giovedì 20 aprile 2017

Sulle Uova


Il detto popolare recita che "se non piove sulle palme, piove sulle uova".
Però stavolta, dopo una domenica delle Palme splendida, il meteo sembrava promettere bel tempo anche per Pasqua. Magari non proprio soleggiato, ma tutto sommato neanche male ...


Quest'anno il fine settimana di Pasqua è stato proprio all'insegna delle uova, simbolo di natura, di primavera e, più in generale, simbolo di (ri)nascita.

Tanto per cominciare bene, il sabato mi sono cimentata per la prima volta con delle uova di quaglia. 
Ispirata da una foto vista in rete, l'idea era quella di fare dei fagottini per l'antipasto del pranzo pasquale. Diciamo che poi magari all'atto pratico non sono così abile né raffinata e, nonostante l'ottimo assistente, il risultato finale esteticamente non era proprio lo stesso.
Però a giudicare dalla velocità con cui poi sono spariti, mi pare che siano stati comunque ben graditi!

 
 


E così, dopo l'antipasto, il resto della domenica, impegnata a più riprese con il pranzo, è trascorsa tranquillamente, mentre il nipotino ha continuato a scartare uova di cioccolato - 7, 8 ... 9 ?! - per tutto il tempo, approfittando anche di quelle del fratellino "piccolo".
Nel pomeriggio si sperava in qualche partita digestiva a righea - una sorta di gioco delle bocce con le uova - ma un temporale passeggero ha rotto le ... uova ... proprio sul più bello!

 

 



Il lunedì, confidando nelle previsioni favorevoli, siamo partiti di buon'ora alla volta di Bassano del Grappa per andare a prendere il treno ... tanto presto che, una volta trovata la stazione, abbiamo avuto tutto il tempo per fare colazione, sistemare le bike e prepararci sulla banchina mezz'ora prima della partenza del treno.
Oltre a noi anche un'altra famigliola da quattro aspettava di caricare le loro biciclette sull'apposita rastrelliera da sei posti ...
E davvero arrivare in anticipo è stata la nostra fortuna dato che il gruppetto dopo di noi - nonostante tutti i disperati tentativi di corrompere il capotreno - alla fine è dovuto rimanere a terra.
Poi suppongo - spero - che durante il periodo estivo siano organizzati con qualche posto in più ...

D'altra parte il treno in questione era composto da appena due vagoni: praticamente un pullman su rotaia. Anche per la frequenza delle fermate e le dimensioni sempre più ridotte delle stazioni.


Risalito quindi tutto il Canale di Brenta, dopo circa un'ora e mezza, siamo scesi a Caldonazzo. La famigliola invece proseguiva altre tre stazioni fino a Pergine.
Cielo azzurro e sole alto, siamo partiti attraversando il paese e prendendo, appena fuori, la Ciclabile della Valsugana o Ciclovia del Brenta. A piacere.

 

Ben guidati dalla segnaletica a terra (mica scherzano i trentini!) e sorvegliati dall'alto dalle finestre - sagome vuote contro il cielo, come sguardi ciechi - del Forte di Pizzo Vezzena, già incupito dalle nubi, abbiamo percorso il primo tratto nel dedalo di stradine tra i meleti fioriti, sbucando qua e la a ridosso di qualche olezzosa fattoria.




Tra facili saliscendi siamo arrivati in breve in vista di Borgo Valsugana, annunciato già a distanza dalla slanciata torre del castello che lo sovrasta. Nel frattempo non potevamo fare a meno di notare anche come il cielo verso le vette del Lagorai si stessero facendo sempre più scure e minacciose ...
Ma noi, dopo una sosta fugace - giusto il tempo di un paio di scatti - nel piccolo centro, molto carino, abbiamo proseguito ben convinti e fiduciosi di evitare la perturbazione.
Ed effettivamente, a parte qualche goccia passeggera, abbiamo attraversato tranquillamente la piana fluviale, ricca di vegetazione, in cui il Brenta raccoglie le acque delle risorgive prima di incanalarsi fra le alte pareti degli Altipiani, arrivando ad un provvidenziale bicigrill giusto pochi minuti prima che cominciasse a piovere.

 







Dopo una buona sosta, approfittando di una schiarita, siamo ripartiti per percorrere il tratto finale del nostro percorso.
Lasciata in breve la ciclabile, entrando nella stretta gola che segna il confine storico tra due realtà, siamo entrati in Veneto tornando sulla strada, mentre il mal tempo tornava a farsi minaccioso.
Sbirciando velocemente sull'altra sponda le Scale di Primolano, ormai sotto la pioggia, sono cominciati i fastidiosi saliscendi sull'asfalto bagnato, tra curve e contro curve, mentre le auto - non troppe - ci sfrecciavano a fianco. Una in particolare, su una stretta curva al termine della salita a Sasso Stefani - nome per noi facile da ricordare - mi ha fatto quasi il pelo ... dannati!!!
Fortunatamente, già qualche chilometro dopo, mentre superavamo velocemente il colorato centro di Valstagna, ha smesso di piovere così - anche se nel frattempo il via vai delle auto era aumentato - la pedalata si è fatta un po' meno impegnativa.




Dopo una quindicina di chilometri - snervanti!- ormai ben asciugati dal sole, siamo arrivati in vista di Bassano, dove finalmente abbiamo ritrovato una pista ciclopedonale.
Arrivati in centro, siamo andati a vedere da vicino il Ponte. O almeno ci abbiamo provato, visto che la calca assurda di turisti ci ha fatto cambiare idea in fretta e scegliere, invece, una via di rientro più defilata.



Ritornati a casa, giusto per non far torto a nessuno, siamo andati a cena dei miei, per il piatto tipico della stagione: uova e asparagi!!!




Percorso in bike davvero bello ed interessante (nulla da invidiare al lungo Drava), peccato solo che appena si passi il confine amministrativo dal Trentino al Veneto, la pista ciclabile sparisca completamente (anche se in realtà dovrebbe esistere una variante su strada meno trafficata).
Percorso che prima o poi non mi dispiacerebbe ripetere, sicuramente con il sole, magari partendo più in su, in modo da vedere il lago. Non sarebbe male nemmeno avere più tempo per visitare i paesini o le aree naturali lungo il tragitto.
Ce ne sarebbe abbastanza per riempire qualche bella giornata.

E per finire: la prossima volta a Bassano - turisti o meno - ho intenzione di passare anch'io sul Ponte!

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