martedì 8 novembre 2016

Dall'alba al tramonto ... o quasi!


Dunque dove eravamo rimasti ...?! Ah sì, il cambio dell'ora!
Come odio le giornate corte, magari grige e umide ... mi mettono una tristezza infinita! Purtroppo però temo proprio che non mi resti altro che rassegnarmi ad uscire dall'ufficio con il buio per i prossimi mesi.

Intanto la scorsa settimana, per un ponte che non c'è stato, almeno abbiamo avuto un giorno extra di sole e di montagna. Ma davvero EXTRA!!!

E vista la premessa che si trattava di un giro del caro amico Silvano, il nostro garçon, dovevo già saperlo che sarebbe stato curt ... e se non ho ancora imparato a mordermi la lingua invece di insistere a fare il giro più lungo, poi non mi posso proprio lamentare.
Anche se a dire il vero non mi sono lamentata. Anche quando il sentiero non finiva mai - M-A-I - e alla fine siamo arrivati all'auto che ormai era buio pesto.
E nemmeno mi oserei di dire nulla ... perché era davvero un giro tanto tanto bel!


Partiti da Malga Vallazza subito dopo le 9:00 abbiamo cominciato a risalire la piacevole mulattiera che si addentra regolare nella conca, quindi, dopo aver raggiunto un dosso panoramico abbiamo svoltato scendendo fino a lambire il cristallino Lago Juribrutto.
Da lì siamo risaliti fino alla "fermata dell'autobus" del bivacco Juribrutto. Eravamo già passati di qui durante il precedente giro sul Troi de la Mariota, ma stavolta, senza neve e con il sole, il panorama è completamente diverso. Mentre ci fermiamo per una pausa non posso fare a meno di guardare la vetta del Juribrutto: quella volta, complice il meteo incerto, non l'abbiamo raggiunta e per questo motivo ancora mi chiama ...




 

 

   

 



Tempo di sederci e ci arriva un'altra coppia con un paio di pastori tedeschi che si mostrano subito interessati alla nostra merenda. uno dei due cani, in un mio momento un po' maldestro, finisce quasi per infilare il muso nel mio the ...
Così, lasciata velocemente la compagnia, abbiamo cominciato a risalire il ripido fianco roccioso (di reminiscenze gandose), segnato da dei robusti contrafforti verticali squadrati - quasi fossero gli elementi decorativi di un immeso portale gotico - tipici delle rocce di origine vulcanica, fino a rimontare l'ampio pianoro meridionale di Cima Bocche.
Da qui, lungo tracce e spesso a ridosso delle numerose trincee austrungariche abbiamo seguito guadagnato la vetta alle 13:00 in punto.
 



   








   


Mi sorprende scoprire come, in qualsiasi direzione si guardi, ci sono montagne "famose". I piani in lontananza si confondono ed una leggera foschia tende a confondere i profili, ma quasi mi sorprendo di riuscire a riconoscerne facilmente una buona parte!
... Sassolungo, Sassopiatto, Sella, Piz Boé ... Marmolada, Cime d'Auta, Costabella, Forca Rossa e Cima Uomo ... Sorapiss, Antelao, Marmarole, Pelmo ...Vette Feltrine e Pavione, Schiara, Agner ... Pale di SanMartino, Colbricon, Lagorai e Cima d'Asta ... Latemar, Catinaccio, Torri del Vajolet ...
Più lontano verso ovest risplendono i ghiacciai dell'Adamello - quasi mi commuovo! - e del Cevedale, verso nord ci sono le quinte indistinguibili verso l'Austria e ad est, in infilata, si intravvede la baia nuvolosa delle prealpi friulane.

Impossibile non pensarci oggi: dalla vetta lo sguardo si allarga in una visione a volo d'Angelo ...


Arriviamo in cima nello stesso momento di un'altra signora che è salita dall'altro versante.
Dopo un saluto veloce ci "balliamo" tutti e tre un po' attorno, impegnati ciascuno a fare le sue foto. Poi non ci rimane che imbacuccarci e spartirci in silenzio i pochi massi dove potersi sedere a mangiare qualcosa, mentre il crocefisso che segna la vetta, insensibile al vento, sembra quasi sorridere al sole.
Terminata la pausa, dopo un altro cenno di saluto, riprendiamo - noi e la signora - ciascuno il proprio cammino.
Con una simile giornata ho insistito per fare il giro più lungo. Tanto nello zaino ho sempre la pila frontale ...


Come per la salita, scendiamo prima seguendo le tracce lungo il filo della cresta, quindi passiamo tra i resti di postazioni militari e trincee fino a Forcella Bocche, dove sta affacciato verso valle un altro bivacco-fermata dell'autobus. Da qui si apre una bella conca sui laghi di Lusia. Non mi sorprende che durante l'estate siano una meta tanto famosa.
Proseguiamo veloci costeggiando i laghi fino ad arrivare, nei pressi dell'accogliente bivacco Redolf, a svoltare verso sud in direzione di Malga Bocche e cominciamo a scendere lungo il sentiero solitario senza altra sosta.
Ogni tanto intravvediamo la malga tra le cime dei larici dorati, ma sembra proprio che per quanto si cammini non si riesca a raggiungerla. Mi chiedo se magari non ci sia lo zampino di qualche folletto dispettoso che ogni tanto cerca di farmi anche lo sgambetto con qualche radice ...






 

 
 
 


 


 


 

Ad un tratto risaliamo brevemente nel bosco e dietro una curva sbuchiamo nei pascoli a ridosso della malga: sono già le 15:00.
Dopo una prima incertezza sul sentiero da seguire, troviamo un cartello che indica laconico altre due ore e mezza di cammino per ritornare al nostro punto di partenza. Le PSM intanto stanno cominciando ad offrirsi nella loro luce migliore, quella del sole che si sta abbassando verso l'orizzonte.
Sapevo che sarebbe stata lunga ...


 


   

Rientriamo quasi subito nel bosco, dove il sentiero - di nuovo una bella mulattiera in costa - si impenna con alcuni tornanti, tanto che più di una volta mi chiedo quanto manchi ancora a terminare i 200m che dobbiamo risalire ...
Quindi ritorniamo all'aperto allo sbocco della Val Miniera, giusto in tempo per godere della vista fugace di alcuni cervi e dello spettacolo magnifico delle PSM che si infiammano alla tramonto.


 

 

 

Dopo un paio di curve in discesa facciamo ancora a tempo ad ammirare lo spegnarsi del giorno prima di rientrare nel buio del bosco. Ormai le ombre stanno risalendo rapide dalle valli e una volta raggiunta Malga Juribrutto dobbiamo rassegnarci ad accendere le frontali.

La stanchezza si fa pesare, ancor più con il freddo che, ora che non c'è più il sole, comincia a farsi pungente. Metto tutte le energie rimaste per salire il sentiero cercando di seguirne lo sviluppo, facendo allo stesso tempo attenzione ad illuminare ogni sasso e radice davanti a me: anche se sono quasi del tutto immersa nel buio avverto un senso di ripido poco rassicurante alla mia destra.

Sembra incredibile come l'assenza di stimoli si accuiscano i sensi.
Ancora prima di vedere o di percepirne i rumori, l'olfatto per primo rivela la vicinanza di un che di umano ... un misto tra gasolio e legna bruciati, poi finalmente delle luci tra i rami rivelano che a breve distanza - ancora incalcolabile senza altri punti di riferimento - ci sono delle abitazioni.
I cani di Malga Vallazza ci annunciano con largo anticipo. Quando usciamo dal bosco, mentre ancora a fatica si intravvede la sagoma del malgaro in controluce sulla porta di casa, loro hanno già raggiunto un parossismo di latrati.
Non so se aver paura dei cani sciolti - e forse più impauriti di me - oppure essere felice per essere quasi arrivata. Fischi e richiami servono a poco, tanto che, quando arrivo a pochi metri dall'uomo mi sento in dovere di scusarmi ... "Ma no no, che disturbo, scherzòn?!".
Proseguiamo con qualche altra battuta veloce sulla splendida giornata che abbiamo fatto davvero bene a goderci fino in fondo ... ma ormai sono proiettata completamente verso la macchina, lo zaino da levare e gli scarponi da togliere. Sono le 18:15.

La tensione si scioglie e, mentre saliamo in auto, il respiro si svuota nel rilassamento di una piena soddisfazione ...


L'anno scorso, sempre per "colpa" del Sylvain, avevamo già fatto una gran bella scarpinata al Troi de la Mariota, ma stavolta credo proprio che sia stata ancora più lunga.
Il dislivello tutto sommato era accettabile - facendo due conti a spanne di tutti i vari saliscendi saranno stati circa 1100m - ma in quanto a chilometri percorsi ... ho la netta sensazione che stavolta siano stati nettamente superiori!


Nessun commento:

Posta un commento