mercoledì 8 giugno 2016

CoMe Sentinelle


Ovviamente quando si avrebbero un po' di giorni da sfruttare per realizzare almeno un paio delle millemilia idee che abbiamo, ci mancava il maltempo a guastare qualsiasi programma!   :-(
Beh ... diciamo che se non altro ho avuto l'occasione per rifarmi di un po' di sonno arretrato ...

Ma domenica - capito ormai che, a discapito delle previsioni ovunque catastrofiche, la pioggia di questi giorni è una roulette russa che in un punto viene a secchiate e cento metri più in là neanche mezza goccia - abbiamo preso su zaino e scarponi e quelchesia ...

Con il cielo ovunque coperto e la temperatura decisamente al di sotto del previsto, approfittando della bassissima stagione, siamo partiti da Pala Favera alla volta del strafamoso ed ultrafrequentato Rifugio Coldai.
Insomma, tanto per dire che io non c'ero mai stata prima ...



Superate le piste da sci che qua e là "aprono" in maniera poco elegante i boschi lungo la tranquilla carreggiabile, siamo arrivati all'amena piana di Casera Pioda dove siamo stati accolti dai verdi teneri e dalle prime delicate fioriture della nuova stagione.
Poi, salutati i gestori della casera e finalmente sul sentiero, siamo saliti godendoci i singolari colpi di luce dovuti al gioco delle nubi in rapido movimento.



 


 



 

Dopo aver superato gli ultimi tornanti, siamo finalmente arrivati al rifugio che, da qui ad un paio di settimane verrà regolarmente gremito da turisti da tutto il mondo, ma ora giace immerso in una quiete quasi irreale, amplificata dalle severe pareti circostanti.


 

Scesi al bivacco per un'occhiata, leggo sul quaderno che il ragazzo incontrato poco prima in in rapida discesa vi aveva appena fatto sloggiare un paio di marmotte ... Il che sicuramente giustifica le pessime condizioni del locale!
Ed in effetti, giusto il tempo di aggirare il rifugio, notiamo subito un buon numero di marmotte che, disturbate dalla nostra comparsa improvvisa mentre erano intente a brucare i prati appena lasciati liberi dalla neve, con un paio di fischi, si danno al fuggi fuggi generale.
Poi, superata la forcella, l'indicibile spettacolo del Lago al suo risveglio dai profondi silenzi dei ghiacci invernali. Un momento sospeso, come un sospiro, solo per noi due ed un piccolo gheppio in volo, leggero sopra di noi.
Un momento da gustare con gli occhi e con il cuore ...

  


Saziati nello spirito - ma anche nel corpo! - sul mentre che stiamo pensando al da farsi, qualche goccia appena nebulizzata dall'aria ci "suggerisce" che è meglio scendere di quota velocemente e così, dopo aver riattraversato il prato delle marmotte - ormai più indispettite dalla nuova invasione del loro territorio che spaventate - ritorniamo verso la casera, mentre pochi altri escursionisti continuano a salire nonostante la pioggerella.

 
 
 

E, mentre entrambe le batterie della mia fotocamera danno forfait - ad ascoltarli, certi presentimenti ... - riprendiamo la stradina del mattino e continuiamo salendo verso il Col dei Baldi.







Forse dipenderà dal fatto che non faccio sci in pista, ma devo dire che se di sera d'inverno il rifugio ha anche un che di festoso, d'estate alla luce del sole - e per di più circondato da impalcature, travi e macchinari - dà proprio la sensazione di essere una giostra abbandonata ...
E poi così non posso nemmeno prendermi una birra!

Dopo un'altra sosta - sta volta al sole - mentre, tra una nuvola e l'altra, osserviamo le cime famose tutto attorno, decidiamo di provare a chiudere ad anello il nostro percorso e prendiamo per i sentieri che scendono verso Malga Vescovà. Sentieri che conosciamo bene per averli già percorsi d'inverno sebbene, a sorpresa, ora rivelino delle rocce scure, di facile derivazione vulcanica.
Quello che ci sorprende di più, però, è l'emergere improvviso dai cunicoli nei sassi misteriosi di alcune marmotte-sentinelle che qualcuno - evidentemente preso dalle suggestioni di qualche lettura storiografica di troppo - presume di origine austro-ungarica ...  :-D

 



 

Dopo un'altra breve scarica di pioggia, raggiungiamo Malga Staulanza dai cui prati ci infiliamo direttamente nel bosco per intercettare una traccia nera che dovrebbe - dovrebbe! - riportarci sulle piste da sci di fondo di Pala Favera ...
Se non che, dopo una mezz'ora di ravanamenti su tracce molto esigue, ci risolviamo a scendere giù dritti verso il torrente per cercare un guado (che manco a dirlo 50m più in là c'era un ponte!) e così finalmente raggiungere la nostra meta.



Certo nulla a che vedere con chi dell'arte di perdersi ne ha fatto un suo marchio distintivo, ma - questa volta, come altre - spesso basta solo allontanarsi dai comodi sentieri segnati per assaporare un po' il gusto dell'avventura ...
Anche in una delle località più turistiche delle Dolomiti.

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