giovedì 19 marzo 2015

La maledizione del capogita


Ovvero: la ciclica colpisce ancora (ma anche la sveglia ci mette del suo) …

Certe volte le cose le fiuti da lontano.
Già dalle premesse sai che ci saranno tutta una serie di contrattempi e complicazioni. Ma non puoi far niente per evitarle perché ci sei già dentro con tutti gli scarponi.

Ecco. E' esattamente con questa gioiosa disposizione d'animo che mi sono apprestata a fare da "capogita" durante l'ultima ciaspolata del programma sezionale al Col Duro. 


Tanto per cominciare io avrei volentieri evitato di esser responsabile per questa uscita. L'escursione infatti era già stata prevista l'anno scorso ma, dopo la ricognizione, avevamo deciso che le condizioni di innevamento non erano adatte ad un gruppo numeroso e non troppo esperto (poi, in realtà, pochi giorni prima della gita un'eccezionale nevicata aaveva colpito il bellunese e ci aveva fatto annullare qualsiasi uscita per quasi tre settimane).

E c'ero quasi riuscita ad evitarla, se non fosse che all'ultimo momento, durante la stesura del programma - a causa di un aggiornamento - non avessi dovuto far cambio con la semplicissima uscita che avevo proposto per l'inizio stagione.

Ma questo era solo il principio. 

Per motivi logistici (strada stretta e pochi iscritti, grazie a un po' di sano terrorismo psicologico) si era deciso di non prenotare il solito pullman, facendo affidamento all'inossidabile pulmino sezionale e alle auto proprie. Peccato solo che poi l'unico "volontario" alla guida del pulmino il giorno prima decidesse di essere troppo rugginoso per fare l'autista.

Manco a dirlo, nemmeno le previsioni meteo sembravano essere a mio favore.
Come se non bastasse - mentre già mi immaginavo tutta una sequela di mugugnamenti - per i motivi più svariati, non c'era quasi nessuna delle persone con cui di solito faccio "squadra" e da cui avrei avuto avere un appoggio, se non altro psicologico.

Insomma, direi proprio che ce n'era abbastanza per rendermi nervosa al punto giusto, magari da non dormirci neanche la notte ...

Invece, nonostante fossi andata a dormire con tutti questi pensieri in testa, la domenica mattina mi sveglio perfettamente riposata alle "prime" luci del giorno e controllo la sveglia e ... ORE 6:54 ... 

OHHMAMMASANTISSIMAAAA alle 7:00 si parte ... e tutti aspettano meeeee!!!

Preparata a tempo di record e teletrasportata al punto di ritrovo (la fortuna di abitare ad un nanosecondo di distanza), prostrata e genuflessa sull'asfalto, mentre smistavo persone e bagagli sulle varie auto, alla fine siamo partiti - con solo una decina di minuti di ritardo! - alla volta di Forcella Cibiana.

Che dire, dopo un inizio così disastroso, ho cominciato a rilassarmi un po', che tanto, pensavo, peggio di così!
Peggio di così? Detto, fatto: ha cominciato a nevicare giusto nel momento in cui ci stavamo preparando per  l'escursione!
Ma come gruppo siamo ben temprati e non ci facciamo certo scoraggiare da qualche fiocchetto, così ci siamo incamminati lo stesso.
Per fortuna, dopo due ricognizioni distinte della settimana precedente, il sentiero era risultato praticabile senza troppe difficoltà, e così domenica siamo riusciti ad arrivare facilmente alla forcella di Val Inferna senza ciaspe. Quindi, infilatele, abbiamo percorso l'ultima successione di dossi in cresta fino a raggiungere la vetta del Col Duro. 
Purtroppo non ci siamo potuti godere il fantastico panorama per cui questa cima, per quanto modesta, può rendere speciale questa meta, ma alla fine siamo riusciti lo stesso a goderci la camminata in compagnia ed il paesaggio appena imbiancato dalla neve fresca.











Certo, non fosse quasi spuntato il sole quando siamo arrivati alle macchine ...  

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