lunedì 12 dicembre 2016

Quelli del giovedì


Ultimamente c'è stato un notevole incremento di nipotini (l'ultima addirittura a sorpresa!) e infatti la prima domenica di dicembre abbiamo festeggiato il battesimo "piccolo" Edoardo ... un vero pacioccotto che ben presto si saprà valere con il fratellino maggiore!
Il meteo incerto - almeno visto dalla pianura - e la stanchezza accumulata nell'ultimo periodo comunque non avrebbero invogliato a grandi imprese montane eppure, all'ennesima ora seduti al tavolo a mangiare, lo sguardo malinconico sfuggiva lo stesso lungo le creste vicine.
Per quanto possa essere anche piacevole trascorrere del tempo con i famigliari, in queste occasioni si finisce sempre per passare tutto il giorno a ingurgitare cibo come delle oche all'ingrasso ... Beh, forse l'immagine non è delle migliori, ma l'effetto rimane comunque devastante.
Tanto più che le temutissime ed ipercaloriche feste natalizie ormai sono alle porte.
Che, per chi come me, intrattiene da sempre dei pessimi rapporti con la bilancia, è a dir poco un dramma ...


Per fortuna dai rispettivi uffici hanno magnanimamente concesso almeno l' 8 dicembre - che manca niente che siano messi in dubbio pure i giorni festivi - per andare a prendere una boccata di ossigeno vitale.

Era da un po' di tempo che "in lista" c'era il Col (Ro)Tondo dei Canopi.
Il nome - che richiama l'antico utilizzo della via come accesso dei knop, i minatori di lingua tedesca - potrebbe sembrare un po' pretenzioso per un modesto "collinotto" (almeno a confronto con le illustri cime vicine) ricoperto di mughi che fa da spartiacque tra due vallate. Ma, dato che abbiamo già appurato più volte che spesso delle cime apparentemente insignificanti sono proprio quelle che poi offrono le viste migliori, nel dubbio, prima o dopo dovevamo pur andare a verificare ...

In effetti era da una breve esplorazione di avanscoperta dal Rifugio Vallandro della fine dell'inverno dell'anno scorso che la curiosità covava.





Partiti all'ombra dei -6 di Cimabanche ci siamo incamminati nell'ampia distesa detritica ricoperta da un fitto intrico di alti mughi ornati da incredibili cristalli di brina.
Il sole intanto, più in alto sulle cime, lentamente stava scendendo a riscaldare i versanti delle montagne.
Dopo nemmeno un chilometro, attraversato il greto del torrente e raggiunto il sentiero (che in realtà parte più a nord di dove abbiamo parcheggiato noi), siamo usciti anche noi nel tepore della luce e finalmente abbiamo cominciato a scaldarci (ma forse anche merito della salita!).






Inizialmente abbiamo proceduto lungo la mulattiera che sale dolcemente addentrandosi nella Valle dei Canopi. A tratti il torrente, risvegliato momentaneamente dal suo sonno invernale, ci accompagnava nel cammino con il suo gorgogliare sommesso.
Poi, dopo un guado un po' più funambolico dei precedenti, il sentiero ha cominciato a salire a svolte regolari alzandosi in fretta fino a varcare la sella d'accesso all'ampia conca pascoliva di Prato Piazza.
Nonostante l'aspetto insolito dovuto all'assenza di neve, i prati qui sono comunque sempre ben ordinati - direi con rigore teutonico - il che mi dà sempre la sensazione di un ambiente un po' d'élite. E noi invece che siamo entrati dalla porta di servizio per raggiungere una meta pressochè sconosciuta ...!




 



A questo punto le poche relazioni in nostro possesso - tutte di Majoni - dicevano di cominciare a salire direttamente fino ad intercettare un vecchio sentiero militare: un po' troppo vago per esserci d'aiuto, così, aggirato un primo dosso e scavalcata la staccionata di confine, abbiamo intercettato la traccia innevata che si allungava fino alla collinetta che avevamo già conquistato in passato.
Muovendoci velocemente sulla neve compattata dal vento - sprofondando qua e là a tradimento - mentre i cristalli di ghiaccio scivolavano via con allegro vibrare di sonagli, abbiamo raggiunto il dosso, completamente scavato da postazioni che facevano da guardia al sottostante forte di Vallandro.
Da qui, con un altro traverso su neve dura, abbiamo poi rimontato una prima cima segnata da un grosso ometto e da qui abbiamo potuto proseguire per la lunga dorsale.









Tanto per cambiare, mi ero immaginata una cosa un po' diversa da quanto ci siamo ritrovati davanti: la cresta era meno larga e più scoscesa di quanto mi aspettassi. Una di quelle cose, che neanche a dirlo, mi fanno subito titubare ...
Poi però, vinta la mia iniziale riluttanza, mi sono lasciata convincere ad andare "almeno a vedere".
Così alla fine - senza però riuscire a godermi tanto l'aerea balconata tra i mughi - sono arrivata anch'io sulla seconda cima, protesa come la prua di un bastimento roccioso. Ed in effetti la vista meritava eccome! 

Appena al di là della croce di vetta abbiamo poi scovato dei resti di trincea che abbiamo cominciato a seguire fino ad arrivare ad una postazione affacciata sulla valle sottostante e quindi risalendo tra i mughi fino alla sommità, dove abbiamo trovato un'altra struttura che però non siamo riusciti ad identificare.






 








Terminato il giro panoramico siamo tornati alla prima vetta per rilassarci(mi) e pranzare, godendoci il sole caldo ed il panorama davvero notevole prima di riprendere il sentiero verso valle.

Nel, frattempo, poco più in là verso nord, un'altro dosso con un ometto aveva attirato la nostra attenzione, ma alla fine eravamo soddisfatti di quanto già fatto ...
Per scendere volevamo trovare la traccia diretta lungo la staccionata descritta nelle relazioni ma, dopo una breve ricerca, alla fine siamo tornati per lo stesso percorso di salita.
Forse, a ripensarci in un secondo momento, la traccia scendeva proprio dall'ultimo dosso visto ...

 




Ripresa la mulattiera, stavolta accompagnati da un torrente più chiacchierino, abbiamo cercato di inseguire il sole fin giù in fondo alla valle ... ma a Cimabanche durante il giorno non è proprio mai arrivato!






Una volta arrivati a casa -  mentre ci gustavamo un biscottone gigante cadorino - abbiamo voluto rivedere le informazioni che avevamo sulla cima: in effetti a vedere la Tabacco il Col Tondo dei Canopi è la cima più a sud, mentre a leggere le varie relazioni risulta che la che è la più a nord e leggermente più bassa.
Alla fine, affidandoci alla topografia germanofona, abbiamo preferito la versione che vede la prima vetta denominata Knollkopf (2179m) - più propriamente la collinetta del Col Tondo dei Canopi - mentre la seconda essere il più aspro Rautkopf (2204m).

Insomma ... se ne scopre sempre una di nuova!  XD



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