venerdì 11 settembre 2015

Piccole Dolomiti


...Quando arrivi lassu' e vedi il mondo dall'alto, una sola cosa ti resta da fare: raccontarlo...
- dal sito

... E dunque ...
Le Piccole Dolomiti sono una porzione di Prealpi che si incuneano trasversalmente tra l'Altipiano di Asiago e quello della Lessinia e, nonostante le quote siano ridotte - Cima Carega è la più elevata con i suoi 2259m - la loro composizione geologica conferisce a questo ristretto gruppo di rilievi l'aspetto frastagliato delle omonime aree alpine.

Personalmente le ho scoperte qualche anno fa, in occasione di un esame di escursionismo al Passo di Campogrosso, in un intenso - quanto nebbioso - fine settimana in cui ancora non sapevo esattamente se la mia vita stava finendo oppure (ri)cominciando ... ma questa è un'altra luuunga e vecchia storia e, per fortuna, poi ho avuto occasione di ritornare a godermi gli stessi posti con più tranquillità!


Domenica, partiti i soliti "pochi ma buoni" con la scusa di fare una ricognizione per la prossima uscita sezionale, abbiamo provato a raggiungere il Rifugio Revolto in auto, salvo poi appurare che il numero di macchine, bike e persone (in tutta la gamma, dall'alpinista serio al gitante in ciabatte) in continuo aumento lungo la strada, nelle giornate di bel tempo sono la normale amministrazione (!) ... e così ci siamo rassegnati a trovare un parcheggio nel primo spazietto disponibile e ci siamo accodati pazientemente alla fiumana in salita a piedi.
Una volta raggiunto il Rifugio Passo Pertica, siamo rimasti per un po' a studiarci dal basso la ferrata Biasin che, come da programma, si sviluppa all'interno di una fessura giusto di fronte al rifugio. Ma poi ... niente!
Magari eravamo partiti da casa già prevenuti ma, una volta vista, ci si è spenta ogni ispirazione ... Non essendo nessuno di noi (indipendentemente dalle capacità fisiche di ciascuno) particolarmente attratto da questo genere di ferrate "atletiche", dopo un rapido consulto, abbiamo deciso di lasciar perdere e - dato che ormai casco, imbrago e set ce li saremmo dovuti scorrazzare comunque tutto il giorno - di proseguire direttamente verso il Carega, concedendoci però una variante per il sentiero alpinistico Angelo Pojesi.
In effetti la definizione di "sentiero attrezzato" ci sta tutta: dopo alcune cenge pressoché pianeggianti ben servite da cavo - che permettono di godersi con calma il panorama verso la profonda Val Ronchi e l'altipiano della Lessinia - si prosegue con alcuni saliscendi tra i mughi alternati a dei passaggi su tratti più frabili, quasi sempre agevolati da cavi e cambre, quindi si comincia a risalire un erto canalone ghiaioso fino ad arrivare alla cassetta del libro della via, da dove ricomincia l'abbondante attrezzatura lungo quella che è la parte più divertente di tutto il sentiero, sebbene ci siano alcuni terrazzini da dove sia facile scaricare abbondanti sassaiole (e qui devo fare anch'io un bel mea culpa!).
Dopo un'ultima serie di tornanti che sembrano non voler arrivare mai - nonostante il sentiero sia allietato da un'infinità di stelle alpine e genzianelle campestri - siamo usciti in cresta sulla Costa Media e finalmente abbiamo potuto rilassarci e godere dell'ampio panorama a 360°.





 


 







Fatta una bella sosta all'"ombra" delle bandierine di Cima Tibet e spogliati dell'armamentario da ferrata, abbiamo poi proseguito lungo il bel Sentiero delle Creste in direzione del rifugio Fraccaroli.
Una volta arrivati, e raggiunta la vetta del Carega in un momento in cui stranamente non c'era quasi nessuno, abbiamo potuto sfruttare la posizione - decisamente tattica! - per studiarci dall'alto i dintorni, come se sotto di noi avessimo aperto la carta topografica: da una parte il Cornetto e Campogrosso, Cima Mosca e la pianura sullo sfondo, il Valon di Campobrun, l'Obante e il Rifugio Scalorbi; dall'altra il Lago di Garda con il Baldo (... ehh il Baldo! ...), i Lessini e, giù in fondo verso nord, il Brenta già spolverato di bianco ... Peccato solo che un nuvolone fantozziano, di certo dovuto alle bizze delle correnti d'aria prealpine, oscurasse stabilmente il cielo proprio sopra la vetta!
Per scendere abbiamo preso la strada militare che, passando per Bocchetta Mosca, raggiunge il Rifugio Scalorbi e quindi rientra verso a valle in direzione del Passo Pertica: di certo molto comoda ora che ha esaurito lo scopo per cui è stata costruita ...











Sarà stato anche per la sempre costante quantità di persone lungo i sentieri, ma effettivamente domenica ho avuto più volte l'impressione di dover svoltare un tornate e vedermi apparire davanti una versione in miniatura delle Tre Cime di Lavaredo ... 
Piccole sì, ma davvero Dolomiti!

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