giovedì 2 febbraio 2017

Silenzio



A volte ho la netta sensazione che il mondo stia proprio andando al contrario ...
No, peggio: che stia andando sempre più velocemente, ma nella direzione sbagliata!
E non penso nemmeno di essere una persona negativa ma, anche a non voler credere che il quadro sia così nero come ce lo vogliono far vedere, a volte anche le migliori speranze sembrano venir meno ...

Conosco un buon numero di sentenze sull'inutilità della Storia.
Io stessa ne sono un esempio lampante: anni ed anni sui libri a studiarla per poi fare una faccia da "BH" quando qualcuno mi chiede una data o un nome.
Forse sarà perché ho sempre preferito le minuscole storie di cui posso percepire ancora le tracce alla maiuscola libraria.
Questo mi fa pensare che solo facendo esperienza di altri tempi, di altri luoghi ... di altri uomini ... si riesca a comprendere - non tanto la Storia - ma la vita che è stata prima di noi e forse, chissà, a migliorare il futuro.
No, decisamente, spesso temo proprio di essere un'inguaribile ottimista.


Come per la neve, vuoi per una ragione vuoi per l'altra, questo inverno pare che anche come responsabili di Gruppo si sia in periodo di magra. Così, dei "soliti" a fare le ricognizioni, siamo rimasti davvero in pochi.

Nonostante in questi ultimi anni le escursioni in zona non siano mancate, solo ora sto cominciando a farmi una mia mappa mentale dell'Altipiano di Asiago. E la logistica è ancora in fase di studio.
Che, ad esempio, se la buona escursione si vede dal mattino - specie con il Gruppo - allora bisogna saper trovare anche il posto giusto dove far colazione ...  :-D

Raggiunto il Monte Rasta, già in vista del Forte Interrotto, ci siamo subito incamminati verso la costruzione che, se non fosse per una sovrabbondanza di feritoie, potrebbe benissimo sembrare una struttura tardo medievale.
All'interno, attorno alla corte squadrata - spazio vuoto pieno d'echi - un labirinto di laterizi moltiplicato dalla dalle ombre nette e dalla luce dura del mezzogiorno. L'atmosfera è sospesa e non mi sarei sorpresa di incontrare da un momento all'altro il tenente Drogo.
Peccato che qui siano arrivati ben altro che i Tartari ...




 







Visitata la "fortezza", abbiamo poi proseguito risalendo la tranquilla strada forestale nel bosco, chiacchierando e godendoci la luce dorata tra i rami degli abeti ed il bel verde brillante del muschio.
Raggiunta, con una breve deviazione, la sommità del Monte Mosciagh, dove ancora si riescono ad intuire sul terreno l'intrico delle trincee e le tracce delle esplosioni, abbiamo poi continuato scendendo fino ad una piccola radura.
Qui un primo cippo a ricordo dei soldati della Brigata Catanzaro che, seppur per poche ore, riuscirono a riconquistare terreno sull'implacabile offensiva degli austroungarici nella Primavera del 1916.

Appena più avanti, in un altro spazio aperto e soleggiato, alcune lapidi di Ammonitico rosso e, poco oltre lungo il sentiero, le croci ordinate di un secondo cimitero, nella mezz'ombra fredda di una vallecola silente.
Effimeri ricami di brina sulla ruvida trama del corten velavano di tristezza le croci come lacrime raggelate.








Ripreso il nostro tragitto, considerato il nostro netto anticipo sulle tempistiche previste, ad un bivio abbiamo deciso di fare una deviazione per risalire a visitare il terzo cimitero del Mosciagh. Come nei due precedenti cimiteri, qui riposano giovani delle truppe imperiali.
Ed anche qui siamo stati accolti da una radura silenziosa, appena rischiarata dal sole.
Oltre alle nostre, sulla neve si leggevano solo rade tracce di animali e le croci sembravano schierate, riunite quasi a darsi conforto, in attesa di ricevere chissà quale ordine ancora ...
Ma la sensazione di quiete era intensa, che quasi si aveva il timore che la nostra presenza potesse disturbare.



La cosa bella delle ricognizioni è che ci si può prendere anche qualche deroga dal programma.
Fosse stato per me sarei arrivata volentieri anche fino al Zebio - dall'altra parte del fronte - a ritrovare le croci della Brigata Sassari, per cui il Billy aveva commosso tutti suonando il Silenzio con la sua armonica ...

Ma, a quanto pare, purtroppo non tutti apprezziamo questo genere di deviazioni.
Così, ritornati sulla nostra comoda forestale, siamo poi rientrati fino al Forte e da qui, senza perdere altro tempo (!), all'auto.

  


Verso est, nella prospettiva schiacciata dalla foschia, oltre il Fior, il Grappa appariva incredibilmente vicino.

Nella piana invece, il Sacrario del Leiten segna sempre un punto fisso sull'orizzonte di Asiago. Frammenti di vite spezzate raccolte qua e là ...


Meno male che per riconciliare gli animi si può sempre andare a comprare del buon formaggio!

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