Si sta poco a dire "neve", ma ... mica è sempre la stessa cosa!
Asciutta che il vento la trasporta in finissimi aghi che
creano fantastiche dune zuccherose ...
Soffice che a camminarci in salita si fa
fatica a guadagnar quota e poi invece in discesa si va che è una favola
...
Dura che solo i con ramponi si riesce ad intaccare ...
Umida al punto giusto per fare a palle di neve ... bagnata e pesante da pestare ... oppure 'marcia' d'acqua ...
Scoprire
la neve, poterla conoscere da vicino - senza l'uso esclusivo degli sci - per me è stato
come scoprire l'acqua fredda, ovvero l'inverno, e soprattutto la sua infinita bellezza: mai avrei
immaginato nei grigi-umidi inverni di città che da un'altra parte potesse esistere un universo immacolato e risplendente di sole.
E poi scoprire le innumerevoli declinazioni della Neve*, imparare a conoscerla provandola sulla propria pelle ... calpestandola ... annusandola ...
Cominciare a distinguere le sue varianti: sondare, spalare, spazzolare, tastare, misurare, guardare i cristalli con la lente, osservare le diverse granulometrie, studiarne le trasformazioni.
Ma soprattutto capire che non sempre è il caso di fidarsi del suo fascino languido.
Perché
può essere un piccolo animaletto dispettoso che si intrufola di nascosto nella
punta di un guanto, pronto a morderdi appena ci infili il dito ... ma
può essere anche un enorme mostro dormiente, pronto ad ingoiarti con i suoi denti ghiacciati alla prima sollecitazione ...
Il Pelmo dal Col Duro
* Nonostante si creda che gli Inuit abbiano migliaia di parolediverse per definire la neve, in realtà sono solo due le parole-radice qanik "snow in the air (or snowflake)" e aput "snow on the ground".
Nessun commento:
Posta un commento