendo già in lontananza, sul versante opposto, le tracce della ferrovia.
A parte una breve sosta a Piemonte d'Istra, altro minuscolo borgo semiabbandonato, siamo scesi in gran velocità per i quasi 20km di sterrata - a tratti impegnativa - fino ad arrivare a Levade, dove c'è anche una vecchia stazione riadattata a museo della Parenzana (sfortunatamente chiuso).
Da qui, giusto il tempo di riprender fiato, abbiamo ripreso subito a salire in direzione di Motovun/Montona, arroccato sulla collina: per me praticamente un gran premio della montagna!
Meno male che lungo la strada c'erano delle magnifiche Orchis simia e Orchis purpurea, più altri esemplari ibridi, da fotografare ...


















Valicato il colle e lasciato alle spalle il borgo, tra tunnel e viadotti, abbiamo continuato in costa l'altro versante della valle del Quieto - trovandoci di fatto di fronte al panorama delle zone attraversate poche ore prima - risalendo fino al centro di Visinada, dove ci siamo fermati per un "buonissimo" toast alla maionese (se c'è fame!) ...









Terminata la pausa pranzo, abbiamo ripreso la nostra via, ormai quasi tutta in discesa, ritrovando, fortunatamente, la bellissima terra rossa e morbida della campagna rigogliosa. Questo è stato sicuramente uno dei tratti più belli e divertenti da percorrere in bicicletta.
Poi, quasi all'improvviso, attraversando i vigneti ed gli oliveti di Visignano, tra il verde della vegetazione ci è apparsa all'orizzonte una sottile linea azzurra. Come una promessa ...
E in breve il nostro viaggio è terminato, ricongiungendoci con gran gioia a quella linea di luce sul lungomare di Parenzo.











Fatto un ricco brindisi e raccattato un posto per la notte, ci siamo dati un aspetto civile e siamo andati a visitare la cittadina prima di cena.
Passeggiando lungo le mura alle spalle del porto o tra le strette viuzze - lastricate in Pietra d'Istria - tra gli alti palazzi decorati, si legge ancora chiaramente la storia veneziana di Parenzo. Poi, entrati nel cuore della città, abbiamo avuto modo di ammirare la splendida - splendente di marmi e mosaici dorati - basilica eufrasiana.
Dopo tanta bellezza non potevamo che concludere con un superbo tramonto sul mare, prima di rientrare nella bolgia turistica ...


 
















 
Purtroppo il giorno successivo, il 1° Maggio, siamo dovuti partire per rientrare a casa.
E sulla strada da fare fino alla frontiera slovena avevamo pure le idee poco chiare ...
Sapevamo che lungo la costa c'erano delle ciclabili, ma per il resto la nostra idea di massima era quella di salire verso nord e riprendere la Parenzana poco prima del confine, cercando ovviamente di fare il percorso più breve possibile.
A dirla tutta, un paio di volte ci ha sfiorato pure la tentazione di rientrare comodamente in motonave o in taxi fino al confine, ma alla fine, con la carta stradale alla mano e un po' di fantasia, siamo partiti a cavallo delle nostre bike.
In effetti il primo tratto l'abbiamo fatto su una bella ciclabile su sterrato in vista del mare, ma poi, per viaggiare più velocemente, abbiamo deciso di proseguire sulle strade principali, che tutto sommato non erano eccessivamente trafficate.
Dopo un buon numero di "mangia e bevi" sui promontori siamo arrivati alle porte di Umago e da qui, aggiustando man mano la rotta, siamo riusciti a risalire sulla Parenzana sul promontorio vista saline appena sopra alla frontiera.




Così, a cinque ore dalla partenza ci trovavamo di nuovo in Slovenia, a circa metà dei chilometri da percorrere e su un itinerario che già conoscevamo. Insomma, ora che potevamo rilassarci, era arrivato il momento giusto per prenderci una dovuta pausa dal sellino ...



Dopo un pranzo tranquillo a Portorose, abbiamo risalito al contrario il la valle tra i vigneti dell'andata, percorrendo poi la riva tra Izola e Koper.
E qui - vuoi un po' di confusione, vuoi un po' di stanchezza - noi ragazze abbiamo tirato dritto ad una svolta, facendo un paio di chilometri a caso prima di tornare sulla ciclovia.
Questo contrattempo ha rischiato di mandarmi in crisi proprio all'ultimo perché poi abbiamo dovuto recuperare in fretta il tempo perso, visto anche che il meteo stava cominciando a peggiorare rapidamente ... Per fortuna in cima all'ultima salita - raggiunta a stento scalando tutte le marce possibili - abbiamo avuto modo di recuperare fiato e reintegrare un po' di liquidi e zuccheri necessari a terminare serenamente l'ultima manciata di chilometri.
E alla fine è stata davvero una grande emozione - soddisfazione mista a sollievo - ritrovare le rive dell'Ospo e raggiungere il nostro punto di partenza. E, soprattutto, riuscire a farlo anche prima che cominciasse a piovere ...






E questo è stato il nostro piccolo grande viaggio. Una piccola grande avventura attraverso i confini di una Europa che sembra sempre più in crisi di identità, prossima alla deriva politica ed economica, ma che volendo potrebbe avere ancora tante risorse a cui attingere.
Forse è una mia illusione - e sicuramente l'Italia è ancora indietro rispetto ad altri Paesi - ma credo che le persone comuni, quelle che incontri per strada, vogliano trovare una soluzione positiva a questo momento complicato.

La Mula de Parenzo?!

Insomma un'Europa da conoscere e da (ri)conoscersi.
E io spero che questo sia solo uno dei tanti prossimi viaggi. Che, come direbbe il buon Rumiz, a viaggiare lento le distanze si accorciano ...


Che poi mi sa pure che questo sarà l'anno delle mete Marittime ...

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