lunedì 3 aprile 2017

A tempo


Fine settimana. Lungo sospiro. 
Stavolta sono arrivata al venerdì sera davvero "spremuta" ...

Il cambio stagione e la quantità di impegni extra che riesco sempre a prendermi, non mi stanno giovando affatto: il mio fisico - stomaco e gola in particolare - a quanto pare sta cercando di boicottare tutti i miei piani, lasciandomi "a piedi" ...
Questo malessere - aggiuntivo rispetto allo stress lavorativo ordinario - influisce negativamente sulle già poche ore che mi avanzano per dormire, che poi mi porta ad aver bisogno di quantità impressionanti di caffé per essere reattiva durante la giornata - già che ho un bioritmo da gufo - il che non fa che aumentare i problemi di stomaco ... un circolo vizioso che raggiunge il suo apice a ridosso del fine settimana, quando finalmente posso staccare la spina al lavoro e, magari non proprio calare il ritmo, ma se non altro dedicarmi a quello che mi piace.

Insomma ultimamente mi sento un po' scarica e comincio ad avere qualche difficoltà a trovare la spinta giusta, quello slancio di positività di cui ho bisogno e che cerco di mettere in ciò che faccio. Anche e soprattutto per difendermi dalle onde negative che mi arrivano ...
La fatica che provo deriva anche dal fatto che mentre una parte di me sta cercando di prender fiato e mettere ordine agli impegni per non "sbroccare", un'altra parte se ne sta con le orecchie tappate a canterellare lalala per non farsi prendere dallo sconforto.
Chi lo sa, magari il non ammalarmi quasi mai, fa si che poi al minimo accenno di raffreddore o di gastrite il mio umore si incupisca più del dovuto. Ad ogni modo, non so se fare finta di star bene aiuti a guarire, ma credo proprio che il momento sia l'unica soluzione possibile, insieme alla serena accettazione dello stato di fatto e a qualche polverina gialla ...


Come se non bastasse ci si mette pure il meteo che regala giornate splendide durante tutta la settimana e poi proprio la domenica fa i capricci ... non lo sopporto proprio!!!

Ad ogni modo, noi ci si impegna anche quando la giornata non è proprio delle più splendenti, né meteorologicamente, né fisicamente.
Sta volta, vista la scarsità di neve dell'inverno, abbiamo deciso di tentare già le alte quote.
Per scegliere la meta si può dire che ho chiuso gli occhi e puntato il dito a caso, indicando il Sasso Bianco, cima di cui avevo sentito parlare più volte, in una zona per me quasi del tutto sconosciuta, e che mi incuriosiva per il nome ...

Partiti dal minuscolo aggregato di case dal singolare toponimo di Caracoi Cimai, arroccato su uno spuntone roccioso a picco sul Cordevole, abbiamo cominciato a risalire nel bosco la ripida forestale.

 

Arrivati all'ampio pascolo di Giardogn, abbiamo approfittato di un momento di sole per una sosta tra i numerosi tabiai. Solo noi, il silenzio e ... un basso ritmato portato dall'aria!
Dopo uno scambio di sguardi sconcertati - del tipo: ma lo sento solo io? - abbiamo realizzato che proveniva dalla ski area del Civetta alle nostre spalle. Ad oltre 5km di distanza!   o_O
Sinceramente il sottofondo da dj set mi mancava proprio ...





 

Lasciato il pianoro, accompagnati da un crescendo musicale - da qui in poi, a seconda del vento, costante colonna sonora della nostra uscita - abbiamo cominciato in breve a risalire un tratto tra gli ontani ancora innevato, quindi, dopo una larga cengia, siamo arrivati in una prima conca erbosa.
Qui finalmente ho potuto appurare i miei sospetti: dopo aver pestato per tutto il tempo scura roccia vulcanica siamo arrivati su un grigio scoglio calcareo, segno distintivo che ha dato il nome al Sasso Bianco.




 

Superato con l'aiuto di un cavetto un ultimo salto roccioso, abbiamo raggiunto il largo catino prima della vetta. Anzi, vette perché oltre alla principale centrale - il Sasso Bianco vero e proprio - ce ne sono altre due "minori" ai lati.
Dato che nel frattempo stanchezza e malessere cominciavano a farsi sentire, facendomi rallentare sempre di più, abbiamo deciso per la sommità più vicina - la Cima da Pian - dall'aspetto più  abbordabile.

 







 

A quanto pare alla fine la nostra sembra esser stata la scelte migliore: vista dall'alto la ripida traccia per il Sasso Bianco nascondeva dei tratti di neve all'apparenza poco sicuri e poi dalla nostra Cima abbiamo potuto ammirare meglio la ripida parete che dà il nome al complesso montuoso.

Dopo una sosta ristoratrice, godendo, tra una nube e l'altra, del caldo del sole, siamo rientrati per lo stesso tragitto della salita.
Fortunatamente, dopo essere ritornati a Giardogn, i festeggiamenti in Civetta hanno cominciato a languire, lasciandoci tornare alla pace dei nostri pensieri silenziosi.



In attesa di tornare a condizioni migliori, cerco di godere di quello che c'è.
Momenti preziosi, come minuscoli gioelli di luce tra l'erba ancora da rinverdire: un abbraccio, una canzone, una danza a due attorno ai fornelli ...


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