E anche questa estate ormai sta fuggendo veloce come il sole al tramonto ... sempre più rapido verso l'orizzonte.
Le ferie invece sì sono ormai sfuggite del tutto. Purtroppo!!!
Però l'importante è che quest'anno le abbiamo sfruttate a pieno. Anzi, direi proprio a sazietà ... durante 15 giorni in cui abbiamo avuto appena il tempo di lavare qualche indumento tra una montagna e l'altra!
Quest'anno siamo andati ad esplorare le zone al confine tra bresciano e trentino.
Confine storico, come ci hanno confermato le numerose tracce trovate - a volte anche inaspettatamente - lungo il nostro cammino.
Siamo partiti in cinque - auto unica e carretto stracolmo di borse ed attrezzatura varia - a ridosso del Ferragosto, puntando alla Val Camonica per cominciare a sgranchirci per bene gli scarponi con l'altavia dell'Adamello, più conosciuta semplicemente come "
Sentiero 1".
Raggiunto Passo Crocedomini, dopo poche ore di cammino, abbiamo raggiunto il primo rifugio, decisamente turistico (anche nella colazione ...).
Ma il vero carattere della nostra avventura abbiamo cominciato ad intuirlo solo dal secondo giorno: lunghe tappe attraverso zone selvagge, ricche d'acqua e di rocce tonalitiche, praticamente isolati dal mondo, visto i cellulari inutilizzabili e le pochissime persone (a parte gli "amici" bergamaschi Brüno e Roby che facevano il nostro stesso percorso) incontrate lungo i sentieri "alti".
A dispetto della
guida a cui facevamo riferimento però, a livello tecnico - a parte qualche cavo o catena e l'interminabile tratto esposto lungo le Creste di Ignaga (pure con l'aggiunta di un temporale di passaggio!) - si è rivelato fattibile senza preoccupazioni eccessive.
Tuttavia le tappe si sono rivelate più impegnative, almeno per me, sia a livello di tempo che di fatica, di quanto era stato previsto sulla carta, soprattutto a causa delle GANDE, ammassi di enormi rocce sconnesse che incontravamo regolarmente tra i 2500m e i 2700m circa ad ogni passaggio di valle.
E sinceramente, tra il terzo ed il quarto giorno, sono stata più volte pure sul punto di mollare tutto ... ma poi grazie al supporto (e "sopporto") degli amici e soprattutto all'aiuto del mio amorevole ed infinitamente paziente Angelo custode (che mi ha pure alleggerito lo zaino di un paio di kg), ho stretto i denti fino al quinto giorno quando, a differenza di quanto programmato da casa, abbiamo deciso di evitare la settima tappa di prolungamento verso Edolo e scendere a valle dopo aver raggiunto il Rifugio Garibaldi, situato giusto di fronte all'impressionante parete nord dell'Adamello.
Riposati a valle un paio di giorni, approfittando del meteo incerto per dedicarci a cultura e gastronomia (e lavanderia!), siamo poi ripartiti ben armati in direzione del glaciale versante sud dell'Adamello.
Dal fondo dell'amena Val Genova ci siamo inerpicati su per il Sentiero del Matarot - giusto quei 1500m per acclimatarsi un po' - fino a raggiungere le morene a ridosso dell'ormai scarna Vedretta della Lobbia.
E proprio in cima all'ultima salita prima del Rifugio Caduti dell'Adamello abbiamo trovato ad aspettarci un paio di amici - il Maestro e il nostro Psico-ingegniere, che nel frattempo si era sorbito un corso accelerato intensivo di alpinismo su ghiaccio - che ci avevano preceduto di un giorno appositamente per tentare la vetta.
Appena arrivati in rifugio ci siamo gustati l'ottimo pranzo sull'assolata terrazza vista ghiacciai. E devo dire che sono davvero rimasta colpita da un rifugio che a 3000m sembra un albergo a 4 stelle ... con tanto di acqua calda nei bagni!
Poi, mentre il rifugio si andava sempre più riempiendo, abbiamo trascorso il resto del pomeriggio chiacchierando, leggendo e giocando a carte ... se non sono ferie queste!
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... "sto prendendo il sole" ... |
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... siamo tutti qui !!! |
Il giorno successivo in cinque alpinisti sono partiti all'alba per la
conquista dell'Adamello, mentre in due ce la siamo presa più comoda e
siamo scesi attraversando il ghiacciaio - tra una quantità
impressionante di resti di quelle che erano le postazioni italiane
durante la Grande Guerra - in direzione del Rifugio Città di Trento.
Qui
abbiamo aspettato l'arrivo degli altri. Aspettato. E aspettato ...
fuori al sole a frugare con gli occhi il sentiero cercando di scorgere
qualche zaino o movenza familiare. E niente!
Poi finalmente,
mentre le prime ombre della sera stavano quasi per inghiottirsi la
valle, sono arrivati: stanchi, disidratati ed affamati. Ma pienamente
soddisfatti per aver raggiunto la vetta!
Dopo cena, mentre i
nostri due amici sono scesi a valle per ritornare subito a casa, noi
abbiamo ricostituito il quintetto originario e ci siamo preparati
tranquillamente alla nostra ultima notte in rifugio, rimandando il
rientro al giorno successivo.
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cascate di Nardis |
E dopo dieci giorni trascorsi come zingari tra i monti, una volta a casa - ancora sommersa da borse da disfare, roba da lavare e mansioni rimaste in sospeso - si sono presentati alla porta i miei genitori ... così, giusto per vedere se ero ancora viva ed integra ... eheh ... chissà perché?!?
Ad ogni modo, non ancora stufi da tanta montagna (beh, insomma ...), per l'ultimo fine settimana di agosto avevamo in previsione l'uscita col Gruppo al Monte Vioz, a poche decine di km dall'Adamello.
Così, recuperata la roba praticamente dallo standibiancheria, abbiamo preparato di nuovo gli zaini e siamo ripartiti ...
E stavolta sì che ero anche piuttosto preoccupata!
Considerando che sì e no che finora sono stata solo poche volte sopra i 3000m, l'arrivare alla vetta del Vioz a 3645m e poi comunque dover pernottare in rifugio sopra i 3500m mi metteva un po' in ansia ...
In effetti le ultime centinaia di metri al rifugio, la salita alla cima e fino a
Punta Linke, per la toccante visita alla postazione di una teleferica austro-ungarica della Grande Guerra, mi sono costati parecchio in termini di carenza di ossigeno (ma principalmente perché sono sempre un po' anemica), anche se poi, con il giusto riposo, non ho avuto alcun altro tipo di malessere.
Per il resto si è trattata di un'escursione abbastanza semplice e quasi fin troppo corta - almeno per chi come me non è salito al Palon de la Mare - ma è stato comunque un buon modo per ritrovarsi in allegria tra amici.
E poi siamo riusciti pure a portare a casa qualche forma di Casolét!
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il rifugio ... lassù! |
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il volo del gipeto |
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dal rifugio verso Punta Linke |
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3645 |
Anche
quest'anno abbiamo esplorato un pezzettino di mondo a ritmo di fiato e
muscoli ... e confermo che è davvero una dimensione di viaggio
esaltante! Faticosa certo, ma quante le emozioni vissute ...
Misurare
su ogni respiro le distanze percorse, scoprire luoghi, fare nuove
conoscenze ... peccato solo non poter vivere sempre così!
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... beh ... |
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