martedì 11 ottobre 2016

Errante recidiva


Ecco ... mi sono resa conto di avere una certa predilezione per i sentieri inesistenti ...
Quelli che magari un tempo saranno anche esistiti davvero, ma di fatto ora rimangono solo su qualche carta (ma non sarò certo io ad andare a contestare questo genere di discrepanza agli editori).
O peggio ancora ho un fiuto per scegliere quelli "unisci i trattini e scopri il sentiero" ... che per trovarli devi cercare di carpire qualche informazione alla gente del posto ed avere una buona dose di fortuna nel riuscire a seguire le tracce giuste dall'inizio alla fine.

Senza dubbio dovrei fare un mea culpa, soprattutto verso chi mi trascino dietro a ritrovare questi sentieri - così senza nemmeno un machete, o una frusta, per dire - e immancabilmente, dietro mia precisa indicazione, si ritrova a ravanare tra sterpaglie, erbe alte e mughi, a dir bene, o, ancora meglio, appeso tra i rovi ... ma non escludo nemmeno che prima o poi non si sbuchi fuori nel giardino di qualcuno!
 



Come se non bastasse - sarà una certa mania tra storica, filologica e topografica - noto, non senza una vaga apprensione, di star sviluppando una certa malsana curiosità verso i sentieri scomparsi nel passaggio da un'edizione all'altra di una carta ...

Ma soprattutto mi chiedo perché non riesco a seguire i sentieri sicuri, di quelli che segui con il dito sulla carta e oplà sei arrivato dove volevi andare senza alcun intoppo, invece di cacciarmi sempre in imprese assurde ... 
Probabilmente si tratta solo di accettare la possibilità di perdermi come intrinseca nella ricerca di una Via ...
Oppure perché sto imparando a vivere il sentiero anche come dimensione temporale della storia dell'uomo sul terreno ... e forse, prima o poi, quei sentieri torneranno ad esistere!




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