giovedì 7 gennaio 2016

IL CampaNile


Dopo la laurea, per continuare gli studi, ho vissuto per quasi un anno a Ferrara.
Nonostante amassi molto la cittadina, c'era sempre qualcosa nel paesaggio che mi mancava e spesso mi chiedevo cosa potesse essere. Dopo averci pensato un bel po' restrinsi il campo a due soli possibili elementi: o l'acqua o le montagne.
Alla fine però, riflettendo anche sulle mie precedenti esperienze in giro per il "mondo", arrivai a concludere che in effetti era proprio l'assenza di un linea dell'orizzonte - praticamente inesistente in una città di pianura - più o meno frastagliata a darmi un senso di spaesamento ...


La domenica subito dopo Natale (e dopo Santo Stefano), per espiare le abbuffate natalizie - ma anche per goderci un po' di sole al di sopra della cappa di nebbia e smog che stazionava in pianura - eravamo d'accordo di trovarci per fare un giretto tranquillo ...

Questa volta la meta scelta era stata una mia proposta: Monte Ferrara.
Memore di un'uscita col Gruppo a fine settembre in cui, dopo una rocambolesca - ma spassosissima - salita tra i mughi per tracce perse (colpa di una cartina vecchia), avevamo raggiunto solo l'anticima e visto nient'altro che nebbia (!), però ricordavo una salita regolare e molto piacevole (nonosante i quasi 1200 metri di dislivello) e soprattutto mi era rimasta la curiosità di vedere "da vicino" LUI, il Campanile di Val Montanaia (in attesa di andare a trovarlo di persona).

Lasciati freddo ed umidità alla spalle, dopo una sosta corroborante a Cimolais, abbiamo "fuoristradato" la lunga Val Cimoliana e parcheggiata l'auto nell'affollato parcheggio in prossimità del Rifugio Pordenone.

Il primo tratto della salita avviene molto liberamente (grazie all'abbondanza di possibili tracce) lungo le ghiaie della Val Sciol de Mont, quindi si devia verso la sinistra idrografica e dopo un guado on ice, si prende a salire nel bosco (con superamento di un altro paio di tratti ghiacciati) fino al bivio per Casera Roncada.
Da qui si esce in breve dal bosco, e dopo alcune radure innevate si superano gli ultimi larici passando dalla forcella della Lama a quella che si apre sui prati soleggiati in direzione di forcella Savalons, dove inizia la traccia che porta alla vetta.






 




Proseguendo lungo la dorsale - con una certa attenzione ai tratti di neve e ghiaccio - la salita si fa più ripida fino ad arrivare all'anticima, la piazzola panoramica dove ci eravamo fermati la volta precedente ...
In realtà oggi scopriamo che la vera cima si trova al di là di una sella lungo la cresta a cui ci si arriva risalendo poi una ripida pala erbosa.
Anche se non è il genere di sentiero che preferisco, dopo un mugugno, proseguiamo tutti fino a raggiungere la stretta vetta.


 






Dopo le foto di rito e la firma del libro di vetta ci accomodiamo vista valle per uno spuntino, riempendoci oltra allo stomaco anche gli occhi: verso nord, oltre la fiumana di pietra percorsa alla mattina, si innalza una selva di cime, forcelle e campanili ... e non sappiamo ancora che più o meno nello stesso momento la nostra amica Sarona sta toccando proprio la campanella di vetta del Campanile!
Ridiscesi alla forcella, facciamo ancora a tempo a goderci il sole stesi sull'erba secca mentre l'immenso gnomone di pietra si offre nella sua luce migliore.


 



Ritornati nell'ombra e ripercorriamo il sentiero del mattino e in breve rientriamo a valle, proprio mentre le cime si accendono con l'ultima luce del giorno.






Niente male come ultima vetta dell'anno!





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