giovedì 24 novembre 2016

Km#0


Con l'avvicinarsi delle festività gli impegni famigliari cominciano a moltiplicarsi, così, mettiamo anche il tempo ultimamente sempre sul grigio, e la domenica mattina si fa fatica ad ingranare secondo i soliti orari.

Però fortunatamente c'è sempre possibilità di fare quattro passi - anzi TRE - anche vicino a casa ...

Emersi dalla coltre di nuvole della pianura, partiti un po' incerti - di qua o di là? stradina o sentiero? - finalmente, con alcuni tornanti, prendiamo sufficiente quota per addentrarci nella lunga valle.
Forse è vero che nessuno immaginerebbe che esiste un luogo così, nascosto tra le creste.
Eppure i segni di frequentazione, come briciole nel bosco, raccontano una storia antica: un tratto di sentiero scavato, un possibile spiazzo da poiat, un cippo confinario, una probabile calchera, un paio di stalle con i loro moltrin, una cisterna ...
La strada arriva fino ad una minuscola casera che sembra l'ambientazione adatta per il racconto di una fiaba.
La presenza di altri ospiti ci spinge a proseguire oltre - al rientro avremo sicuramente modo di darle un'occhiata da vicino - e così prendiamo subito la traccia che si inerpica rapidamente fino ad bel poggio di larici, dove il sentiero si divide.








 



Dopo una breve sosta, decidiamo di proseguire lungo il sentierino che si addentra senza fretta, salendo lungo la destra orografica.

Man mano che ci alziamo la vista si spinge sempre più giù verso il fondo valle, mentre le nuvole giocano veloci con il sole, aprendo improvvisi squarci di luce sulle cime frastagliate.
Oggi puntiamo in alto anche noi, verso le creste, verso la luce ...
In realtà in quota, favorite dal substrato calcareo, tra le creste bianche e grigie - come dorsi scheletrici di animali primordiali - si aprono innumerevoli conche e vallette e così, ad ogni svolta del sentiero, ci si apre davanti un panorama diverso.





Arriviamo ad una prima forcella, spazzata da un freddo gelido, dalla quale ci affacciamo: da una parte, nel cuore profondo delle valli, risplende come un  turchese il lago di Barcis, mentre dall'altra i versanti ombrosi e appena spruzzati di neve delle cime del gruppo Cavallo.
In fondo, contro il cielo sbiadito, si fa notare il rosso del bivacco invernale del rifugio Semenza.

Proseguendo lungo l'aereo sentiero notiamo poche decine di metri più in giù tra le rocce un camoscio: gli sguardi si incrociano, senza timore, siamo semplicemente animali curiosi l'uno degli altri ...
Sono lunghi istanti silenziosi che infiammano l'animo di gioia.

  


 
 


 




Continuiamo il nostro cammino superando una seconda forcella e scendendo verso una terza affacciata sulla valle profonda che risale diretta al bivacco: la distanza non sarebbe eccessiva, ma il meteo e, soprattutto, l'orario ci spingono a preferire la discesa. Ci saranno altre occasioni ...
Prendiamo una traccia diretta verso il basso che, all'inizio incerta, scendendo migliora man mano e ci riporta giusto all'imbocco della valle. Da qui, ripreso il sentiero principale, in una lunga cavalcata tra vallecole carsiche - passando dai mughi ai larici - ritorniamo al bivio.

Per tutto il tempo nubi e sole hanno continuato a rincorrersi creando di volta in volta un caleodoscopio di sogni di luce oppure paesaggi da avventure nel grande nord. 
Eppure siamo appena fuori casa ...



 



Intanto, uscendo dalla valle, il sole avvampa per l'ultimo spettacolo della sera mentre la marea delle nuvole risale placida lungo i versanti dei monti.
Rientriamo, portando con noi le ultime luci negli occhi, sognando già nuovi passi in questi luoghi ...






Sogni a m#1000 in Val Salatis ...



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