martedì 2 agosto 2016

Need for HoliDayS


L'ultima settimana di ufficio e poi si resetta tutto per tre sacrosante settimane di "riposo".

E mentre i miei globulini rossi si stanno impegnando a moltiplicarsi - uufff - tanto per fare qualcosa di diverso, sono pure riuscita a rompermi un dito del piede ... per l'ennesima volta!
Ma ovviamente nemmeno un dito rotto (mio) o un polpaccio stirato (suo) - ma nemmeno le ore di sonno arretrate croniche o il solito meteo incerto - potevano riuscire a bloccarci una domenica a casa.

Partiti presto - con le previsioni di tempo pessimo dal primo pomeriggio - arriviamo al parcheggio deserto vicino al ponte sul Rio Popena. A quanto pare stavolta non c'è proprio nessuno.
Dopo qualche momento di indecisione imbocchiamo la Val Popena con un cielo plumbeo sconsolatamente uniforme.
Risalendo da prima il bosco umido, fecondo ed odoroso - cenosi di abeti, larici, cembri e mughi - e quindi le ghiaie asciutte e calcinate del torrente, superiamo il primo risalto della valle che già le prime gocce ci accompagnano.



l'autostrada delle formiche!





Lasciando la Val delle Baracche e il Cristallino ad una occasione migliore, decidiamo di raggiungere almeno i ruderi del vecchio rifugio Popena, in alto sopra i pascoli primari.
A parte noi solo due ragazzi tedeschi in discesa: un saluto veloce nel vento e mezzo sorriso scambiato con gli occhi.
Ed è un attimo vedere due giovani come loro, cent'anni fa, con indosso una qualche divisa ...
D'altra parte, voltando lo sguardo, appaiono distintamente il Monte Piana e la zona delle Tre Cime e la memoria corre subito a nominare le postazioni lungo i due fronti. Forse, semplicemente, dovrei smettere per un po' di leggere libri di Storia.
Mi distraggo ammirando l'alta selva di guglie e torrioni - da nomi (e forme) quasi incantati - che chiudono la valle verso ovest e le nubi che risalgono dal fondo del bosco ...





Mentre affrontiamo gli ultimi tornanti lungo i dolci pendii delle Pale di Misurina poco prima del rifugio, noto un gregge di capre poco più in là. E, sarà l'arrivo imminente della pioggia, sarà il mio saluto - richiamo ... ehm! - ma come ci vedono anche loro cominciano a scendere verso di noi. Di corsa. Tutte.
Mi giro per non vederle arrivare, temendo già il momento in cui mi ci sarei trovata circondata ... e soprattutto pensando a come fare poi a convincerle a non seguirci fino a casa ...
Che io mica ce l'ho il posto per una cinquantina di capre in giardino!!!
Insomma: attimi di terrore!
Invece poi, fortunatamente, ci sono passate a fianco sul sentiero, degnandoci giusto di qualche occhiata curiosa, e sono salite fino al vicino rifugio. Che le capre si sa - si sa vero?! - sono intelligenti e se piove si trovano pure un riparo.
Mica se ne stano a prendere la pioggia così a gratis come qualche scemo di escursionista ...

 






Proviamo ad affacciarci sulla valle di Misurina: i Cadini sono cancellati da una fitta coltre di pesanti nuvole scure. Non ci vuole tanto per decidere che è meglio scendere subito a valle.
Giusto il tempo di salutare le nostre amiche e poi via mentre arriva la pioggia - quella vera! - accompagnata da potenti raffiche di vento.
Facciamo ancora a tempo ad incrociare un'allampanata coppia di teutonici.
Al di sotto del poncho lui è paonazzo (dal freddo o dalla salita?) ma mi augura lo stesso un entusiastico buongiorno. Anche lei mi sorride, ma più composta.
E mentre - dito permettendo - sgambetto veloce lungo la discesa, penso che ce n'è davvero di gente strana a sto mondo ... per andarsene in giro in montagna con un tempaccio del genere!

. . .







Beh, visto che la giornata è andata un po' così - e guardacaso è proprio l'ora di pranzo - non ci resta che consolarci con degli ottimi canaderli e una porzione di kaisersmarren!



La prossima volta spero davvero che ci sia il sole ... oppure, se quello che ho intuito nel bosco non mi inganna, una luna marzolina per veder qualche arena di galli ...


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