mercoledì 12 luglio 2017

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Questo fine settimana, disertati i civettuoli impegni sezionali, siamo andati a respirare un po' di aria sottile ...

La prima idea - ma anche la seconda, eh - era (almeno sulla carta e nella mia testa) molto meno faticosa. Giuro!
Ma sembra proprio che trovare un paio di posti in rifugio - qualsiasi rifugio - in Dolomiti in questa stagione sia davvero un'impresa ...
E quindi alla fine ci siamo dovuti adattare ad un rifugio sopra le piste cortinesi.
Non proprio spartano come quelli a cui siamo abituati ma, come dire, di necessità virtù, ogni tanto ci si deve pur adattare a spendere qualche euro in più e avere anche delle comodità.

Però, prima di arrivare a rilassarsi con le gambe sotto la tavola e meritata birrozza, ci siamo fatti una discreta sfacchinata.
Che io e la Rozy ci si guardava già da un bel po' - certo lei dall'alto in basso, con quel suo profilo antico un po' altezzoso - ma fino ad ora era sempre mancata l'occasione.
Che poi sinceramente quella croce lassù, oltre ad attrarmi, mi incuteva pure un certo timore. E prima di partire mi sono fatta prendere da tremila ansie come al solito ...

Arrivati il sabato mattina nel parcheggio del rifugio Dibona già strapieno - e trovando anche un paio di facce conosciute - siamo partiti subito sull'ampia carrozzabile verso il rifugio Giussani.
Terminata la strada, con ancora qualche stretto tornante lungo il sentiero, siamo arrivati a forcella Fontana Negra dove, oltre al solitario ex-rifugio Cantore, ci sono ancora moltissi resti dei baraccamenti italiani risalenti alla Prima Guerra Mondiale. Qui, a parte i turisti, ormai passa solo il vento, eppure nel silenzio, tra i ruderi, si sentono ancora gli echi di lontane presenze ...
Tanto che mi veniva quasi da passare con il fiato sospeso!

 








Appena oltre la forcella, arrivando subito al rifugio Giussani, la vita riprende allegra. E per tanti è già meta.
Ma dal rifugio finalmente si è aperta la vista anche verso l'ampio versante nord della Rozes e, a guardar bene, tanti - ma davvero tanti! - puntolini colorati rivelavano già buona parte della traccia di salita alla cima. La nostra meta.



Tempo di riprender fiato e anche noi ci siamo buttati nella mischia ...
Per il primo tratto di sentiero si sale facilmente sui ghiaioni, poi cominciano una serie di gradoni rocciosi, a volte di non immediata interpretazione sul passaggio - a causa del ruscellamento dell'acqua e della presenza di ghiaino e sassi instabili sulle placche - ma mai realmente impegnativi.
Ma mano che ci si alza di quota però, la salita si fa sempre più affannosa: poco prima di dello spallone - dove esce la ferrata Lipella - già quasi a tremila metri ogni scalino mi è costato una gran fatica.
Mancava niente che cominciassi ad avere pure le allucinazioni ...
Sullo spallone, finite le rocce e ridotta la pendenza, finalmente ho tirato un po' il fiato e guardarmi un po' intorno. Il panorama era davvero spettacolare, direi proprio quello che nelle guide definiscono "ambiente grandioso"!
E la vetta invece era sempre là, una piramide slanciata contro il cielo, che sembrava non volersi avvicinare nemmeno di un metro. Nel frattempo dei fitti nuvoloni grigi avevano coperto completamente il cielo, dando peso a cupe previsioni ...
Ma la cima era là, a nemmeno 300m e, dopo tutta la fatica fatta, almeno un tentativo lo valeva. Alla faccia del meteo e dell'affollamento.








Certo Qualcuno ha dovuto aspettarmi in vetta un bel po' e nonostante sia stata sul punto di mollare un paio di volte - già, ma chi riusciva a scendere con tutta la processione che avevo alle spalle?! - alla fine sono arrivata in cima anch'io.

Certo non me la sono gustata molto, con la fatica della quota, il vento freddo ed il pensiero della discesa con il possibile brutto tempo. E poi mh ... con tutta quella gente ...
Giusto qualche minuto per guardarsi attorno e per realizzare che ce l'avevo fatta, ma poi, approfittando di un momento in cui non saliva quasi nessuno, ci siamo rimessi subito in cammino.
E come spesso succede, se in salita si fa fatica, è poi in discesa che si capisce che in effetti un motivo c'era. Che anche se il rifugio era  sempre giù nel vallone ben in vista, il sentiero non finiva mai!
Per fortuna il meteo nel frattempo si era assestato discretamente.

Ad ogni modo una buona pausa ce la siamo meritata tutta prima di tornare a valle ...




Anche perché poi - non sentendomela di fare un tratto attrezzato senza imbrago - siamo dovuti ridiscendere al parcheggio e risalire lungo il sentiero normale fino al rifugio dove avevamo prenotato.
Ma poi finalmente relaxxx!
E credo proprio che godersi la calma della sera in rifugio sia uno dei grandi piaceri della vita.
Con le ultime luci del tramonto che sembrano voler frugare nelle pieghe nascoste dei monti, mentre il silenzio avvolge con le sue lunghe ombre una cima dopo l'altra fino a confonderle.
Non so perché ma mi dà il senso di qualcosa di intimo.
Magari con qualche zanzara in meno sarebbe stato anche meglio ...




Subito dopo cena, mentre dalla Val Pusteria galoppavano velocemente nubi cariche di pioggia, ci siamo presi un'ultima boccata d'aria fresca prima di trascinarci a letto dove poi siamo stati subito "cullati" da un gran bel temporale.




Il giorno dopo, luminoso anche se già fosco di calda umidità, dopo una ricca colazione siamo partiti per fare il Sentiero attrezzato Astaldi.
Alla luce del mattino, dopo una notte di riposo, le difficoltà sembravano già diverse, anche se il sentiero - estremamente friabile per la natura geologica dei variopinti strati di Raibliano su cui passa - si è rivelato non proprio così banale.






Usciti dal sentiero - davvero affascinante e ricco di spunti d'interesse - viste anche le previsioni disastrose, ci siamo limitati ad una semplice passeggiata in quota tutto lungo la parete sud della Rozes, fino ad arrivare allo sbocco della Val Travenanzes alla forcella dei Bòs.
Da qui abbiamo potuto vedere il Castelletto e quello che dovrebbe essere il vicino canale salito da Gaspard durante la Grande Guerra.







Nel frattempo l'iniziale intenzione di andare a vedere da vicino il Castelletto era sfumata a causa del minaccioso rannuvolarsi del cielo - solo momentaneo purtroppo, ma conto in una occasione futura - così alla fine siamo rientrati tranquillamente lungo un piacevole sentiero lungo il limite della vegetazione fino al rifugio Dibona.
Giusto in tempo per il pranzo ...




Anche se alla fine ho scoperto che il profilo più affascinate della Tofana di Rozes é quello che mostra da valle, spero almeno che sia servito un po' come acclimatamento ...

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