Finalmente questo inverno così indeciso sul da farsi è finito!
O almeno per quanto riguarda la pianura e la collina, dove i verdi si moltiplicano di giorno in giorno e le prime fioriture rallegrano la vista, mentre invece in quota invece le ultime abbondanti nevicate hanno lasciato la loro pesante eredità ... e chissà per quanto ancora!
E, a dirla tutta, a parte la fantastica traversata di Fanes, la neve di quest'anno - tardiva, pesante e poco sicura - non ha mai suscitato grandi entusiasmi.
Nella speranza, quindi, di archiviare definitivamente il capitolo ciaspe al più presto, per una domenica abbiamo risolto il problema - e soddisfatto la nostra voglia di primavera - cambiando mezzo di locomozione ...
Spolverate - letteralmente - le nostre due ruote, con l'indugio di pigrizia che inducono i primi tepori, abbiamo raggiunto Quinto di Treviso per percorrere la ciclovia Treviso-Ostiglia.
Dopo qualche problema iniziale nel trovare un punto di accesso lungo il fiume Sile - avendo deciso la destinazione all'ultimo eravamo ben poco documentati - dopo un paio di km strada provinciale, abbiamo addocchiato un attraversamento con tanto di cartello e alé ... siamo partiti!
Filati via dritti come i (pochi) treni che riuscirono a percorrere la via ferrata tra la sua inaugurazione (1941) e la sua distruzione durante la Seconda Guerra Mondiale.
Fatti i primi 5 km circa in ghiaino di pertinenza trevigiana - ben affollati da ciclisti, corridori, camminatori e passeggiatori vari - siamo entrati in territorio padovano, tutto comodamente asfaltato.
Salvo qualche attraversamento su strada principale - ed il veloce passaggio per il centro di Camposampiero - il resto del percorso si svolge tutto nella tranquillità della campagna, tra piccoli paesi, case sparse e ville venete, quasi sempre protetti da un'alta siepe che, oltre a separare il giusto, ci ha offerto una piacevole ombra di arbusti fioriti.
Arrivati quasi fino alla ex-stazione di Arsego, di fronte all'ennesima rampa per attraversare una stradina di paese e consapevoli di dover anche tornare indietro, abbiamo sentito che sì, poteva bastare così, ed abbiamo fatto inversione marcia.
Spolverate - letteralmente - le nostre due ruote, con l'indugio di pigrizia che inducono i primi tepori, abbiamo raggiunto Quinto di Treviso per percorrere la ciclovia Treviso-Ostiglia.
Dopo qualche problema iniziale nel trovare un punto di accesso lungo il fiume Sile - avendo deciso la destinazione all'ultimo eravamo ben poco documentati - dopo un paio di km strada provinciale, abbiamo addocchiato un attraversamento con tanto di cartello e alé ... siamo partiti!
Filati via dritti come i (pochi) treni che riuscirono a percorrere la via ferrata tra la sua inaugurazione (1941) e la sua distruzione durante la Seconda Guerra Mondiale.
Fatti i primi 5 km circa in ghiaino di pertinenza trevigiana - ben affollati da ciclisti, corridori, camminatori e passeggiatori vari - siamo entrati in territorio padovano, tutto comodamente asfaltato.
Salvo qualche attraversamento su strada principale - ed il veloce passaggio per il centro di Camposampiero - il resto del percorso si svolge tutto nella tranquillità della campagna, tra piccoli paesi, case sparse e ville venete, quasi sempre protetti da un'alta siepe che, oltre a separare il giusto, ci ha offerto una piacevole ombra di arbusti fioriti.
Arrivati quasi fino alla ex-stazione di Arsego, di fronte all'ennesima rampa per attraversare una stradina di paese e consapevoli di dover anche tornare indietro, abbiamo sentito che sì, poteva bastare così, ed abbiamo fatto inversione marcia.
Dopo una comoda sosta pranzo a Camposampiero abbiamo ripreso con calma - anche per l'insorgere di qualche disagio con il sellino ... - la ciclovia fino ad incorciare la ciclabile GiraSile che, entrando a Quinto, ci ha permesso di ritornare al nostro punto di partenza, un po' stanchi ma decisamente soddisfatti!