Stavo guardando il calendario e uhm ... ho come l'impressione di non aver più domeniche libere da qui a, vediamo ... escludendo sante ferie che non esisto per nessuno ... direi più o meno metà ottobre!
E sono sempre più convinta che ci siano troppe poche domeniche in un anno.
In effetti tra impegni sezionali, escursionistici e non, aggiornamenti vari e qualche uscita con gli amici già programmata, temo proprio di non poter fare molti altri progetti per l'estate.
Speriamo solo in un bel autunno, che di idee ne avrei ancora parecchie ...
Intanto, per cominciare a prepararci a questa estate bella intensa, abbiamo pensato di sgranchirci per bene gli scarponi e fare un bel giro panoramico ...
Così, dopo aver passato in rassegna un buon numero di possibili mete, alla fine ci siamo decisi per il Mulaz. E domenica mattina eravamo ben in 10 in partenza per il Passo Valles!
Lasciate le auto abbiamo cominciato a risalire in direzione del monte, abbiamo sforcellato verso la verdissima Val Venegia e proseguito allegramente per un piacevole sentiero a metà costa, tra radi larici e pascoli alti.
Dopo
una lunga sosta "tecnica" - mannaggia agli smemorati! - abbiamo continuato
tra labili tracce lungo il vallone, rientrando poi verso un ripido
canalone incassato tra delle alte pareti.
Risalito
un tratto ghiaioso, tra candide fioriture di ranuncoli dei ghiacciai e
soldanelle, ci siamo trovati di fronte ad una parete da risalire con un
breve tratto di ferrata, verticale ma ben appigliata, che in breve ci ha
fatto uscire direttamente sulla spalla vicino alla teleferica del rifugio.
Il rifugio si trovava più in basso, ancora nascosto alla vista, nella conca lunare racchiusa tra le vette. Davanti a noi, invece, si sono rivelate in tutta la loro imponenza le spettacolari pareti del Focobon, con una serie incredibile di campanili, guglie e pinnacoli, mentre al di sotto era ben visibile il lungo sentiero di accesso al rifugio che dalla valle risale lentamente i ghiaioni ... decisamente più divertente la ferrata!
Poco più in là, alla nostra sinistra, un brulicare di puntini colorati - doveva essere l'ora di punta! - ci hanno rivelato il primo tratto della via normale alla cima del Mulaz.
Ripreso
un po' di fiato - accidenti alla quota! - e tolti gli imbraghi, abbiamo
preso anche noi la traccia per la vetta.
E se già superare i 2400-2500m era
stato faticoso, arrivare a 2906m per poter sfiorare il cielo mi sembrava
davvero una impresa impossibile!
Ma
poi, accantonate tutte le preoccupazioni, passo dopo passo, metro dopo metro, salendo lentamente prima sul
ripido sentiero ghiaioso - approfittando qua e là di scambiare qualche battuta con gli
altri escursionisti in discesa per riprendere fiato - e
poi su una lunga cengia, alla fine sono arrivata anch'io.
E davvero
ne è valsa la fatica perché lo spettacolo era a dir poco eccezionale!
In
primo piano, vicine quasi da toccarle, tutte le cime del Focobon poi, via via tutt'attorno,
un 360° di montagne da sogno per centinaia di chilometri. Peccato solo che la stanchezza
e la mancanza di ossigeno poi mi avessero fatto passare la voglia di provare
fare foto decenti ...
Ad ogni modo, conquistata la cima, mi sono accomodata proprio nel posto d'onore a ridosso della croce-altare. Anche se, a dire il vero, ogni volta che qualche escursonista, in arrivo o in partenza, andava a suonare la campana mi faceva prendere uno spavento ... e non tanto, o non solo, per il suono improvviso, ma piuttosto per lo strano rumore del supporto che mi faceva temere che si staccasse tutto e mi arrivasse dritto in testa ...
Ma poi, prima di prepararci per la discesa, non ho resistito a dare pure io una bella sbatacchiata alla campana e dare un sonoro arrivederci agli Spiriti dell'Aria! :-)
Dopo
esserci goduti ampiamente il magnifico panorama, siamo ridiscesi
raggiungendo il rifugio per un po' di riposo
ed una meritata birretta - uno dei piaceri della vita! - prima di rimetterci in cammino per il lungo rientro.
E
infatti aggirare almeno altra metà del Mulaz - tra discese attrezzate e poco simpatiche
risalite - e percorrere la cresta per tornare alle auto si è rivelato anche più lungo di quanto previsto, ma tutto sommato si procedeva bene.Peccato solo che all'ultima
o penultima (... o era la terzultima?!) mezza salita all'improvviso ho ceduto alla stanchezza, lo stomaco mi si è bloccato - colpo d'aria fredda o calo di
zuccheri? - ed ho cominciato ad arrancare penosamente ...
Raggiunta a fatica Forcella Venegiota un po' mi sono ripresa, ma anche dopo ho continuato a procedere quasi solo per inerzia. Anzi, a dirla tutta, la vista del passo in lontananza - sempre molto in lontananza, accidenti - dopo un po' cominciava ad avere un che di mistico ...
Nonostante tutto, però, non ho potuto fare a meno di notare la bellezza
del paesaggio: mentre la luce del tardo pomeriggio comiciava a sfumare i profili
verso valle ed a scolpire le ombre dei monti, la cresta verso il passo, tra dolci saliscendi, svelava dei bei prati fioriti di primule rosa ed un
placido laghetto, oltre a diversi affioramenti stratigrafici piuttosto
interessanti. Insomma un luogo da tornare per un'altra visita, magari da fare con più calma e un po' meno dislivello.
Alla fine, raggiunto il Passo, ho scoperto che anche gli altri erano tutti stravolti dal caldo e dalla fatica e quindi non ci abbiamo messo niente a decidere di fare una sosta alla "prima trattoria sulla destra" ...
Davvero il modo migliore per finire la giornata in allegria!
Questa è stata un'escursione tutto sommato tranquilla, vissuta con uno
spirito scanzonato, giusto per una piccola avventura tra amici, ma che, pur nella sua semplicità, è stata davvero stra-ordinaria.
E' stato uno di quei giri che ti danno una gran soddisfazione perché ti svuotano e ti ri-empiono allo stesso tempo ... Insomma, un giro da ricordare a lungo!