mercoledì 26 aprile 2017

DoVe l'AcQuA è più BLU


Come diceva la canzone, io mi tuffo ...
Con la mia fifa in pendant, certo, ma intanto mi butto a capofitto.

Ultimamente ho come l'impressione di aver fatto dello seguire le idee assurde - mie o altrui - uno stile di vita. O almeno, ci sto mettendo davvero dell'impegno nel complicarmi l'esistenza.
Alla sera e nei fine settimana smetto i panni da anonima impiegata occhialuta, mi infilo di corsa in una cabina del telefono, e ne esco trasformata in supereroina (superincasinata piuttosto) dai mille impegni. Possibilmente uno più strampalato dell'altro.
Che di sicuro non mi annoio, ma "certe" mattine poi arrivo in ufficio in totale catalessi.

Riassumendo brevemente le ultime puntate della serie, un mese fa mi sono iscritta ad un corso di fotografia naturalistica. Tipo che, sì e no, fino a poco prima sapevo tenere in mano una reflex.
E, a dire il vero, adesso le mie (in)capacità sono rimaste più o meno le stesse, ma se non altro questo sabato, all'uscita pratica, con qualche lezione privata extra, almeno ho potuto far finta di avere una mezza idea di cosa diavolo stavo facendo.
Ad ogni modo non mi posso lamentare del risultato: sono riuscita a non far inorridire Giacomo, serio professionista dell'AFNI, ed ho conosciuto Roberto e Stefania, attrezzati dieci volte meglio di me, certo, ma nonostante questo molto simpatici e disponibili.
Quindi, una volta lanciata nell'avventura, il trauma più forte è stato l'orario di partenza (però che bello vedere sorgere il sole sulla pianura friulana) e il freddo decisamente fuori stagione (e a sbagliare la scelta degli scarponi poi si paga).
E insomma mi sono ritrovata in fondo ad una forra della selvatica Val d'Arzino a cercare innanzitutto di non finire a mollo o - peggio - di far cadere nell'acqua cavalletto e macchina, e in secondo luogo di riuscire a fare qualche foto al limite della decenza.
Tra il sonno, il freddo e la tensione in effetti mi sono chiesta più volte cosa ci stessi facendo lì, ma poi mi è bastato alzare gli occhi dalla macchina per abbracciare con lo sguardo il verde tenero dei faggi e l'azzurro intenso dell'acqua tra i salti di candida roccia calcarea, oppure accorgermi del volo sfuggente di un merlo acquaiolo o di una vaschetta di erosione pullulante di girini e ...
E rendermi conto di quanto mi piacesse tutto ciò!




















Provata ma felice, sono rientrata a casa per un cambio supersonico - sempre nella famosa cabina telefonica/ripostiglio -  e via, verso Arco, tempio internazionale dell'arrampicata.
Già! Perché Qualcuno è un grande fan di Emilio Previtali che, guarda caso, proprio domenica ad Arco, in occasione degli Adventure Awards Days, teneva un workshop di storytelling ....
E allora potevo non buttarmi anch'io in questa avventura?!

Anzitutto abbiamo scoperto Arco, paesino davvero piacevole e ben curato.
A dire il vero, dopo un primo momento di stupore nel vedere tutti - ma davvero tutti! - vestiti come nell'ultimo catalogo di abbigliamento tecnico, abbiamo anche scoperto che in paese c'era la più alta concentrazione di negozi di articoli sportivi pro-capite che avessimo mai visto.

Ma poi, accidenti, ci sono talmente tante attività possibili tra la riva del Grada e lungo tutta la valle del Sarca. Escludendo l'arrampicata, solo le proposte per le due ruote sono abbastanza da saziare qualsiasi gusto. Per non parlare delle escursioni, dei castelli e musei o, perché no, degli sport acquatici ...
Questa volta purtroppo non abbiamo potuto approfittare entrambi del ponte, ma credo proprio che qualche altro giro da queste parti torneremo sicuramente a farlo.










Dopo un sabato pomeriggio-sera davvero piacevole, domenica era finalmente il nostro momento.
Pronti all'ingresso del palazzo dove doveva svolgersi l'evento con Previtali, ad un certo punto l'abbiamo avvistato da distante e, visto che non eravamo proprio sicuri del posto, praticamente ci siamo messi a pedinarlo. Il bello è stato quando ci siamo accorti che non eravamo i soli!
E insomma, dribblato qualche inconveniente tecnico, è cominciata la "lezione" e noi siamo stati rapiti dalle sue spiegazioni e dai suoi racconti ... Che poi io mica me lo immaginavo così, lui.
O meglio, non me lo immaginavo in una maniera precisa, anzi, però mi ha fatto strano lo stesso ... Forse a spiazzarmi è stato il fatto che mi aspettavo una folla di gente e invece eravamo solo in dieci e ci si poteva guardare dritto negli occhi. All'inizio non potevo fare a meno di pensare "oddio adesso che faccio?" alternato a "oddio che figo!".
Vabbé, a parte i miei momenti di demenza, la giornata è proseguita davvero nel migliore dei modi.
Nel pomeriggio ci siamo trasferiti lungo il fiume per la seconda parte del corso e, alla fine, ci siamo messi in gioco anche noi, ciascuno con il suo breve racconto.
Tema, nemmeno a farlo a posta, il "tuffo" ...

L'unica cosa che mi è dispiaciuta davvero è che sia finito tutto così velocemente: ci vivrei volentieri di giornate del genere.
Andare in giro, conoscer-si, parlare, confrontar-si, imparare.
Scrivere, con la luce, con il corpo, con le emozioni ...

Certo non mi sarà facile mettere in pratica quello che ho appreso, ma la strada è lunga e io ho buoni scarponi!

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