giovedì 23 marzo 2017

UniChe - un caffé (lungo) tra Amiche


L'avevo detto no?! Che avevo già ben presente il rifugio per il nostro terzo appuntamento ...

A dire il vero sarebbe stata la mia prima scelta già tre anni fa, oltre che per panorama spettacolare anche per facilità di accesso e per la possibilità di effettuare escursioni adatte sia a chi vuole un dislivello contenuto (per avere più fiato per chiacchierare) sia per chi invece trova più rilassante una bella sfacchinata (chiacchierando) in quota.
Il primo anno l'idea di riunire un po' di Donne per andare in rifugio era nata in maniera abbastanza estemporanea e quindi non avevo nemmeno tentato, ma l'anno scorso ero arrivata tardi con la richiesta di prenotazione e me l'ero legata un po' al dito ... così quest'anno mi sono presa per tempo. Molto per tempo! 
Tipo che ci mi sono mossa quando stavamo ancora godendo gli ultimi giorni caldi dell'autunno ...
E non si tratta certo di una spa ultrachic, ma del piccolo e molto frequentato rifugio Città di Fiume.
Il fatto è che a questo rifugio ci sono un po' legata sentimentalmente, quindi ci tenevo anche a pernottarci prima o poi (ed ora anche a tornarci di nuovo!) ...


Raggiunto l'ampio parcheggio poco sotto Passo Staulanza, nel tardo pomeriggio di sabato, ci prepariamo tranquillamente per la breve salita al rifugio.
Lungo la strada, nonostante la pendenza moderata, ci fermiamo ad ogni occasione: che si tratti di un tratto ghiacciato, un altro gruppo che scende o un bel panorama da ammirare, tutte le scuse sono buone per tirare fiato e chiacchierare meglio ...
Mi stupisco ancora che si sia riuscite ad arrivare a destinazione prima di notte!







In rifugio, dopo esserci ben sistemate, occupiamo la sala da pranzo (arriveranno poi solo un altro paio di escurionisti per la notte) e ne approfittiamo per formare il nostro tavolo "quadrato".

Ovviamente gli intensi "scambi di informazioni" sono animati anche durante l'ottima cena e dopo, ben oltre il consueto orario di coprifuoco dei rifugi (ma, a nostra discolpa, questo solo perché uno dei gestori non riesce a resistere e alla fine si inserisce nei nostri discorsi, facendoci fare tardi ...).


Dopo una nottata tranquilla, al canto della Gallina, riprende il nostro chiocciante andirivieni tra camere e bagni (gli altri due escursionisti se la svignano non appena ci vedono). Poi a colazione ce la prendiamo con comodo: tra un caffé e un pane e marmellata, gli argomenti sono tanti e ci vuole tempo per svilupparli per bene!

Finalmente - con il sole già alto nonostante le nuvole - ci decidiamo a lasciare il rifugio per fare qualche passo.
Parto alla testa del mio piccolo e ciarliero drappello "in rosa", sempre facendo brevi tratti di cammino tra una pausa e l'altra. L'idea (mia) sarebbe quella di arrivare fino a forcella Ambrizzola: il dislivello è contenuto, ma il percorso è piuttosto lungo e con il ritmo che abbiamo preso comincio già a dubitare di riuscire a raggiungere la meta.






Con questa andatura aggiriamo le pendici del Col della Puina ed arriviamo ad un primo balcone panoramico verso il Cadore.
Dopo le ultime foto tutte insieme è ora di cambiare passo: il gruppo si divide, in due ci seguiranno con calma a distanza, mentre noi ripartiamo di buona lena. Almeno finché non comincia a tirare un po' la salita....





Risalendo verso malga Prendera, mentre facciamo una breve sosta per tirare il fiato  - e fare pure un po' di "siparietto" scherzoso - ne approfitto per infilarmi le ciaspole.
Fino a qui di può dire che abbiamo fatto un'escursione primaverile e, a dire il vero, nemmeno verso l'alto si vede molta neve - sarà un mezzo metro o poco più nei punti di accumulo - ma la temperatura comincia a farla "mollare" appesantendo il passo, oltre a cominciare a sprofondare un po' troppo spesso per i miei gusti.
E poi ... mi sarò ben portata le ciaspe fin qui per qualcosa! Se non le uso ora, temo proprio che non ci saranno altre occasioni in questo inverno ormai allo scadere dei termini.

Così, mentre un paio preferiscono procedere senza ciaspe, con le altre cerchiamo la (poca) neve e, con nuovo entusiasmo, riprendo subito a guidare la salita con una certa foga, salvo poi rallentare dopo pochi metri ... camminare con le ciaspe è gioia pura, ma chi se lo ricordava più che fosse così faticoso! 





 

Per fortuna posso contare su qualche cambio a battere traccia in salita e in breve raggiungiamo la forcella sopra di noi, da cui finalmente possiamo ammirare l'ampio catino di Mondeval nel suo complesso.
Alla nostra sinistra il Col Dur mi tenta ma - memore di quanto sia ingannatore con la sua finta breve dorsale - stavolta non dico nulla. Alla nostra destra invece svettano le pareti frastagliate del Becco di Mezzodì. 
L'escursione potrebbe tranquillamente terminare qui, ma stavolta non posso evitare di far sapere anche alle altre che la forcella Ambrizzola - la nostra meta originaria - è a poco meno di un chilometro più in là, oltre un ultimo traverso ai piedi del Becco.
Detto fatto, mi lascio convincere a proseguire.




Con un po' di fatica percorriamo l'ultimo tratto, qualche passaggio è un po' dubbioso, ma passiamo senza problemi così alla fine arriviamo ad affacciarci sulla conca di Cortina per una breve sosta panoramica prima di rientrare.




Prima di iniziare la discesa ci concediamo una meritata pausa ristoratrice, quindi rientriamo cercando di allungare il passo e alla fine riusciamo a raggiungere anche le due amiche che avevamo lasciato alla mattina appena prima di arrivare di nuovo in rifugio.
Poi, dopo un'ultima breve sosta ed un saluto ai gestori, riprendiamo la strada verso il parcheggio.







Ci prendiamo ancora il tempo per un ultimo caffé a Passo Staulanza, poi via, non possiamo più lasciare ad aspettare i nostri uomini a casa ... il resto ce lo racconteremo la prossima volta!




Quest'anno c'è stato un certo rimpasto sulle presenze in tre non sono potute venire, ma in compenso si è aggiunta una mia neo ex-collega, alla sua prima esperienza sia di pernotto in rifugio sia con le ciaspe.
In effetti la scelta di invitarla mi ha posto alcuni interrogativi.
Negli ultimi tempi, ancor prima di avere conferma della sua partenza, forse intuendo già da lontano la situazione, mi sono accorta che - o magari sarà solo una mia impressione - si sia stretto un qualche nodo in più. Non so se per una necessità dettata dal maturarsi della consapevolezza di una perdita imminente - una sorta di timor panico? - o per una reale affezione amicale ...
In un certo senso la invidio: ha avuto il coraggio di cambiare la sua vita (lavorativa), cosa che per quanto mi riguarda non so ancora se sarò in grado di fare, ma di sicuro ora in ufficio - dopo quasi una decade di convivenza non sempre pacifica, anzi! - è venuto a mancarmi un punto di riferimento sia per fare qualche veloce battuta allegra sia per sfogare "qualche" incazzatura.Sarà solo forza dell'abitudine, o chissà, ma penso che sia un rapporto che valga la pena di approfondire, che magari non porti anche qualche buona ispirazione ...

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