lunedì 23 dicembre 2013

Condensa


Ore 7:00
Il buio è appena rischiarato da lampioni solitari e frenetiche decorazioni natalizie avvolte in una pesante nebbia lattiginosa. 
Poco convinti, siamo scivolati, il più lentamente possibile, fuori dai nostri letti caldi e preparati ad una nuova avventura. D'altra parte con tutte le festività alle porte ogni occasione è buona per fare qualche passo per tenersi in forma.
Stamattina siamo in quattro. 
Ci ripariamo dall'umidità sotto gli archi della ex scuola elementare, ombelico del nostro piccolo mondo escursionistico, mentre cerchiamo di inventarci una meta. Le prime idee assonnate che non trovano consenso: troppo distante ... troppo traffico al rientro ... troppa poca neve ...
Poi un barlume ... il Parco delle Dolomiti Bellunesi, che ultimamente ritorna spesso nei nostri discorsi ... e alla fine si decide di andare a cercar neve al Rifugio dal Piaz.

Ore 9:00
Arriviamo al Passo d'Aune e ci prepariamo.
Anche qui basse nuvole grigie ed umido, ma non rinunciamo. Carichiamo le ciaspe sugli zaini, anche se di neve se ne vede poca anche verso le cime.
Non sono mai stata da queste parti, ma conoscendo la conformazione del luogo non chiedo neanche il dislivello, so già che oggi saranno almeno 800-900m.

 
Prendiamo il sentiero poco oltre le ultime case e procediamo tranquilli chiacchierando. All'inizio le gambe stentano un po', poi prendo il ritmo e la salita nel bosco si fa piacevole, nonostante l'umidità.
Camminando a livello della faggeta dobbiamo fare attenzione alle foglie bagnate che nascondono rocce e radici insidiose, e più su anche tracce di neve ghiacciata. 
Dopo un'ora il panorama cambia: abeti radi che lasciano già intuire gli spazi aperti delle vette e una debole parvenza di sole.
Poco dopo troviamo la prima neve. Pessima. 
E' passato un mese dall'ultima nevicata seria e la poca neve che non si è ancora sciolta si è compattata, lasciando poca presa agli scarponi. Oggi di sicuro non è giornata per metter ciaspe.


Ore 12:00
E' ormai un po' che arranco.
Inizialmente pensavo che a rallentarmi fosse il timore per un taglio lungo una traccia su neve dura su per un tratto un po' esposto per i miei gusti, oppure l'aria fredda pungente che batte i nudi versanti ripidi, ma poi sbuchiamo sulla strada che a lunghe anse sale regolare al rifugio e sento ancora le gambe pesanti. Oltre ai movimenti mi accorgo che anche i pensieri stentano ad ogni passo: allora capisco che devo mangiare, appena possibile, oppure so già che tentare di proseguire così non sarebbe altro che un'agonia a passo di lumaca.
Intanto, da in fondo alle vallate, il suono delle campane di mezzogiorno supera la pesante coltre di nubi e arriva leggero fino a noi. A quel punto arrivo a un tornate della strada e mi fermo per un paio di datteri ed una tazza di the caldo. Tanto basta per ripartire ed arrivare al rifugio che poco più in su appare a brevi momenti tra la nebbia. 
Inaspettatamente aperto, veniamo accolti in rifugio con un bicchiere di vino e un buon piatto caldo. Le nostre fatiche sono ampiamente ripagate.
Oltre a noi solo pochi altri volonterosi hanno raggiunto questi luoghi silenziosi, decisamente la giornata non era delle più promettenti per uscire di casa.




Ore 13:00
Salutiamo i simpatici gestori e ci prepariamo a ritornare al freddo per scendere.
Partiamo in silenzio, poi, riguadagnata la quota degli abeti, al riparo dall'aria, riprendiamo un po' di buonumore e proseguiamo allegramente per il resto del sentiero.


Ore 18:00
Ormai siamo quasi a casa.
Per strada negozi illuminati e gente affaccendata nelle compere natalizie, poi solo buio e nebbia bagnata, a tratti piovigginosa. Ma non importa.
Noi oggi abbiamo avuto la nostra giornata di luce, la nostra boccata di umido ossigeno vitale ...

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