Corsi d'acqua - sderenati - come arterie pulsanti di comunicazione.
Fluide barriere che implicano un passaggio, un punto di incontro. Un ponte tra mondi diversi, tra realtà separate diversamente incomunicabili. Parallelamente - doppiamente - vero per gli argini.
Un viaggiare antico, sempre uguale a sé stesso nel suo mutare continuo, placido o irruento.
Sorgente e foce allo stesso tempo, tra boschi planiziali rinati e girasoli distratti.
A seguire l'acqua si impara ad attendere, a deviare. Ci si deve necessariamente adattare alle forme del paesaggio, modulazione di frequenza di anse e terrapieni.
A seguire l'acqua si deve avere anche avere un certo occhio campanilistico. Perché a viaggiare sulla pianura si impara che sono pochi i punti di orientamento disponibili a quota periscopio.
Lungo la Livenza.
E poi. Chi l'ha detto che in pianura non si fa dislivello?!
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