Disertata bellamente l'uscita sezionale, domenica scorsa io e il mio Om Salvarech ci siamo tolti lo sfizio di andare a dare un'occhiata alle Cime di Rava, per noi tanto affascinanti quanto fuori mano.
Più precisamente, la meta del nostro "pellegrinaggio" era il Frate.
Niente di mistico in realtà, ma comunque ci è sembrato davvero di fare un lungo viaggio nello spazio - e non solo per i chilometri percorsi, anche a piedi - e soprattutto nel tempo ...
Sarà forse per la potenza degli elementi che hanno forgiato questa rocce - fuoco e ghiaccio - che ancora si percepisce, o forse per l'ambiente così diverso da quello dei
calcari che frequentiamo solitamente, che sembrava di essere così
lontani da casa.
Il granito poi, con le sue linee nette, a me dà sempre l'idea di un che di primordiale ... e questa sensazione è stata sicuramente amplificata dall'essere ancora all'inizio della stagione, quando le ultime tracce dell'inverno che resistono in quota danno un aspetto severo al paesaggio - soprattutto se c'è pure qualche nuvola grigia - e i sentieri sono ancora poco o nulla battuti.
Nonostante alcune deviazioni non volute dal percorso previsto - cose che succedono
se si è completamente estranei ai luoghi e ci si mette di mezzo anche la scarsa
affidabilità della Kartina - il nostro giro esplorativo è andato forse
anche meglio di quanto avrebbe dovuto.
Partiti lungo la piacevole stradina che, immersa nel
verde del bosco, da Spiado (1325m) si apre nella vallata di Fierollo, siamo poi saliti tranquillamente prima verso i Laghi Bela Venezia (con una sola "l"!) e quindi alla Cima del Frate (2351m).
In realtà il nostro programma era quello di salire lungo la Val di Rava e fare il giro in senso inverso, ma quando, a Malga Fierollo di sopra, ci siamo accorti che stavamo percorrendo il vallone sbagliato ormai era troppo tardi ...
Ad ogni modo, la nostra
via alternativa l'abbiamo trovata lo stesso senza gran
difficoltà e, raggiunta quasi a sorpresa la vetta dopo un'ultima svolta
del sentiero, ci siamo trovati giusto al cospetto del Frate.
Difficile non venire attratti immediatamente da questo enorme monolite di pietra dalla suggestiva forma di frate incappucciato nel
suo saio grigio in placida meditazione sul bordo del precipizio.
Dopo aver ammirato questo spettacolo della Natura, mentre le nuvole correvano veloci lungo i pendii e avvolgevano a tratti qualsiasi cosa, ci siamo affiancati ad un altro gruppetto di persone con cane (che poi ... il mondo è davvero piccolo!) e abbiamo proseguito - tra resti di postazioni e camminamenti della Grande Guerra - lungo i la Cresta del Frate.
In effetti questo tratto rende bene l'idea di trovarsi in equilibrio su di una cresta aerea: nonostante la condensa che nascondeva (fortunatamente) la vista, in certi punti la sensazione di vuoto tutto attorno era davvero irresistibile ...
Raggiunto, al termine della cresta, il Passo del Tombolin (2340m) e lasciata l'allegra compagnia di "amici" bassanesi, ci siamo avventurati verso valle cercando di interpretare le linee del paesaggio per aiutarci a trovare i pochi segnavia che spuntavano dalla neve, ritrovandoci così a precorrere un sottile sentierino lungo i ripidi versanti della Corona di Rava.
Da qui abbiamo sforcellato in direzione della Malga Rava di sopra e poco dopo, nel bel mezzo di un pendio erboso, sono sparite le tracce!
Anche qui non ci siamo certo persi d'animo e abbiamo proseguito tranquillamente - salvo qualche difficoltà, tra palù e risorgive, nel tenere gli scarponi all'asciutto - a vista fino alla vicina malga.
Ripreso il sentiero principale, abbiamo poi percorso fino in fondo la valle e, dopo aver attraversato un piacevole bosco di abeti, siamo ritornati - stanchi ma soddisfatti! - sui nostri passi mattutini.
A volte è bello andare anche così, senza tanti riferimenti, lasciando semplicemente andare le gambe dietro ai propri sogni, assaporando anche la libertà di potersi
perdere ogni tanto ...