mercoledì 14 settembre 2016

Giustificazione


E' un po' difficile tracciare dei limiti quando piacere e dovere si intrecciano ...
Sono sempre disponibile a lavorare per il Gruppo, cercare di portare avanti ciò in cui credo, scontrarmi con le difficoltà e magari cercare di migliorare qualche piccola cosa, ma certe volte ho bisogno anch'io di un attimo di respiro ...
Certe volte in cui sono semplicemente stanca di tutto e di tutti ... tipo che dico che vado al mare !!!

E insomma questa volta ho chiesto la giustificazione alla Comare per trascorrere una domenica tranquilla, senza orari, senza traffico, senza confusione, senza responsabilità ...
Una domenica a due da soli (dopo tanto, troppo, tempo) a goderci il silenzio delle creste.



 
Era da un bel po' che, stuzzicata anche da un amico "storico", mi ero fissata di andare sul Colbricon.
E finalmente, col mio bel paio di scarponi nuovi  rosso  blu fiammante, sembrava arrivata l'occasione giusta.

Raggiunta Malga Ces - districandoci a fatica fra il dedalo delle stradine di San Martino - ci siamo incammiati subito di buona lena risalendo un tratto di pista da sci (orrore!) già vegliati dalle severe pareti orientali del Colbricon.
Per fortuna, poco più in su, al Pian delle Cartucce (...), abbiamo trovato un bel sentierino che ci ha portato piacevolmente fino a ridosso di Punta Ces, da dove purtroppo, però, abbiamo dovuto ripercorrere un altro lungo tratto di pista ...

 
 



Arrivati quasi a Malga Valcigolera abbiamo trovato, non senza una certa difficoltà, un'esile traccia che si staccava dalla pista tra l'erba alta dei pascoli e che, percorrendo una stretta vallecola incassata, risaliva a lato di un allegro torrentello. A confermare che quello fosse il sentiero giusto e non dei semplici segni di pascolamento, solo un paio di ometti malconci ...
Fortunatamente, riportandoci in quota e tornando in vista degli impianti di Punta Ces, la traccia ha cominciato - a tratti - a farsi più consistente e, dopo aver attraversato una fiumana di detriti rocciosi piena di reperti metallici della Guerra, abbiamo ritrovato i primi segni biancorossi che ci hanno permesso di rimontare sul sentiero che, dalla vicina Punta, ne attraversava più in alto la cresta.

  


 

Preso quindi l'assolato sentiero che, sempre più addossato alle pareti del Colbricon, risaliva in direzione di Forcella Ceremana, abbiamo poi salutato le foschiose Pale e svoltato l'angolo per risalire gli ultimi metri alla forcella, dove, tra numerosi resti di trincee e postazioni austroungariche e campanelle di capre alpiniste, ci siamo concessi una sosta.







Forcella Ceremana - baracche austriache - agosto 1917




Superata la forcella - lasciando alla sinistra il sentiero che si tuffa giù a valle e superando un facile tratto attrezzato - siamo andati alla scoperta dell'oder side del Colbricon: un'ampio altipiano inclinato dall'aspetto lunare.
Dopo aver attraversato in quota un bel tratto di rocce montonate (reminiscenze adamelline), siamo quindi scesi nella conca erbosa di Forcella Colbricon, giusto in mezzo tra le due cime gemelle del monte.

 

 

 


Dalla forcella, un po' indecisi su quale delle due cime salire, un po' sfiaccati dal meteo incerto (ora sole a picco, ora nuvoloni poco simpatici), ma soprattutto dato che ormai ero snervata dagli scarponi nuovi e ancora ben duri sulle caviglie (dannati!) e non mi fidavo a percorrere gli ultimi 200m un po' più delicati, alla fine abbiamo deciso di proseguire direttamente verso valle.


 
 

Dopo aver percorso il lungo sentiero sassoso - se mai avessimo avuto nostalgia della gande ... - che tagliava trasversalmente tutto il versante puntando dritti ai noti Laghi di Colbricon, abbiamo poi preferito lasciarne la visita ad un'altra occasione (magari quando ci saranno meno turisti) e scendere subito verso Malga Ces, dove, comodamente seduti, ci siamo infine concessi una ricca merenda trentina!
E per fortuna siamo rientrati presto: un minuto dopo essere saliti in auto dalle Pale si sono aperte le cateratte del cielo e in un momento su San Martino si sono riversate secchiate di pioggia!



Come primo assaggio del Colbricon devo dire che non smanio dalla voglia di tornare a breve, o per lo meno vorrò tornare a fare le cime solo quando avrò ammorbidito a dovere gli scarponi e possibilmente risparmiandomi l'antipatico sentiero in discesa dall'ultima forcella.
Per il resto della zona invece ho già visto un bel po' di cosette che hanno stuzzicato la mia curiosità ...

Ad ogni modo, non ho ancora capito perché nella mia mente bacata certe escursioni me le immagino sempre come tranquille passeggiate poco più che turistiche, mentre poi nella realtà si rivelano delle sfacchinate su per sentieri da capre ... e il problema è che tendo pure ad essere recidiva! 


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